di TERESA ALOI
Prima degradato, poi licenziato e, ancora, reintegrato - dopo 3 anni dal suo arresto dal Tar Lazio- nel suo ruolo di tenente colonnello dei Carabinieri.
Giorgio Naselli, allora comandante provinciale di Teramo, viene arrestato all’alba del 19 dicembre del 2019 con l’accusa di associazione mafiosa e rivelazione di segreti d’ufficio in concorso con Giancarlo Pittelli, avvocato penalista catanzarese, ex senatore di Forza Italia in quella che il procuratore capo di Catanzaro, oggi alla guida della Procura di Napoli, Nicola Gratteri definirà più volte "la più grande operazione antimafia dopo il maxi processo di Palermo".
A Catanzaro lo conoscono in molti: dal 2006 al 2017 ha ricoperto l’incarico di comandante del Reparto operativo di Catanzaro per poi arrivare a Teramo.
Viene arrestato e trasferito nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere. Presenta ricorso al Tribunale del Riesame, per la scarcerazione e assistito dagli avvocati Gennaro Lettieri e Giuseppe Fonte ottiene la sostanziale conferma del quadro accusatorio. Dal Riesame alla Cassazione che, a luglio del 2020, smonta tutte le accuse, scarcerando Naselli: "l’aggravante agevolativa dell’attività mafiosa ha natura soggettiva e si applica al concorrente solo se da lui conosciuta". Di fatto non sussistono le accuse legate all’abuso d’ufficio, all’aggravante mafiosa e all’utilizzo del segreto d’ufficio per favorire alcuni soggetti legati alla 'Ndrangheta.
A processo ci va per un presunto episodio di rivelazione di segreto di ufficio. Anche i giudici nella richiesta di rinvio a giudizio, avevano escluso che Naselli avesse mai voluto favorire organizzazioni criminali.
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