Toccherà ai giudici dell'Appello cautelare decidere se sostituire la misura cautelare a Giancarlo Pittelli, avvocato di Catanzaro e finito in carcere nell'ambito dell'indagine anti 'ndrangheta Rinascita Scott, che il 19 dicembre scorso ha portato all'arresto di 334 persone.
Oggi è stato il giorno dell'udienza, frutto del ricorso dei legali Guido Contestabile e Salvatore Staiano dopo il rigetto dell'istanza al gip Barbara Saccà alla richiesta di modificare la misura portandola agli arresti domiciliari fuori regione con braccialetto elettronico.
"Non è congrua", ha risposto il giudice dell'indagine preliminare a fine gennaio scorso. Per la difesa è rimasta una carta: procedere con l'appello cautelare al Tribunale della libertà.
Sono tecniche le ragioni che spingono i legali. Ai fini della presentazione dell'istanza a Gip, infatti, è necessario un "fatto nuovo". Una vicenda, una rappresentazione, un motivo che dovrebbe indurre il giudice a cambiare idea sull'esigenza di confermare la misura cautelare, in questo caso il carcere.
In effetti, ai giudici del Riesame questa possibilità non è stata prospettata. Ecco perché, per gli avvocati, la teoria del “fatto nuovo” richiesto dalla legge sembra davvero realizzabile, concreto, fattibile.
Dal piano processuale a quello di merito, rigettando la sussistenza del concorso esterno per come riformulato dal Riesame, il quale, a gennaio, ha confermato la misura del carcere (a marzo è stato presentato ricorso in Cassazione) ma ha negato la sussistenza della partecipazione di Pittelli all'associazione mafiosa riferibile al presunto boss di Limbadi, Luigi Mancuso.
La decisione dei giudici dell'appello cautelare è atteso nei prossimi giorni.
ed.cor.
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