Rinascita Scott. Il pentito crotonese Oliverio sui retroscena del processo per l'omicidio Ierardi: "Pittelli "ammanicato" nella Procura di Catanzaro"

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images Rinascita Scott. Il pentito crotonese Oliverio sui retroscena del processo per l'omicidio Ierardi: "Pittelli "ammanicato" nella Procura di Catanzaro"
Giancarlo Pittelli
  09 marzo 2021 07:23

di EDOARDO CORASANITI

Identikit del pentito: Francesco Oliverio, 51 anni, di Belvedere Spinello (Crotone), detto “Il geometra” o “il lupo”, un passato nella ‘ndrina “Oliverio-Marrazzo-Iona” con il ruolo di capo locale.
Verbale d’interrogatorio: 18 febbraio 2014, a Salerno, in cui c’è un solo ed esplicito soggetto nel mirino: l’avvocato Pittelli, noto avvocato di Catanzaro ed ex parlamentare, indagato e agli arresti domiciliari nell’ambito di “Rinascita Scott”. Per la Procura di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri, l’uomo dei due mondi capaci di incollare la ‘ndrangheta del limbadese Luigi Mancuso e la massoneria. Per il pentito Oliverio, è lui che nei primi anni del 2000 (precisamente, il collaboratore sostiene di aver ascoltato questi discorsi attorno al 2007) era “ammanicato bene alla Procura di Catanzaro” e poteva togliere dai guai Massimiliano Iona, accusato dell’omicidio di Ettore Ierardi, avvenuto nell'estate 2002 in contrada Iannello, a Belvedere Spinello (Crotone),

Stessa accusa per Agostino Marrazzo, difeso da un avvocato il cui nome è coperto dal segreto istruttorio: a differenza di Pittelli, un uomo capace di arrivare ai piani alti della Cassazione.  

Il verbale è stato depositato ieri in aula dalla Dda di Catanzaro durante il processo che si sta tenendo nell’aula bunker di Lamezia Terme e che vede imputati circa 350 imputati. Oggi lo stesso pentito verrà sentito in sede di esame dai pm Annamaria Frustaci e Antonio De Bernardo. Successivamente, il microfono passerà ai legali delle difese per il controesame. E in particolare, a quella di Giancarlo Pittelli, difeso dagli avvocati Salvatore Staiano e Guido Contestabile.

Oliverio racconta un presunto episodio corruttivo che vede al centro proprio l’avvocato Pittelli: “I miei cugini (Sabatino Marrazzo, fratello di Agostino, ndr) e una volta Geremia Iona (fratello di Massimiliano. ndr) mi ha detto “me ne stanno facendo sborsare soldi. Però almeno speriamo che per l’omicidio puoi stare sereno che vanno assolti”.

Come? Oliverio descrive che “detto da loro perché io non mi sono seduto con l’avvocato Pittelli”: durante l'interrogatorio non ricorda nemmeno il nome di battesimo: "Giancarlo?" chiede il pm. "Giancarlo no", risponde Oliverio. Il ragionamento prosegue perché “Pittelli aveva nello studio un certo modo.. il figliastro del dottor Lombardi (Mariano Lombardi, ex procuratore di Catanzaro, defunto nel 2011, ndr) di Catanzaro".

Fin qui la descrizione rimane generica e vaga. E lo rimane anche dopo, quando il pm chiede ad Oliverio di scendere nel dettaglio e fornire particolari. Ad esempio, su come l’avvocato Pittelli avrebbe potuto intervenire sul processo: “No, non mi hanno detto questi particolari”. Il procuratore cerca di porre altre domande per scalfire il velo del ricordo: quello che gli interessa è il meccanismo con cui attraverso il pagamento di 50mila (poi si parla anche di 90mila euro) si poteva raggiungere il giudice competente del processo di Iona e Marrazzo. Da quello che emerge dal verbale, il pm si rende conto che “è relativo” il fatto che il “figliastro” di Lombardi lavorasse nello studio di Pittelli. Tradotto: troppo poco. Anche perché, il magistrato della Dda di Salerno aggiunge: “Le hanno detto, per meglio dire, le hanno detto queste persone la funzione che aveva questo magistrato il cui figlio stava nello studio dell’avvocato Pittelli? Cioè che funzione che compiti aveva, era un magistrato della Procura?” La risposta è secca e corretta: “La Procura mi hanno detto”. Da qui l’ovvia considerazione del magistrato inquirente: “Sa perché le faccio questa domanda? Perché volevo capire come avrebbe la Procura potuto garantire la assoluzione”. La parola ritorna ad Oliverio, che senza capacità di rispondere analiticamente replica che “non me la sono fatta la domanda perché dico non so come funziona la Procura. Magari un magistrato può avere l’amicizia con un presidente e sistemano la situazione”.

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La parte finale della conversazione tra il pubblico ministero e il collaboratore di giustizia che dovrebbe essere sentito oggi in aula a Lamezia Terme è dedicata all’esito del processo, “il risultato”: l’assoluzione per l’omicidio.
E infatti, nel 2005 Iona viene già assolto in primo grado, mentre Marrazzo si becca 24 anni. La sentenza per il cliente di Pittelli non viene appellata dalla Procura.
Condannato per lo stesso processo (denominato “Ciclone”, indagine del 2003) Giuseppe Pizzutto: ergastolo; assolti invece Giurino Iona, Giovanni Passalacqua, Carmelino Russano, Umberto e Martino Comito.

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Il resto dell’impianto accusatorio non regge in secondo grado: il 25 maggio del 2007, la Corte d'assise d'appello pronuncia due assoluzioni, per Marrazzo e Pizzuto, dopo aver riaperto l'istruttoria dibattimentale su richiesta della difesa. Pittelli non compare nel collegio degli avvocati che hanno assistito Marrazzo e Pizzuto in Appello. I legali ottengono l'espletamento di una perizia sulle intercettazioni, all'esito della quale il perito conclude per l'impossibilità di procedere alla comparazione delle voci per insufficienza del materiale fonico, quello stesso materiale che era stato invece determinante in primo grado. La Corte scagiona i due imputati ma l'Ufficio di procura propone ricorso in Cassazione: i giudici romani, dopo pochi mesi, annullano quella pronuncia d'appello, rinviando gli atti a Catanzaro per un nuovo giudizio. Nel verbale di Oliverio non c’è traccia di tutti i passaggi procedurali: il collaboratore riferisce di venire a sapere solo dopo dell’assoluzione di Marrazzo, quando la sua collaborazione è già iniziata. Ad ogni modo, sono i giudici romani a far ritornare il processo a Catanzaro nonostante l’avvocato oggi omissato nel verbale “era appoggiato bene in Cassazione”. Coerentemente con il dettato del collaboratore, il processo si sarebbe dovuto arrestare nella capitale: sarebbe bastata la conferma della decisione. Invece la palla ritorna nel capoluogo calabrese. Qui il sostituto procuratore generale Massimo Lia conclude la propria requisitoria chiedendo la condanna all'ergastolo sia per Pizzuto che per Marrazzo, ma il collegio presieduto dal giudice Fortunato Rosario Barone (consigliere Marco Petrini), a giugno del 2011 accoglie le richieste della difesa assolvendo Pizzuto e Marrazzo.

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Salvo imprevisti, oggi Oliverio sarà in aula: a lui spetterà chiarire luci e ombre dell’ennesimo verbale di interrogatorio depositato ieri nell’aula bunker di Lamezia Terme e che contribuisce ad arricchire un fascicolo sempre più corposo.

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