Rinascita Scott. Il pentito Emanuele Mancuso in aula: “Controllavamo pure il battito cardiaco”

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images Rinascita Scott. Il pentito Emanuele Mancuso in aula: “Controllavamo pure il battito cardiaco”

  31 marzo 2021 17:56

di EDOARDO CORASANITI

“Con zio Luigi si può aggiustare tutto”. Luigi Mancuso il paciere,  uomo d’equilibrio tra le cosche e  intenzionato a mettere d’accordo la famiglia dopo anni di divisioni e separazioni: “Da quando è uscito dal carcere, nel 2012, ha fatto di tutto per rimettere insieme la famiglia, visto che si ammazzavano tra zii e nipoti”.  Tant’è che la leadership Luigi Mancuso non viene mai messa in discussione: “E’ il capo assoluto”.

È il collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso, figlio di Pantaleone Mancuso (alias “L’ingegnere”) a tratteggiare il profilo del super boss di Limbadi, il cuore criminale della ‘ndrangheta nel Vibonese e in Calabria. Il 32enne risponde alle domande del pubblico ministero Annamaria Frustaci al processo “Rinascita Scott”, in corso nell’aula bunker di Lamezia Terme. Dal boss però Emanuele si sente “tradito” in alcune occasioni, come quando cercò di mediare per il caso di un imprenditore che aveva denunciato i Soriano. Luigi non rispetta l’accordo con Emanuele e il giovane ammette che la vicenda viene vissuta come “un tradimento”.

Da quello che racconta Emanuele Mancuso, nel vibonese Luigi Mancuso poteva anche consentire di non far aprire un negozio a Nicotera Marina, perché lì “controlliamo pure il battito cardiaco”. La ragione: l’imprenditore non aveva pagato l’estorsione ai Pesce. Ma la non apertura non è l’unico prezzo da pagare. C’è anche una intimidazione realizzata, fatta di bombe e fuoco all’interno del locale.  

Emanuele Mancuso, al primo giorno di esame a “Rinascita Scott”, si definisce un maniaco di ponti radio, Gps, tanto da avere una valigetta in dotazione per “eludere le investigazioni”.  E le sue abilità sarebbero state utilizzate dalla cosca per “bonificare” un’area di Nicotera destinata ad un incontro che dedicata ad un summit tra Luigi Mancuso e Marcello Pesce.

Il ceppo dei 7 riferibile a Giuseppe Mancuso detto “Mbroglia”, il ceppo degli 11 di Luigi, i rapporti con le cosche reggine: Emanuele descrive la genesi familiare e la rete di collaborazione di cui Luigi Mancuso godeva.  

E la fama di pacificatore di Luigi è alimentata da alcuni episodi concreti che Mancuso circoscrive: “In una occasione nella mia campagna, limitrofa a quella di Pino Gallone, a Nicotera, prima del bivio di Nicotera Marina, vedo passare Pino Gallone con Francesca Mancuso e Cuturello. Dopo 5-10 minuti vedo passare Pasquale Gallone con Luigi Mancuso. Io lo noto perché Luigi non passava da lì tutti i giorni.  Stavano andando verso la campagna di Pino Gallone”. Luigi Mancuso, saputo di alcune voci che raccontavano della volontà di uccidere Pantaleone Mancuso, voleva porre fine alle discussioni e insistere con la riappacificazione della famiglia.  

Un passaggio anche sulle gerarchie e organigrammi della criminalità organizzata: “Mai sentito parlare di doti di ‘ndrangheta. Posso affermare di essere mafioso per discendenza ma non sono mai stato battezzato. Non mi piacciono ste cose.  Mai parlato con nessun parente. Si parlava della Madonna di Polsi, ma niente di più.  Mi sono reso conto di avere un ruolo funzionale alla cosca dopo aver incontrato tante persone.  Per la mia cosca, per le relazioni con i ragazzi fino ai 30 anni, venivo sempre investivo io perché conoscevo tutti. E anche per le bonifiche”.

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LE DIRETTIVE DAL CARCERE- Emanuele Mancuso riceva in carcere una lettera dal fratello, Giuseppe Salvatore, in cui viene minacciato dopo un interrogatorio di garanzia in cui il giovane si sarebbe accollato alcuni reati. Non già una collaborazione ufficiale ma un primo sintomo di cedimento alle domande della Procura.

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 Circostanza che, a dire del pentito, rischiava di mettere nei guai anche altri componenti della famiglia. “Spero di non incontrarti mai” e “ricorda che le parole si pagano”: si legge così nel testo che Emanuele Mancuso riceve nel carcere di Reggio Calabria e che attribuisce al fratello.

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