Rinascita Scott. Il pentito Fiume racconta del "Consorzio" della 'ndrangheta: summit, omicidi e favori

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Luigi Mancuso

In “Calabria un giudice si avvicina o si delegittima". Mancuso? "Un paciere"

  09 febbraio 2021 17:59

di EDOARDO CORASANITI

Per Antonio Fiume, 57 anni, collaboratore di giustizia, un passato con i De Stefano di Reggio Calabria, Luigi Mancuso era “un paciere”, sempre disponibile a mediare tra le famiglie. Fiume lo dice al processo (in ordinario) denominato Rinascita Scott, in corso nell’aula bunker di Lamezia Terme e che vede alla sbarra oltre 330 persone. Domani invece al via l’udienza in Corte d’Assise a Catanzaro con 12 imputati. (LEGGI QUI): Rinascita Scott. Ecco la carta geografica dei 5 filoni del processo per i 355 imputati (I NOMI)

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Fiume descrive un “Consorzio di Milano”, in cui facevano parte anche altre organizzazioni criminali non solo calabresi (Papalia, Morabito, Mancuso, Piromalli, Pesce, Trovato), ma anche i siciliani, campani e i pugliesi. Si facevano scambi di favori, tra cui l'uccisione del figlio di Raffaele Cutolo”, mentre “De Stefano erano qualcosa di più della ‘ndrangheta”.

Il pm Andrea Mancuso chiede e cerca di approfondire il tema del Consorzio, dove e come si svolgessero le riunioni. E se la sede centrale fosse a Milano, le riunioni del Consorzio si sono organizzata ad Isola Capo Rizzuto, Le Castella, Limbadi e Vibo Valentia. “A Limbadi c’era Mancuso, “detentore della chiave” e cioè capace di accedere a certe situazioni. In particolare, ci rivolgemmo a lui per aggiustare un processo di omicidio in Cassazione”.

Fiume parla anche del summit a Nicotera in un villaggio turistico in cui la ‘ndrangheta si riunisce per decidere se aderire alla strategia stagista proposta dai siciliani nel 1992: Mancuso e De Stefano dicono di no, Franco Coco vuole aderire. Alla fine, vince la teoria del no: la ‘ndrangheta non aderì alla guerra contro lo Stato perché, si è detto, in “Calabria un giudice si avvicina o si delegittima”.  Ad ogni modo, Fiume non partecipò all’incontro e venne a saperlo tramite chi ci è stato.

Per Francesco Onorato, collaboratore di giustizia, nessun difensore compatibile era presente in aula e così la difesa ha dato il consenso per acquisire il verbale di interrogatorio del 28 gennaio 2014.

Rinviati gli esami di Vincenzo Grimaldi, Giuseppe Morano, Roberto Pagano e Antonio Schettini.

Prossima udienza a Lamezia Terme giovedì 11 febbraio: si procederà con gli esami di Domenico Giampà (previsto anche il controesame), Giuseppe Giampà, Eugenio William Polito.

Riunite le posizioni stralciate alle udienze precedenti in quanto soggetti in isolamento sanitario. Si tratta degli imputati Angelo Accorinti, Bruno Barba, Giuseppe Barbieri, Valerio Navarra, Nazzareno Fiorillo, Francesco Fortuna, Emanuele La Malfa, Giovanni Rizzo, Michele Lo Bianco, Pietro Grillo, Luigi Incarnato, Gianfranco Ferrante, Alessandro Iannarelli, Caterina Cichello, Francesco Barbieri (cl. ’88), Taneva Dymitrova”. Per Francesco Carnovale e Domenico Rubino, la riunione avverrà il prossimo 16 febbraio. Rinviato all’11 febbraio gli stralci di Domenico Bonavota e Ambrogio Accorinti.

Toccato anche il tema dell’inutilizzabilità dell’istruttoria finora acquisita dal 13 gennaio scorso, giorno in cui è iniziato il filone principale. Per l’avvocato Diego Brancia si evidenzia “l’assoluta irrilevanza dei dieci- quindici collaboratori riferiti agli anni 80-90 e di assoluta impertinenza”. Sulla stessa scia anche l’avvocato Francesco Sabatino, secondo cui si tratterebbe c’è un evidente rischio di inutilizzabilità per l’istruttoria precedente.  Anche Giuseppe Bagnato ha posto un problema di inutilizzabilità e secondo cui la porzione di istruttoria finora acquisito tramite il dibattimento non può essere utilizzabile nemmeno con altre vie. Il collegio ha accolto l’eccezione sull’inutilizzabilità.

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