Rinascita Scott, la prima sentenza della Corte d'Assise: 3 condanne e un'assoluzione (I NOMI)

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  09 settembre 2021 19:15

di EDOARDO CORASANITI

E arrivò il momento delle prime sentenze per Rinascita Scott. Si chiude con 3 condanne e un'assoluzione  uno stralcio davanti alla Corte di Assise di Catanzaro, in cui sono imputati Francesco Carnovale (che ha optato per il rito abbreviato ed è difeso dall'avvocato Gaetano Tanzi e Gabriele Romanello), Alessandro Iannarelli (difeso dall'avvocato Elisabetta Alessandra), Saverio Razionale (difeso dagli avvocati Giovambattista Puteri e Mario Murone) e Salvatore Valanzise (difeso dall’avvocato Guido Contestabile e Pietro Antonio Corsaro). Sono stati giudicati per il capo di imputazione relativo al sequestro di Pio Daniele Mizzau, avvenuto in estate del 2016, e la cui la posizione è stata stralciata.

Assolto Salvatore Valanzise, ritenuto estraneo dal collegio dei giudici popolari e togati, che hanno inoltre riqualificato il fatto in tentata estorsione, riconoscendo il metodo mafioso ma escludendo l'agevolazione alla cosca di 'ndrangheta. E così, Razionale e Iannarelli sono stati condannati  a 5 anni e 4 mesi ma per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso; stesso esito per Carnovale, che però viene condannato a 3 anni e 6 mesi.

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Al di sotto delle aspettative, dunque, i risultati per gli inquirenti. Pene dimezzate e ridotte rispetto a quanto chiesto dalla Procura guidata da Nicola Gratteri, che per Valanzise, Iannarelli e Razionale voleva la condanna a 9 anni, mentre per Carnovale a 6.  Con l'indagine Rinascita Scott, la Dda di Catanzaro vorrebbe dimostrare l'unitarietà della 'ndrangheta e il dominio delle cosche vibonesi. 

Nel maxi processo ordinario, in corso nell'aula bunker di Lamezia Terme, sono oltre 300 gli imputati (91 sono invece in abbreviato), mentre 14 sono stati accusati anche di fronte la Corte d'assise di Catanzaro. Tra quest'ultimi anche i 4 giudicati oggi. 

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L'ACCUSA PER IL SEQUESTRO MIZZAU- Secondo l'accusa, gli imputati avrebbero sequestrato Mizzau, allo scopo di conseguire un profitto come prezzo della sua liberazione. 

Obiettivo della presunta azione criminale sarebbe stata la restituzione della somma di 3200 euro di una operazione finanziaria di riciclaggio. 

Il denaro però non rientrava nelle casse degli imputati e così avrebbero deciso di "congelare" il sequestro anche a causa di altri eventi: controlli della polizia e carabinieri, l'arrestano di Alfredo Prestano (originariamente indagato ma poi deceduto) a gennaio 2017 per la detenzione di un'arma clandestina e infine la desistenza volontaria di un ragioniere che avrebbe dovuto occuparsi del recupero dei soldi con la famiglia Mizzau. 

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