Il 48enne avvocato di Vibo è gravemente malato
26 agosto 2020 16:38di EDOARDO CORASANITI
L’avvocato Francesco Stilo è in carcere da otto mesi e otto giorni. Il suo nome è finito tra gli indagati di “Rinascita Scott”, il maxi-blitz anti ‘ndrangheta condotto dalla Dda di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri e che ha portato all’arresto di 334 persone e all’iscrizione nel registro degli indagati di 416 persone (ora 457 e l’11 settembre inizierà l’udienza preliminare a Roma).
Con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa (prima era stata qualificata la partecipazione all’associazione mafiosa, 416 bis Codice penale), Stilo è nel carcere di Opera, Milano, dove convive con un grave problema all’aorta toracica e il serio pericolo di dissecazione. In più, è obeso e iperteso. Un cocktail allarmante per chiunque viva fuori dalle mura del carcere; figuriamoci dentro.
Al momento, Stilo è in isolamento a Milano ma ci resterà a breve: come fatto sapere tre giorni fa dal Gip ai suoi legali (gli avvocati Paola Stilo e Antonio Larussa) nell’ordinanza di rigetto dell’istanza di scarcerazione, l’avvocato è stato trasferito nell’istituto penitenziario di Bologna, dove, a detta del giudice, dovrebbero essere superate le criticità dovute all’inidoneità della struttura penitenziaria, anche in relazione al Covid. Rigetto motivato dal giudice dell’indagine preliminare di Catanzaro, il quale sostiene che Stio “abbia rifiutato il rifiutato le terapie prescritte, mostrandosi non collaborativo allo svolgimento di altri esami”. Nello stesso atto, il Gip evidenzia che, nonostante le precarie condizioni di salute, per Stilo continuano a persistere le esigenze cautelari.
Non è finita, però. Al quadro clinico preoccupante, si aggiungono anche complicazioni psichiatriche per il legale 48enne di Vibo Valentia: ha tentato il suicidio, utilizza farmaci, crisi di panico, claustrofobia. Insomma, il carcere si trasforma in un inferno più di quello che già è di per sé.
A questo punto entra in gioco il professore Mario Nicotera, psichiatra con un curriculum di altissimo livello e ora nominato dalla difesa come consulente di parte per redigere un quadro clinico psichiatrico. Così avviene: Nicotera e la psicologa Bernardetta Rosato arrivano fino a Milano e tracciano il profilo di una persona borderline con tendenze paranoidi peggiorate in seguito ad un grave incidente di cinque anni fa che ha creato in lui anche un ematoma all’aorta toracica. Conclusione: Francesco Stilo non può stare in una prigione.
La palla passa al Riesame dove in udienza accade che un sostituto procuratore della Dda, Annamaria Frustaci, sostiene che l’operato del professor Nicotera può essere messo in discussione in quanto lo psichiatra in passato ha avuto qualche giudiziario per il reato di falso. E inoltre, se è potuto entrare nel carcere di Opera, è proprio grazie al lascia passare della stessa pm che ha dato il via libera nonostante la “positività” di Nicotera al “cervellone” della polizia penitenziaria. Come riportato da “Il Riformista” prima e come ci viene confermato dallo stesso medico, la reazione dello psichiatra non tarda ad arrivar: “Mai ricevuto un atto, un’indagine, mai avuto un problema con la giustizia. Sono indignato”.
Restando al caso di Stilo, la Procura ha replicato alla relazione di Nicotera e Rosato con un elaborato peritale in cui vengono dedotte le condizioni di salute dell’avvocato in carcere attraverso un interrogatorio effettuato a Milano (per rogatoria) e in cui il consulente dell’accusa ha ricavato i risultati basandosi sulla visione del dvd. In queste ore il Riesame dovrebbe emettere il provvedimento.
Ma un’altra novità corre veloce in queste ore: il Gip ha fatto sapere ai suoi legali del trasferimento di Stilo da Milano a Bologna. Dall’inizio della detenzione, si tratta del terzo trasferimento: da Voghera a Milano e ora nel capoluogo emiliano. Un calvario detentivo, aggravato dalle condizioni di salute, che adesso continua a Bologna.
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