Rinascita Scott. Mantella in aula: "Partite truccate per far salire la Vibonese in Promozione e acquisire consenso"

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images Rinascita Scott. Mantella in aula: "Partite truccate per far salire la Vibonese in Promozione e acquisire consenso"

  04 maggio 2021 20:46

Di EDOARDO CORASANITI

Estorsioni, carriera criminale, partite truccate della Vibonese calcio per salire in Promozione. In aula oggi c’è di nuovo Andrea Mantella, collaboratore di giustizia, un passato da capo scissionista a Vibo Valentia. Perché lui, nella sua città, non accettava "che con i miei sacrifici dovevo dare da mangiare ai Mancuso“. Parola di boss, oggi pentito, all’udienza del processo “Rinascita Scott” in corso nell’aula bunker di Lamezia Terme. Tanto da sfidare pubblicare pubblicamente, o quasi, i Mancuso e giovani rampolli di famiglia.

A partire da Giuseppe Mancuso, figlio di Pantaleone Mancuso alias "Vetrinetta": “Ho dovuto picchiarlo a sangue perché faceva degli abusi a Vibo Valentia con il nome suo e dei Mancuso. Faceva degli abusi in diversi autosaloni e rivenditori di automobili e motociclette della città ma anche ai ragazzi della Vibo "bene". Una sera vengo avvisato che Giuseppe Mancuso aveva preso un appuntamento,  che poi fu una trappola per lui. Appena iniziò ad atteggiarsi, così io e Morelli ci avvicinammo e lo massacrammo di botte e in particolare Antonio Morelli. Siamo nell’estate del 2009. Io ero stato scarcerato da Villa Verde. Dopo sono intervenuti i Mancuso, da Giovanni a Scarpuni. Ci siamo incontrati in una campagna e poi in un ufficio gli dissi di tenerselo a bada altrimenti lo avrei ammazzato. Mi ero preparato con dell’esplosivo, gli avevo detto che gliela facevo pagare.  Preparai anche una trappola nella mia azienda, ma per loro fortuna non si presentarono. Anzi, quella sera stessa arrivano le forze dell’ordine, io riuscii ad evitare che i miei uomini sparassero. Saremmo andati tutti all’ergastolo”.

La ‘ndrangheta vuole popolarità e consenso, elettorale e pubblicitario. Un veicolo per conquistarne è senza dubbio il calcio: “Nei primi anni 2000 i soci occulti della Vibonese calcio erano Antonio Mancuso, Enzo Barba, Carmelo Lo Bianco, e si muovevano dietro le quinte per portare ai piani alti la squadra”.

Perché lo facevano? Chiede il pubblico ministero Antonio De Bernardo, oggi in aula a presiedere l’esame al collaboratore: “Per aver consenso nel ceto sociale, per prendere una visibilità nel ceto sociale di Vibo Valentia, è una vetrina che si fa per mettersi in evidenza. Il potere si esercita così. Per avere consensi pubblicitari, elettorali: le passerelle dalla ‘ndrangheta servono a questo.  E’ un modo per uscire dalla mentalità pastorizia”, risponde Mantella che poi aggiunge i dettagli di come si alimentava questo meccanismo:
“Sapendo che io in carcere avevo creato con un contatto con il nipote della cosca dei Morabito, mi chiesero il modo per arrivare alla squadra del calcio per aggiustare una partita della Vibonese contro il Locri e agevolare la strada verso la Promozione. Se ne occuparono Francesco Michele Patania, alias “Cicciobello” e Antonio Franzè. Lo stesso è accaduto per un’altra partita contro il Castrovillari”.

Andrea Mantella è conosciuto negli ambienti criminali per aver essersi ribellato ai Mancuso e aver provato la scalata autonoma, a partire dalla scissione con i Lobianco. Il pentito precisa che
“io ho avuto un comportamento ambiguo con la famiglia Lobianco, ora che sono un collaboratore riconosco le ambiguità. Innanzitutto, ero legato sentimentale a loro sin da piccolo. Quando avevo maturato i propositi di uccidere i Lobianco cambiavo subito idea. Il mio cuore si scioglieva e resistevo a questo proposito. Per questo ho mantenuto un rapporto ambiguo d’amicizia.
I propositi di autonomia iniziano dal 2004 in poi quando porto avanti estorsioni per fatti miei. Volevo essere un capo con sostanza”.

Al di là del sentimentalismo, ad un tratto i Lobianco capiscono che Mantella non era più gestibile e nemmeno la paura dei Mancuso poteva fermarlo. Così “andai da Damiano Vallelunga, boss delle Preserre, considerato il Papa della ‘Ndrangheta, che era d’accordo sul progetto sciossionista. Da quel momento cambiò il rapporto con i Lobianco. Ad esempio, sulle estorsioni, io non le dividevo con loro ma su quelle nuove che spettavano a loro io ci entravo entro. Lo potevo fare perché ero più forte militarmente”.  

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