Rinascita Scott. Mantella ricostruisce gli omicidi con il clan Bonavota e parla delle sue alleanze criminali

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  19 maggio 2021 18:11

Andrea Mantella era affiliato con i Lo Bianco-Barba di Vibo Valentia ma aveva stretto un forte legame anche con i Bonavota di Sant'Onofrio con i quali aveva contatti frequentissimi. Quando decise di creare un gruppo autonomo, racconta, "non lo feci per affrancarmi dai Lo Bianco. Io faccio la scissione dal colosso Mancuso-Fiarè-Razionale-Gasparro".

I rapporti con i Lo Bianco restano buoni, con i Bonavota ancora di più. Proprio dei Bonavota ha parlato oggi Andrea Mantella nel corso del processo Rinascita-Scott rispondendo alle domande del pm Andrea Mancuso. Antonino Lopreiato aveva messo dei lumini con dei fiori: una minaccia funebre che fece al signor Facciolo. "Facciolo - racconta Mantella - era una sorta di imprenditore, cavallo di Troia dei Bonavota all'interno del villaggio 'Garden' che si trovava nella zona di Acconia-Curinga, di proprietà di Francescantonio ed Emanuele Stillitani" che Mantella definisce legati a doppio filo coi Mancuso e in seguito anche con gli Anello-Fruci. Ad ogni modo, dopo l'atto intimidatorio a Facciolo si decise di eliminare Lopreiato e venne fissato un appuntamento all'interno dell'ovile di Rocco Calfapieta, un pastore, e lì si presentò Nino Lopreiato con Saverio Patania. "Domenico Cugliari - dice Mantella - voleva che non se ne andassero più questi due da lì ma Domenico Bonavota si incavolò e disse che non era possibile perché se li avessero ammazzati avrebbero dovuto ammazzare anche i pastori, padre e figlio, per non lasciare testimoni. Così quella sera se ne andarono chiarendo la questione dei lumini e dei fiori che Lopreiato negò di avere piazzato. Li per lì lo abbiamo lasciato andare ma in seguito è stato ucciso". Mantella ha parlato anche di altri omicidi.

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