“Emerge senza dubbio una condotta tutt’altro che trasparente dell’imputato Gianluca Callipo che ha mostrato di acconsentire a contatti e rapporti con esponenti della consorteria criminale ed in primis con Salvatore Mazzotta, verosimilmente con l’intento di ottenerne il consenso in vista delle consultazioni elettorali”.
È quanto scrivono i giudici del Tribunale di Vibo Valentia nelle motivazioni della sentenza del maxiprocesso Rinascita Scott (depositate oggi) in relazione alla posizione dell’ex sindaco di Pizzo Calabro, Gianluca Callipo, per il quale la Dda di Catanzaro aveva chiesto 18 anni di reclusione per l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. I giudici hanno assolto l’imputato poiché “la prova appare insufficiente non avendo consentito di individuare lo specifico e consapevole contributo causale che Callipo avrebbe fornito alla consorteria, residuando il dubbio che la condotta abbia effettivamente superato la soglia della mera contiguità compiacente”. Resta tuttavia provata per i giudici “una vicinanza di Callipo Gianluca agli ambienti criminali – si legge in sentenza – in quanto le modalità con le quali avviene l’incontro in un bar con Mazzotta, in un momento in cui quest’ultimo era sorvegliato speciale, appaiono gravemente indiziarie e denotano certamente una vicinanza di Callipo agli ambienti criminali”. Mazzotta è stato invece condannato a 23 anni per associazione mafiosa.
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