Rinascita Scott. Pittelli querela per calunnia il giudice Petrini e l'avvocato Saraco: "Mentono"

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Giancarlo Pittelli
  18 settembre 2020 16:57

di EDOARDO CORASANITI

Passano appena 96 ore da quando Giancarlo Pittelli, avvocato, indagato e in carcere a Nuoro nell'ambito del processo "Rinascita Scott", reagisce alle accuse dell'avvocato Francesco Saraco e dal giudice Marco Petrini.  

Pittelli,
assistito dai legali Salvatore Staiano, Guido Contestabile e Vincenzo Galeota, ha presentato due denunce per calunnia nei confronti di entrambi.

Sono Petrini e Saraco che negli interrogatori rilasciati ai pubblici ministeri di Salerno puntano il dito contro Pittelli: "massone, massone, appartenente alle logge coperte, corruttore, vicino alla 'ndrangheta", lo definiscono.

Entrambi, con dubbi, punti interrogativi e contraddizioni che vengono messe nero su bianco dagli avvocati. A partire da Petrini, che a febbraio rilascia l'interrogatorio e poi ritratta, mentre Saraco non riesce a collegare episodi o circostanze concrete.


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Interrogatorio di Petrini:

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Marco Petrini mente e calunnia: così gli avvocati Staiano, Galeota e Contestabile si scagliano contro il giudice agli arresti domiciliari per calunnia: "Pittelli non ha mai tentato di corrompere e non ha mai corrotto né Petrini, né nessun altro al mondo.

“Il racconto reso da Petrini essendo intrinsicamente falso è del del tutto generico e privo di qualsiasi riscontro che possa collocarlo nel tempo e nello spazio. Resta ignota la data, collocata approssimativamente nel 2016, e per quel che conta, resta sconosciuto il processo per il quale Petrini afferma di aver ricevuto la proposta corruttiva. 

"Racconto tanto disarticolato quanto assurdo": "A tal proposito, basterà rilevare che secondo il racconto del denunciato, all'asserito patto conuttivo non sia seguito alcun pagamento, circostanza molto indicativa, giacché una dazione di denaro, anche per contanti, avrebbe potuto essere oggetto di riscontro (prelievo da parte dell 'avv. Pittelli, deposito da parte di Petrini, incontro tra i due per perfezionare la scellerata intesa). Ebbene, Petrini ben si guarda di fornire alcun dato che possa confermare le sue calunniose fantasie giacché ogni dettaglio, una volta sottoposto a verifica, avrebbe dimostrato la totale falsità del suo narrato. Ogni qual volta un bugiardo, tale è il Petrini, tenta di fornire elementi  specifici riguardo alle proprie menzogne, finisce, inevitabilment e, per renderle palesi”, aggiungono nella querela.

"Nel corso dell'interrogatorio del 25 febbraio 2020, infatti, il denunciato esordisce confermando quanto riferito nel precedente verbale riguardo al processo Sia, aggiungendo: "che all'imputato la Corte ridusse su mia proposta la pena  da 18 a 12 anni. Ribadisco che io ero ii relatore. La somma promessami da Pittelli non mi fil poi consegnata." Ebbene, la menzogna è palese: Nicolas Sia fu condannato in primo grado - giudizio abbreviato - dal Dott. Battaglia alla pena di 17 anni e sei mesi di reclusione, con giudizio di equivalenza tra le aggravanti della premeditazione, dei motivi abietti e futili e le circostanze attenuanti generiche. La Corte d'Appello di Catanzaro  (Presidente dottoressa  Reillo),  esclusa l’aggravante dei motivi abietti e futili, ridusse la pena a 16 anni, con ciò sancendo la prevalenza delle circostanze attenuanti. La Corte di Cassazione annullò la Sentenza d'appello sulla scorta di due ragioni : difetto di motivazione riguardo alla mancata concessione dell'attenuante dello stato d'ira; erroneo calcolo della pena  da infliggere, non avendo il Giudice d'appello esplicitato le ragioni sottese al bilanciamento tra le circostanze attenuanti generiche e la premeditazione; La Corte d'Appello di Catanzaro (Presieduta dal Petrini), adeguandosi al giudizio del Supremo Collegio, riconobbe l'attenuante dello stato d'ira, e, stante la mancata impugnazione della sentenza Reillo riguardo alla prevalenza delle attenuanti rispetto alle aggravanti , non poté far altro che diminuire la pena, irrogando all'imputato 12 anni di reclusione. Una decisione oggettivamente imposta dal dictum del Supremo Collegio, oltre che dal giudicato che si era. La difesa dell'imputato ha richiesto l 'annullamento dell'ultima Sentenza resa dalla Corte Catanzarese, giacché il  Giudice  d'appello, nell 'operare il giudizio di bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti, ha indicato e tenuto conto dell'aggravante dei motivi abietti e futili, circostanza esclusa con forza di giudicato  dalla prima Sentenza d'appello (Reillo). La riduzione di pena operata dal collegio presieduto dal Petrini, pertanto , è frutto esclusivo del portato derivante da plurime pronunce di merito e da una sentenza del Supremo Collegio, e non è stata certamente determinata da un inesistente accordo corruttivo.

“Petrini afferma, falsamente, che l'offerta corruttiva fu avanzata nel  novembre 2019 in Corte di Appello, riconducendola alla trattazione del processo penale a carico di Sia Nicolas. Il processo Sia fu discusso dinanzi al Collegio presieduto dal Petrini in una sola udienza il 26 novembre 2019. L'avv. Pittelli, essendo impegnato presso il Tribunale di Reggio Calabria, chiese per tempo di poter discutere nella seconda parte della mattinata. L'avvocato Pittelli giunse in aula quando la Corte era già insediato. All'esito della discussione, l'avvocato Pittelli, l'avvocato Costarella, l'avvocato Mellea, lasciarono l'edificio scortati dalla polizia penitenziaria, e ciò a causa del tentativo  di aggressione  da loro subito da parte dei parenti  del ragazzo ucciso dal Sia. Non fu quindi materialmente possibile che l'avvocato Pittelli abbia parlato con il dottor Petrini prima o dopo la trattazione del processo Sia”.

"Petrini, come più volte ribadito, mente.- aggiungono gli avvocati Staiano, Contestabile e Galeota- Riguardo ai rapporti formalmente tesi tra il denunciato e l'avvocato Pittelli, tali, quindi da escludere ogni tipo di rapporto diverso da quelli istituzionalmente dovuti, varrà indicare quanto occorso nel corso della mattinata della trattazione  del processo Sia. Trattenuto da altri impegni professionali (processo a Reggio Calabria), l'avv. Pittelli tardava ad arrivare; irritato da tale ritardo, il Petrini avvicinò l'avvocato Costarella, codifensore di Sia, e con fare fortemente spazientito lo apostrofò dicendo di riferire all'avv. Pittelli che ogni minuto di ritardo  che  avesse accumulato da quel momento, lo avrebbe sottratto alla discussione dell'avv. Pittelli. Singolare atteggiamento in capo a un corrotto rispetto al suo corruttore! Riguardo alle circostanze dinanzi elencate s'indicano quali testi: l'avv. Fabrizio Costarella, l'avv. Francesco Mellea e l'avv. Serena Lacaria, la Dott.ssa Adriana Anello, oltre all'avv. Giancarlo Pittelli. Le ragioni che hanno indotto il Petrini a calunniare tanto gravemente, quanto gratuitamente, l 'avv. Pittelli non ci sono note e non destano alcun interesse, quel che non può essere sottaciuto è che ci troviamo dinanzi ad accuse gravissime che meritano la più grave delle censure"

Interrogatorio di Saraco:

Gli avvocati Staiano, Galeota e Contestabile sostengono che "Saraco non parla per scienza diretta, riferisce quanto asseritamente ascoltato da terzi, senza peraltro essere in grado di dire chi fossero i magistrati in combutta con l'avvocato Pittelli. Trattasi di un soggetto palesemente incline alla calunnia, pericolosamente obliquo, riferisce fatti generici ma gravissimi, quindi perfettamente idonei a integrare l'elemento costitutivo caratteristico dell'art. 368 c.p.. Tenta, nel medesimo tempo, di non assumere alcuna responsabilità rispetto al suo propalato, tentativo invero ignave, che segna irrimediabilmente la statura infima del personaggio in questione". Non pago, il giorno appresso insiste: "Compulsato nuovamente dai Pubblici Ministeri, passa definitivamente il segno, offrendo un resoconto indegno di una fiction di quarta serie. L'incedere verbale, è impossibile parlare di stile quando si ha la sventura di essere costretti a occuparsi di tali bassezze, resta il medesimo, egli riferisce quanto da altri appreso, senza palesare mai né da chi ebbe a ricevere le confidenze né quando ciò avvenne. Dopo aver descritto l'avv. Pittelli come colui che aveva in mano il potere politico, massonico e `ndranghetistico (sic!); si guarda bene da citare un solo fatto che possa confermare le sue esternazioni; quando riferisce episodi più delineati e concreti (episodio Dott. Infelisi), precipita in una palese contraddizione, ricordando di aver riferito al suo dominus che l'avv. Pittelli era un importante politico calabrese, non un massone deviato o uno `ndranghetista! La chiusa, merita plurime citazioni: ".Conosco personalmente Giancarlo Pittelli, ma solo perché colleghi. Con lo stesso non ho mai avuto frequentazioni private, ne in circoli." Non lo conosce, non lo ha mai frequentato; ciò che afferma di conoscere lo ha appreso da fonti ignote: potrebbe riferire qualsiasi turpitudine, e si guarda ben dal non farlo".

I legali bacchettano Saraco quando dice di aver appreso le notizie tramite voci: "Ho appreso voci": sintatticamente non ha pregio, ma evoca perfettamente come intende mostrarsi: un ricettacolo indeterminato e indeterminabile di pettegolezzi, maldicenze e diffamazioni, di cui si fa interprete e paladino; omette ogni indicazione su fonti (molti colleghi avvocati) e fatti (ne sono in grado di indicare vicende giudiziarie specifiche rispetto alle quali vi sia stato un ruolo correttivo del Pittelli), con ciò sperando di infangare, calunniare, e nello stesso tempo farla franca; ignora che basta meno a produrre l'avvio dell'accertamento, e quindi il perfezionarsi della calunnia"

Da ultimo non poteva mancare un richiamo alla criminalità organizzata. "L'avvocato Giancarlo Pittelli mi è stato descritto come un soggetto che ha iniziato la sua attività politica grazie ai voti della ndrangheta. Non sono in grado di dire quali tra le varie locali di `ndrangheta abbia appoggiato Pittelli per le sue elezioni, ne sono in grado dire se sia stato appoggiato dalla provincia o da altra organizzazione più vasta che le varie ndrine si danno." L'obliquità si manifesta palese, sono certi Staiano, Contestabile e Galeota: "Afferma che l'avvocato Pittelli fu sostenuto dalla criminalità organizzata ma ignora chi fu a farlo e quale forma organizzativa ebbe ad appoggiarlo, tace, è la sua tecnica, riguardo alle fonti".



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