Altro giro di testimoni e collaboratori di giustizia al processo Rinascita Scott, in corso a Lamezia Terme. Dopo il turno di Umile Arturi (LEGGI QUI), è stato sentito Pasqualino D’Elia, criminale dal 1982 con i Pagliaro-Gattini- Iannazzo di Lamezia Terme, collaboratore di giustizia dal 1996: dodici omicidi, cinque tentati omicidi, una dote di “Santa” alle spalle. D’Elia ha racconta dei rapporti con i Mancuso di Limbadi, di quando ha accompagnato Iannazzo a casa di Luigi Mancuso. I rapporti d’affari per le estorsioni e i legami con i Bellocco e i Pesce.
Sentito anche Luigi Farris, 71 anni, testimone di giustizia: “Mi sono dovuto rivolgere agli usurai della zona perché la mia attività era stata chiusa a causa del mio arresto. Ero accusato di aver cercato di corrompere un direttore di banca. Sono stato arrestato e per tre mesi in carcere. Poi, l’assoluzione da parte della Corte d’Appello di Catanzaro Sono stato detenuto a Vibo Valentia e ho conosciuto Antonio Mancuso, Giuseppe Mancuso, Rocco Anello. Ma inizialmente non intrattenevo nessun rapporto con loro. Dopo il carcere mi sono trasferito a Catanzaro, ma per la mia nuova attività avevo bisogno di denaro e mi sono rivolto a quelle persone che avevo conosciuto In carcere ho conosciuto i meccanismi della criminalità organizzata Vibonese, dove i Mancuso erano posti al vertice anche rispetto ai Razionale Fiarè.
“Sono stato espropriato dal negozio di mobili che avevo a Vibo Valentia, ma per saldare un debito di mio cognato ho dovuto “consegnare” i beni all’interno”.
Così anche di un pestaggio subito dai suoi aguzzini, dai Fiarè, per un assegnano tornato indietro: “Per quell’errore, la penale, ho dovuto pagare 30 milioni di lire”.
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