di GIOVANNA BERGANTIN
Da un po’ di tempo, un giorno sì e l’altro pure, si parla di scuola. Prima si tranquillizzano le famigliesulla ripartenza a settembre in sicurezza, ma il giorno dopo ci risiamo con gli interrogativi, i dubbi esi ricomincia a ragionare sulle modalità, tutte da capire, per l’apertura d’inizio anno. Ci sembra un’eterna incompiuta e settembre è alle porte. L’argomento è di grande interesse per Allievi e Famiglie che aspettano di capire come sarà la ripartenza delle attività didattiche in presenza e insicurezza, quali i comportamenti da adottare e i mezzi disponibili per applicare le regole.
E alla FLC CGIL, segretario Francesco Sinopoli, non sta bene che cosa, di ciò che ha fatto o non ha ancora fatto il Governo?
“L’abbiamo detto fin dall’inizio del lockdown che, nonostante l’emergenza, avremmo dovuto discutere, avviare subito un confronto su come riaprire la Scuola perché, conoscendo bene questo mondo, immaginavamo che garantire le misure di sicurezza sarebbe stato molto complicato e richiedeva un impegno straordinario. Al di là del quando tornare in classe, col Governo abbiamo ribadito più volte la nostra preoccupazione sul come riaprire e sull’enorme ritardo con cui si è partiti. E’ quello che si è poi verificato, perché le narrazioni sulla didattica a distanza che pur è servita in contesti circoscritti, ma che in alcun modo potrà sostituire quella in presenza, hanno un po’ narcotizzato il dibattitofinché ci si è svegliati improvvisamente. Certamente non il sindacato che addirittura ha organizzato uno sciopero l’8 giugno, molto particolare, perché credevamo si fosse andati oltre i tempi necessariper programmare la ripartenza. Il tempo perso, a noi non è andato assolutamente a genio. Poi un’altra criticità è stata la scelta di non avere insegnanti stabili a settembre. Una scelta tutta ideologica, perché si è preferito procedere con l’idea di un concorso che mette in classe gli insegnanti per il prossimo anno. Noi eravamo a favore di un concorso riservato per i precari a titoli e una prova successiva, così il personale sarebbe entrato stabile a settembre. C’è stata una grande sottovalutazione. Il Governo avrebbe potuto muoversi prima e pianificare l’inizio anno quando stavano approntando il Decreto Rilancio che, ricordiamolo, ha una copertura di 55 miliardi (fino all’anno scorso se ci avessero detto di avere questa cifra disponibile non ci avremmo mai creduto) ovviamente necessari per far ripartire il Paese e di questi solo 1,4 miliardi per la Scuola, che non erano sufficienti, come abbiamo detto e ribadiamo, per far ripartire la Scuola a settembre con tutti in presenza. Sia chiaro, noi non abbiamo mai detto quando dovesse riaprire la Scuola, non perché si fosse convinti di continuare in Dad - non lo eravamo come Sindacato e come papà di una bambina che inizia la primaria a settembre -ma perché riteniamo che questa valutazione spettaal Comitato Scientifico. E’ chiaro che l’andamento della curva epidemiologica e l’analisi dei rischi non spettano a noi. Il punto vero è che il come ripartire avrebbe richiesto interventi anticipati rispetto ad oggi e più risorse perché nello scenario attuale, ancora dentro la pandemia, seppure con una curva di contagio più modesta, nessuno è in grado di fare previsioni e per contenere la diffusione del virus, vista la specificità dell’ambiente scolastico, dobbiamo utilizzare spazi maggiori, classi più piccole e più organico. Questo per la parte organizzativa che riguarda infrastrutture e personale. Criticità che già si conoscevano. Sapevamo dei problemi alle infrastrutture scolastiche, della carenza di personale, dell’esigenza di più tempo scuola, di classi con un minor numero di alunni. A tutto questo negli anni non si è provveduto per esigenze di risparmio e si è andati in un’altra direzione. Adesso, tutto emerge con nettezza e quindi l’investimento definito straordinario dovrebbe diventare ordinario e sarebbeun’opportunità per la scuola pubblica. Avere più tempo scuola, più personale, scuole più adeguate ai bisogni di apprendimento dei nostri allievi e allieve èda mettere tra le assolute priorità di questo Paese”.
Dopo le Linee Guida nazionali, il Sindacato èchiamato ad elaborare un Protocollo sullaSicurezza per il rientro in classe. C’è statol’incontro con CTS e Protezione Civile per la sicurezza, stamattina quello col Ministero. Cosa non vi torna nelle Linee Guida emanate e qual è il vostro parere sul modelloorganizzativo adottato nella fase di consultazione?
“Abbiamo avuto un incontro molto importante col CTS, abbiamo rappresentato alcuni punti fondamentali: la necessità dei test sierologici e dei tamponi per tutto il personale prima che inizi la Scuola, la procedura da seguire nei confronti dei casi positivi e la necessità di un presidio sanitarioa scuola. Gli Uffici scolastici regionali devono avere un quadro chiaro degli spazi utili ed essere consapevoli degli organici che servono. Le risorse per gli organici saranno il tema chiave dell’incontro ministeriale. Nelle Linee Guida si danno molte responsabilità alle Scuole, che già ne avevano in nome dell’autonomia. Credo sarebbe stato meglio avere un quadro chiaro con le risorse, gli spazi e gli organici. Le buone pratiche per carità, niente di sbagliato, ma il discorso si risolve su organici, prevenzione e con un discorso chiaro per far fronte a questi primi mesi”.
Ma non si corre il rischio che la scuola, stretta tra l’emergenza sanitaria e i suoi annosi problemi, ripresenti un conto sociale molto salato? In definitiva potrebbe uscirne un’Italia a più velocità, dove alcune aree sono svantaggiate?
“E’ ovvio che il lavoro non può ricadere tutto sulle scuole, nel senso che esiste una enorme variabilità in questo Paese. Le Scuole sono inserite nei Territori che hanno tra loro grandi differenze e sono caratterizzati da diversi elementi storici, quindi ci sono Territori che sussidiano le Scuole perché hanno i soldi per farlo. Per questo ci devono essere fondi per tutti e una grande regia nazionale. In questo momento c’è il rischio di creare delle differenzetra Territori e ciò per noi è inaccettabile” .
Questa emergenza non mette in penombra i bisogni dei genitori, il diritto/dovere allo studio degli studenti, degli alunni 0-6, di quelli con cittadinanza non italiana, della disabilità, del disagio, dei CPIA e dei Convitti?
“Sono questi che hanno subito maggiori disagi dalla sospensione delle attività didattiche per cui è indispensabile far di tutto perché la scuola apra a settembre. Del resto, la misura indicata per il distanziamento è il minimo per garantire la sicurezza, ma non si può utilizzare la logica del risparmio per far ripartire la scuola. Da tempo non c’è un’idea di scuola coerente con la nostra Costituzione. Bisognerebbe tornare a ragionare e chiedersi di che scuola abbiamo bisogno”.
Che cosa vi preoccupa di più e cosa chiedete al Governo?
“Innanzi tutto serve capire quante risorse ci sono, dicono di aver trovato un altro miliardo, ma non si capisce in che quadro normativo sia contenuto; crediamo si possano finalizzare i Fondi Strutturali europei 14-20 solo per gli organici e le infrastrutture. Tratteremo della sicurezza del personale, del monitoraggio degli spazi e del cruscotto che non conosciamo nel funzionamento;serve avere il quadro delle criticità degli spazi, diviso per territori con il supporto dal Centro per evitare le differenze territoriali. Ci preoccupa molto il divario che si potrebbe creare tra aree diverse del Paese”.
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