"Ripasso di storia", l'incontro online con lo storico Davide Conti sul mito degli italiani "brava gente"

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L'iniziativa è stata organizzata dal Comitato ANPI della provincia di Catanzaro

  22 febbraio 2022 13:04

di CLAUDIA FISCILETTI

"Ripasso di storia" è l'incontro online organizzato dal Comitato ANPI della provincia di Catanzaro avvenuto nei giorni scorsi. Partendo dall'istituzione del Giorno del Ricordo, sul massacro delle foibe, si è voluto interpellare un importante storico, Davide Conti, autore del libro "L'occupazione italiana dei Balcani. Crimini di guerra e mito della "brava gente" (1940-1943)", proprio per approfondire ciò che gli italiani hanno fatto nel corso della Seconda Guerra Mondiale e quanto adesso il Paese riesca a ricordare (o a non ricordare) determinati crimini di guerra che portano la firma italiana.

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Ad avviare l'incontro è Mario Vallone, presidente provinciale dell'ANPI Catanzaro, che spiega: "Abbiamo deciso di fare questo incontro dopo la data del Giorno del Ricordo, perché pensiamo che ci sia molto da dire e spiegare, lontano dalle polemiche. In più trovo abbastanza critica la circolare del MIUR, che parla di parificazione tra foibe-Shoah, e vorrei sottolineare il fatto che in questo Paese non si spende una parola per la ferocia con cui, 85 anni fa, gli italiani compirono determinati atti ad Addis Abeba".

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Pino Ippolito Armino, giornalista e saggista, è intervenuto offrendo una visione generale del secondo dopoguerra e del perché si siano taciuti determinati atti dell'esercito italiano: "Ormai sappiamo, chi vuol sapere sa, che i metodi con cui l'esercito italiano condusse l'occupazione dei Balcani non avevano nulla da invidiare a quelli dell'esercito nazista, e questo è un dato che ormai non può essere ignorato da nessuno soprattutto perché l'analisi di Davide è lucida, analitica e attentamente documentata. Come mai questa memoria emerge dopo tanti anni? E quali sono le responsabilità? Nell'immediato dopoguerra la responsabilità di aver taciuto ciò che è successo nei Balcani può essere condivisa da tutti gli schieramenti politici"

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A questo punto è Davide Conti a prendere la parola: "C'è una grammatica storica che seleziona la memoria selettiva di quegli eventi. La vicenda delle foibe è inspiegabile dal punto di vista storico se non collocata nel suo contesto e cioè le esplosioni di violenza che si verificano sul confine italo-jugoslavo nel 1943", lo storico continua esponendo i fatti storici che da lì fino al 1945 si sono susseguiti sul confine orientale. Tutti avvenimento che bisogna collocare nella "guerra totale di massa, cioè nella Seconda Guerra Mondiale - continua Conti - in cui la misura bellica sviluppata dagli eserciti investe direttamente i civili". Un continuo chiudere sempre un occhio su come e in che misura le gesta dell'esercito italiano vengono ricordate, tralasciando alcuni dettagli e proseguendo fino al 1999, quando il Paese partecipa ai nuovi bombardamenti in Jugoslavia e "contestualmente organizza l'Operazione Arcobaleno, in riferimento ai colori della pace - spiega Conti -, quindi bombarda usando i colori della pace perché quella misura del controllo del passato è funzionale al governo del presente. L'articolo 11 della Costituzione dice che l'Italia ripudia la guerra, ma se questa assume i caratteri di una missione di pace non è più anticostituzionale. Il mito degli italiani brava gente, dei militari italiani in missione di peace keeping, è utilizzato anche oggi in cui l'Italia partecipa attivamente a missioni internazionali di carattere bellico".

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