di CARLO MIGNOLLI
C’è un calcio che va oltre le promozioni, oltre i risultati, oltre i numeri. Un calcio che parla il linguaggio della passione, della fedeltà e dell’identità. È il calcio che si respira a Catanzaro, una città che quest’anno ha vissuto l’ennesima bella pagina della sua storia grazie all’US Catanzaro, fermatosi solo in semifinale playoff contro lo Spezia. Ma se c’è una parola che racconta la stagione giallorossa, quella è “capolavoro”.
Un capolavoro firmato dalla presidenza di Floriano Noto, lucido timoniere di una nave che ha saputo restare in rotta nonostante le onde alte di un’estate rivoluzionaria: nuovo mister, nuovi direttori – sportivo e generale – e un gruppo da ricostruire, che pur partiva da una solida base. Eppure, per il secondo anno consecutivo, Catanzaro ha sognato in grande. E non ha mai smesso di crederci.
A rendere tutto ancora più straordinario, la stagione incredibile di un uomo solo al comando. Pietro Iemmello, il numero 9, il capitano, il figlio di questa terra. Uno che porta la fascia con lo stesso orgoglio con cui un bambino indossa per la prima volta la maglia della squadra del cuore. Con 17 gol stagionali – dietro solo a Laurienté e al giovane talento Francesco Pio Esposito – Iemmello ha trascinato i suoi fino all’ultimo respiro della corsa promozione. Ma ha fatto molto più di questo. Ha incarnato lo spirito di una squadra, di una città, di un popolo.
“Un’altra stagione è terminata. La più complicata e dispendiosa da quando sono arrivato a Catanzaro… Ripetersi è stato bellissimo!”, ha scritto sui social. Parole semplici, vere, da uno che quella maglia ce l’ha cucita addosso. La sua è una dichiarazione d’amore, di un calcio che non c’è più, quello dei capitani che non si comprano al mercato, ma nascono con quella maglia addosso e la città nel cuore.
Il percorso si è interrotto al “Picco” di La Spezia, al termine di una semifinale dura contro una squadra tecnicamente più attrezzata, che ora sogna la Serie A dopo lo 0-0 dell’andata contro la Cremonese. Ma se Catanzaro esce, lo fa a testa altissima. E lo fa tra gli abbracci. Quello del presidente Noto a mister Caserta, a fine gara, colmo di emozione sincera. E, soprattutto, quello eterno tra squadra e tifosi.
Perché il Catanzaro in una classifica ha vinto senza rivali: i tifosi giallorossi sono stati i primi per presenze stagionali in trasferta, una marea giallorossa che ha seguito la squadra ovunque, senza risparmiarsi mai e che a La Spezia, nel momento più amaro, ha mostrato il volto più puro di questo sport: la curva ha continuato a cantare fino al 90’, poi è esplosa in un applauso che vale più di una vittoria. Non ha contato il risultato, ha contato l’appartenenza.
Li hanno ringraziati tutti: il presidente, il mister, ogni calciatore. E Iemmello in primis, perché lui lo sa bene che quei cori sono per chi, come lui, ha scelto di restare. Di essere bandiera, guida, fratello maggiore.
Catanzaro esce dai playoff, sì. Ma resta – per il secondo anno consecutivo e a testa altissima – nel calcio che conta. Quello che vive di emozioni vere, di valori, di uomini come Pietro Iemmello. Perché capitani così non se ne vedono più. E ripetersi, in fondo, è stato davvero bellissimo.
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