Rita Tulelli: “Il cyberbullismo femminile: un fenomeno invisibile ma devastante”

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Rita Tulelli
  16 novembre 2024 10:37

di RITA TULELLI*

Il cyberbullismo è una piaga sociale in crescita, che sfrutta l’onnipresenza della tecnologia per perseguitare le vittime. Quando si parla di cyberbullismo femminile, tuttavia, emergono dinamiche specifiche che meritano un’analisi approfondita. Questo fenomeno colpisce prevalentemente ragazze e giovani donne, sia come vittime che come perpetratrici, ed è spesso caratterizzato da una violenza psicologica e sociale che supera i confini del virtuale per invadere la vita reale.

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Le caratteristiche del cyberbullismo femminile

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A differenza di quello maschile, spesso diretto e visibile, il cyberbullismo femminile si manifesta attraverso modalità più subdole: messaggi denigratori, diffusione di foto o video compromettenti, esclusione da gruppi social online e manipolazione emotiva. Le aggressioni, pur essendo digitali, hanno ripercussioni profondamente reali, colpendo l’autostima, il benessere mentale e le relazioni sociali delle vittime.

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Un elemento distintivo è l’uso del body shaming e del slutshaming come strumenti di umiliazione. Frasi offensive riguardanti l’aspetto fisico o insinuazioni sulla vita privata sono spesso utilizzate per isolare e ridicolizzare le ragazze, alimentando insicurezze e traumi duraturi. Questi comportamenti riflettono non solo una tendenza all’aggressione, ma anche una radicata interiorizzazione di stereotipi di genere che perpetuano dinamiche tossiche.

Le vittime di cyberbullismo femminile affrontano una gamma di conseguenze psicologiche gravi, tra cui ansia, depressione, disturbi alimentari e, nei casi più estremi, pensieri suicidari. La mancanza di confini tra il mondo reale e quello virtuale rende difficile sfuggire agli attacchi: ciò che viene pubblicato online è spesso permanente e può continuare a perseguitare la vittima anche dopo che il bullismo si è apparentemente concluso.

I social media rappresentano il terreno privilegiato per il cyberbullismo. Piattaforme come Instagram, TikTok e WhatsApp vengono utilizzate sia per diffondere contenuti denigratori sia per perpetuare dinamiche di esclusione. La pressione sociale esercitata da queste piattaforme, dove l’apparenza e l’approvazione altrui sembrano avere un peso sproporzionato, amplifica il fenomeno.

Le piattaforme stesse, nonostante i progressi compiuti nell’implementazione di politiche contro l’hate speech e il bullismo, rimangono spesso inefficaci nel prevenire episodi di cyberbullismo. Le segnalazioni possono essere ignorate o gestite in modo superficiale, lasciando le vittime senza protezione.

Il cyberbullismo femminile è profondamente radicato in una cultura che enfatizza la competizione e l’oggettivazione delle donne. Le ragazze crescono in un contesto in cui l’apparenza e il giudizio altrui giocano un ruolo determinante, alimentando rivalità e comportamenti distruttivi. È essenziale quindi affrontare il problema non solo attraverso leggi più severe e politiche aziendali più efficaci, ma anche con un cambiamento culturale.

L’educazione è la chiave per combattere il cyberbullismo. Programmi scolastici che promuovano l’empatia, il rispetto reciproco e l’uso consapevole dei social media possono fare la differenza. Allo stesso tempo, le famiglie e la società devono collaborare per fornire supporto alle vittime e scoraggiare comportamenti dannosi.

Il cyberbullismo femminile è un fenomeno complesso, che richiede un approccio multidimensionale per essere contrastato. Ogni individuo, dalle istituzioni alle famiglie, ha un ruolo da svolgere nel creare un ambiente più sicuro, sia online che offline. Solo affrontando le radici culturali del problema e offrendo supporto concreto alle vittime potremo sperare di ridurre l’impatto devastante di questa forma di violenza.

*avvocato

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