Rita Tulelli: “Lo sport come strumento di inclusione e crescita personale per i giovani”

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Rita Tulelli
  17 agosto 2025 11:43

di RITA TULELLI

In un’epoca caratterizzata da ritmi frenetici, iperconnessione digitale e fragilità relazionali, lo sport rappresenta uno dei pochi ambiti capaci di unire, formare e far crescere le nuove generazioni in modo armonico. Non si tratta soltanto di un’attività ludica o di un mezzo per migliorare la forma fisica: lo sport, se praticato con metodo e valori, diventa un veicolo di inclusione sociale, di sviluppo di competenze e di promozione dei diritti fondamentali.

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L’articolo 3 della Costituzione italiana sancisce il principio di uguaglianza sostanziale, impegnando la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini. In questo contesto, lo sport si configura come una concreta applicazione di tale principio: un campo da calcio, una pista di atletica o una piscina non chiedono il reddito familiare, l’origine etnica o il titolo di studio.

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Nei contesti giovanili, la squadra diventa una micro-società in cui le differenze, siano esse linguistiche, culturali o fisiche, vengono superate dalla condivisione di un obiettivo comune. L’attività sportiva colma divari sociali, previene l’isolamento e favorisce l’integrazione, specialmente tra ragazzi provenienti da contesti fragili o migratori. Praticare sport significa entrare in contatto con valori che trovano una diretta corrispondenza nella vita civile.

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La disciplina, ad esempio, si manifesta nel rispetto di regole, orari, ruoli e gerarchie. La resilienza emerge nella capacità di rialzarsi dopo una sconfitta o un infortunio. La responsabilità, infine, si sviluppa nella consapevolezza che ogni azione individuale ha un impatto sull’intero gruppo. Queste qualità, acquisite sul campo, diventano nel tempo strumenti indispensabili per affrontare il mondo del lavoro, esercitare una cittadinanza attiva e superare le sfide personali. Dal punto di vista giuridico, lo sport giovanile svolge anche una funzione di prevenzione, riducendo il rischio di devianza minorile, contrastando l’abbandono scolastico e offrendo un’alternativa costruttiva a comportamenti pericolosi.

La recente riforma introdotta con il Decreto Legislativo 36 del 2021 ha rafforzato la tutela dei minori nello sport, imponendo obblighi formativi per allenatori e dirigenti, soprattutto in materia di protezione e salvaguardia dei ragazzi. Ogni partita, allenamento o gara diventa così una lezione concreta di cittadinanza. Sul campo si impara che la libertà e le regole non sono in conflitto, ma si sostengono a vicenda: la libertà di muoversi, esprimersi e competere è possibile solo se tutti rispettano le stesse norme.

Lo sport diventa dunque una vera palestra di vita civile, in cui i giovani imparano a coniugare l’affermazione di sé con il rispetto dell’altro.In conclusione, lo sport non è solo un gioco: è un diritto, un mezzo di formazione e uno strumento di uguaglianza. Per un avvocato è evidente il suo legame con principi costituzionali e con norme internazionali, come la Carta Olimpica o la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Per un educatore è un mezzo pratico per formare cittadini consapevoli. Investire nello sport giovanile significa investire in una società più equa, coesa e resiliente.

 

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