di RITA TULELLI
C’è stato un momento, solo qualche anno fa, in cui sembrava che la socialità giovanile si fosse spostata del tutto sugli schermi: chat infinite su WhatsApp, dirette su Instagram, TikTok come unico luogo di incontro. Poi è arrivato il lockdown, e con esso il silenzio dei concerti, delle piazze e delle grandi folle. Ma oggi, i festival musicali non solo sono tornati: sono diventati il cuore pulsante della vita sociale di un’intera generazione.
I giovani scelgono sempre più spesso di vivere l’esperienza del festival come un rito collettivo. Non si tratta solo di ascoltare musica, ma di condividere emozioni, creare connessioni e sentirsi parte di qualcosa di più grande. Il festival è un luogo in cui le differenze si annullano: poco importa se si arriva con il vestito più cool o con le sneakers impolverate, ciò che conta è ballare insieme sotto lo stesso palco. Questo senso di comunità, che la pandemia aveva soffocato, è tornato a essere un bisogno primario.
Anche la cultura dell’immagine ha giocato un ruolo. Per molti, il festival è anche un’occasione per esprimere la propria identità estetica: outfitoriginali, trucchi fluo, glitter e tatuaggi temporanei raccontano più di mille parole. Ogni scatto diventa un ricordo da condividere sui social, ma soprattutto un simbolo di libertà riconquistata.
C’è poi la questione del tempo. In un mondo frenetico in cui tutto è immediato e digitale, i festival offrono un’esperienza dilatata e immersiva. Giorni interi lontani dal lavoro, dallo studio, dalle notifiche continue. Si torna a vivere il “qui e ora”, ad aspettare il proprio artista preferito mentre il sole tramonta e le luci del palco si accendono. Questo ritorno al presente è una forma di resistenza silenziosa contro la cultura del multitasking che spesso aliena i più giovani.
Ma non è solo nostalgia o voglia di evasione. I festival rispondono anche a un’esigenza di scoperta: nuovi artisti, sonorità diverse, contaminazioni tra generi. I ragazzi non cercano più solo la hit del momento, ma vogliono esperienze che li arricchiscano e li facciano sentire cittadini del mondo.
Dal techno all’indie, dal pop internazionale al rap locale, la line-up di un festival diventa una mappa emotiva da esplorare insieme agli amici. In fondo, il boom dei festival musicali racconta un bisogno che va oltre la musica: quello di tornare a sentire, toccare, abbracciare. Dopo anni di distanziamento fisico e sociale, la generazione Z ha deciso di riprendersi i propri spazi di libertà. E lo fa a ritmo di musica, sotto un cielo di stelle, tra folla, sudore e sorrisi.
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