Rita Tulelli: “Sharenting, il fenomeno della condivisione digitale dei figli e i rischi invisibili”

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images Rita Tulelli: “Sharenting, il fenomeno della condivisione digitale dei figli e i rischi invisibili”
Rita Tulelli
  03 novembre 2024 11:43

di RITA TULELLI

Nel panorama digitale odierno, sempre più genitori condividono sui social media immagini, video e dettagli della vita dei propri figli. Questo fenomeno, noto come sharenting (dall’inglese share, condividere, e parenting, genitorialità), si è diffuso rapidamente con l’avvento di piattaforme come Facebook, Instagram e TikTok, e sta sollevando questioni etiche, legali e di sicurezza su scala globale.

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Lo sharenting consiste nella pratica di pubblicare online contenuti legati alla vita dei propri figli, spesso sin dalla nascita. Secondo un’indagine dell’organizzazione britannica Ofcom, il 42% dei genitori posta almeno una foto del proprio bambino nei suoi primi mesi di vita. È un comportamento motivato da varie ragioni: alcuni genitori vogliono semplicemente documentare la crescita dei propri figli per amici e familiari lontani, altri cercano supporto o approvazione, mentre alcuni monetizzano i contenuti per collaborazioni pubblicitarie o per trasformare i propri account in fonti di reddito.

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Questa pratica, apparentemente innocua, ha però iniziato a suscitare preoccupazioni, non solo tra gli esperti di sicurezza e privacy, ma anche tra i giuristi e i psicologi.

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I Pericoli Invisibili dello Sharenting sono:

Privacy e Diritti dei Bambini

   Lo sharenting solleva questioni relative alla privacy e ai diritti digitali dei minori. I bambini ritratti in foto e video non hanno il controllo sulla loro immagine o sui contenuti condivisi e, di conseguenza, rischiano di essere esposti in modi che non comprendono. Organizzazioni come il Comitato dei Diritti dell'Infanzia delle Nazioni Unite sostengono che i genitori debbano riflettere attentamente sui diritti alla privacy e alla dignità dei loro figli prima di pubblicare immagini online.

Le informazioni condivise, come il nome, la data di nascita e dettagli personali, possono essere utilizzate da malintenzionati per creare profili falsi o persino per il furto d’identità. Gli studi indicano che ogni foto può rappresentare un potenziale rischio, poiché i dati biometrici come il riconoscimento facciale possono essere analizzati e archiviati.

Le immagini pubblicate possono essere prelevate da terzi e utilizzate in contesti indesiderati, come per la pornografia infantile o per manipolazioni digitali. In particolare, i contenuti che ritraggono bambini in situazioni intime o personali rischiano di finire nelle mani di criminali online. Le statistiche rivelano un aumento dei casi di utilizzo improprio di immagini infantili, esponendo i bambini a rischi di sfruttamento.

Il tema dello sharenting ha portato numerosi esperti a proporre strategie di prevenzione per genitori e tutori, al fine di tutelare i minori in un mondo digitale sempre più pervasivo.

È importante che i genitori comprendano i rischi associati allo sharenting. Il primo passo è comprendere che ogni condivisione rappresenta una potenziale minaccia per la privacy e la sicurezza del minore.

Condividere meno dettagli personali riduce i rischi. Una buona pratica è evitare di pubblicare informazioni come data e luogo di nascita o il nome della scuola frequentata dal minore. Utilizzare impostazioni di privacy elevate sui social può limitare il pubblico che accede a questi contenuti.

Nei casi in cui i bambini abbiano un’età sufficiente per comprendere, coinvolgerli nella decisione di condividere o meno i loro contenuti può favorire una maggiore consapevolezza e rispetto dei loro diritti digitali.

I genitori possono scegliere piattaforme o album digitali privati per condividere le immagini dei propri figli con familiari e amici in sicurezza, senza rischiare l’esposizione sui social pubblici.

Paesi come la Francia e l’Italia stanno iniziando a regolamentare l’uso dei dati personali dei minori. In Francia, ad esempio, i genitori possono essere ritenuti responsabili per la violazione della privacy dei figli e rischiano persino sanzioni se diffondono contenuti personali senza autorizzazione. Anche in Italia il dibattito si sta ampliando, con esperti che raccomandano di rivedere le leggi sul trattamento delle immagini dei minori.

Nel 2018, il Parlamento Europeo ha approvato il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR), che conferisce ai bambini diritti speciali di tutela digitale e richiede il consenso esplicito per l’uso delle loro immagini, anche da parte dei genitori. L’introduzione di normative più severe sul trattamento delle immagini dei minori potrebbe costituire una valida protezione per il futuro.

Il futuro dello sharenting dipenderà in gran parte dall’evoluzione della sensibilità collettiva e della normativa. Una soluzione potrebbe essere l’introduzione di linee guida per l’uso responsabile dei social da parte dei genitori. Anche le piattaforme stesse potrebbero svolgere un ruolo più attivo, adottando misure per scoraggiare la condivisione di contenuti sensibili e proteggere i minori.

Quello dello sharenting è un fenomeno complesso, che coinvolge questioni etiche, giuridiche e psicologiche. In un mondo sempre più digitalizzato, è fondamentale che i genitori siano consapevoli dei rischi e agiscano in modo responsabile per tutelare i diritti dei loro figli, garantendo loro un futuro digitale sicuro e rispettoso della loro privacy.

 

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