di GABRIELE RUBINO
Come se nessuno se ne fosse accorto la 'Dulbecco' di Catanzaro ha compiuto un anno. La prima candelina l'azienda ospedaliero-universitaria più grande della Calabria e fra le grandi del Mezzogiorno l'ha spenta ieri. Infatti, la pubblicazione sul bollettino ufficiale regionale del Protocollo d'intesa Regione-UMG ha fatto sì (da giorno successivo, esattamente il 28 aprile 2023) che divenisse efficace l'integrazione fra i due ospedali preesistenti. Sulla carta era tutto raggiante, 855 posti letto e nuovi reparti da aggiungere a quelli esistenti.
A LIVELLO SANITARIO E' CAMBIATO POCO O NULLA FRA PUGLIESE E POLICLINICO- Perché la ricorrenza è passata così in sordina? Primo punto di fondo. A livello sanitario non è cambiato pressoché nulla: l'ospedale Pugliese continua a fare il Pugliese, con un'assistenza quantitativamente significativa al prezzo di sofferenze in particolare nell'area dell'emergenza urgenza, e il Policlinico continua a fare il Policlinico, con ritmi più compassati salvo alcune eccezioni. In sostanza, l'impatto sui pazienti dell'azienda unica non si è sostanzialmente sentito, mantenendo buona parte delle criticità di ambedue i poli.
L'INTEGRAZIONE DOVEVA PARTIRE SUL FRONTE AMMINISTRATIVO, MA SI E' PERSO TEMPO E ANCORA OGGI SE NE PAGANO GLI EFFETTI- Era quindi lecito attendersi che le maggiori difficoltà s'incontrassero sul fronte amministrativo. Quelle fisiologiche nel gestire una creatura da 350 milioni di euro di finanziamento e 3 mila dipendenti. E così effettivamente è stato. Nelle primissime fasi, a causa di disallineamenti dei sistemi, si è rischiato che i dipendenti dell'ex Pugliese non ricevessero gli stipendi in tempo (tecnicamente perché a essere sopravvissuta è stata la P. Iva dell'ex Mater Domini). Per non parlare delle difformità sui buoni mensa, liquidazione delle indennità di risultato e financo delle stesse delibere, su cui era ben chiara la matrice o ex Pugliese o ex Mater Domini anche se tutti facevano ormai parte della stessa casa. Ci sono state autentiche follie, come la mancata approvazione del bilancio di fusione a cui si è aggiunta l'adozione postuma dei consuntivi 2022. Postuma, perché i conti erano stati approvati quando le aziende non esistevano più in forma separata. Un caos, non del tutto risolto, che vede come complice (con l'aggravante) il dipartimento regionale della Sanità che tutto ha fatto meno che coordinare il processo di fusione. L'integrazione non è piovuta dal cielo ma è stato il frutto di un articolato processo. A dicembre 2021 la legge 'Mancuso' approvata in Consiglio regionale dava un anno di tempo per l'approvazione del già citato protocollo d'intesa. Protocollo che è stato firmato a fine febbraio 2023 (ci fu la famosa discussione attivata dal prof Iorio sulla necessità o meno del Dpcm, ipotesi poi accantonata anche dal programma operativo regionale) e, come detto, per la pubblicazione si è atteso altri due mesi. Sostanzialmente dalla legge è passato circa un anno e mezzo in cui tutte le procedure amministrative di convergenza fra le due ex aziende potevano essere se non realizzate quantomeno impostate. Ritardo che pesa ancora oggi.
LA PRECARIETA' DEL MANAGAMENT- L'altro nodo è stata l'erraticità del management. Se un processo di fusione non ha vertici saldi tutto traballa. Problema che non riguarda le persone ma le scelte di massima. Non è un caso che il protocollo d'intesa preveda la figura del direttore generale (che resta almeno un triennio) e non quella atipica del commissario straordinario, frutto della legislazione speciale (e ormai non più temporanea) del Decreto Calabria prorogato ogni sei mesi o al massimo ogni anno. La stabilità di chi comanda è un fattore determinante (lo hanno dimostrato numerose ricerche Agenas) per le buone performance di qualsiasi azienda sanitaria e, a maggior ragione, di quella che deve affrontare la scalata di mettere assieme due realtà molto diverse e per cui ogni decisione rilevante passa dall'intesa con l'università, che è un ambiente tutt'altro con cui negoziare. Così non è stato per una scelta francamente non condivisibile da parte della Regione (che riguarda molti altri enti del servizio sanitario regionale). Indirettamente ciò ha prodotto l'avvicendarsi di due commissari nel giro di poco tempo. Dapprima Vincenzo La Regina (in ticket con il direttore amministrativo Francesco Procopio), che ha lasciato a ottobre dell'anno scorso, presumibilmente (guarda un po') per il mancato gradimento universitario del direttore sanitario. Eppure la fase La Regina si era contraddistinta per una politica (almeno quella percepita) più filo Mater Domini e università. Dopo La Regina è arrivata Simona Carbone dall'Asp di Crotone. Inutile dire che l'inerzia è cambiata in favore del Pugliese. Se il primo stava a viale Tommaso Campanella (sede amministrativa dell'ex Mater Domini) la seconda si è stanziata a via Vinicio Cortese (sede amministrativa dell'ex Pugliese). Scelta non casuale così come quella di chiamare da Crotone, lo 'storico' direttore amministrativo del Pugliese Antonio Mantella. A questo punto è partita l'inquisizione su regolamento Alpi, studi clinici, indennità intramoenia (lato Policlinico), guardie notturne e reperibilità al Policlinico.
I RITARDI SU ATTO AZIENDALE E PRONTO SOCCORSO- In questo scenario magmatico, resta un dato di fondo. Ancora oggi non è stato approvato l'atto aziendale, oggetto di un ping pong estenuante fra azienda e rettorato (e consigliori di quest'ultimo). Figurarsi il piano di efficientamento o il piano di rientro aziendale che dir si voglia, che è il vero banco di prova (sui soldi) nei rapporti fra azienda e università. Sul progetto del pronto soccorso (con l'UMG che ha già assunto un associato), dopo quello light di La Regina la proposta di chi è succeduto prevede tempi di realizzazione (a partire dal decreto di finanziamento) di almeno due anni. Non siamo ancora al decreto di finanziamento e già tanto basta nonostante le scadenze del protocollo. Parlavamo del lato sanitario. Forse, sarebbe meglio volare più basso. Per sgravare il pronto soccorso del Pugliese dall'accatastamento di barelle si dovrebbero stipulare protocolli con il Policlinico per far sì che la quasi totalità dei reparti rientrino nell'emergenza urgenza. Un modo per evitare che Germaneto resti un ambulatorio attivo con la settimana corta e per il Pugliese di scoppiare. Prima le cose semplici, poi quelle complesse.
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