di CLAUDIA FISCILETTI
Le buone premesse per “La scuola cattolica”, film di Stefano Mordini, c’erano tutte. Il film sembrava essere nato sotto una buona stella, prima di tutto perché è stato distribuito nelle sale il 7 ottobre, pochi giorni prima che il Consiglio dei ministri desse il via libera per la presenza al 100% nelle sale cinematografiche e nei teatri, attivo dall’11 ottobre. Secondo punto a favore, nonostante non determini il successo di una pellicola cinematografica ma è pur sempre una nota al merito, il film ispirato all’omonimo romanzo di Edoardo Albinati è stato presentato fuori concorso alla 78esima edizione del Festival del Cinema di Venezia, dove ha raccolto una serie di recensioni positive dalla critica. Oltre al cast stellare, che rappresenta un equilibrio tra grandi stelle del cinema italiano (Valentina Cervi, Fabrizio Gifuni, Valeria Golino, Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca) e volti emergenti della settima arte (Benedetta Porcaroli, Giulio Pranno, Andrea Lintozzi Senneca, Federica Torchetti, Luca Vergoni), la pellicola trova il suo punto forte del voler narrare una delle pagine più nere della storia italiana: il massacro del Circeo avvenuto tra il 29 e il 30 settembre 1975. Il film narra, in maniera cruda e reale, oltre ai due giorni di violenza, anche i mesi antecedenti al dramma, descrivendo il terreno culturale in cui sono cresciuti i ragazzi che si sono macchiati di un tale reato. Il diretto realismo delle immagini che compongono la pellicola di Mordini tanto è bastato per far si che la Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche decidesse di vietarla ai minori di 18 anni. Una scelta che, com’è naturale, ha diviso l’opinione pubblica, alzando l’ormai secolare quesito: la censura nel cinema è giusta o sbagliata? Qui di seguito una serie di motivazioni a sostegno della seconda ipotesi.
1) Affrontare il tema della violenza contro le donne – “Pezzi di carne erano e pezzi di carne sono rimaste”, una battuta che, nel film, è messa in bocca all’interprete di Angelo Izzo, colui che nella realtà dei fatti è stato condannato all’ergastolo per aver preso parte al massacro in cui dopo torture e violenze disumane ha perso la vita la diciannovenne Rosaria Lopez mentre la sua amica che era con lei, la diciassettenne Donatella Colasanti, è sopravvissuta fingendosi morta. Quella battuta racchiude la banalità del male che ha spinto quei tre ragazzi a compiere uno dei gesti più inaccettabili al mondo: la violenza sulle donne. Violenza tanto condannata al giorno d’oggi che, però, viene ancora perpetrata ai danni di compagne, mogli, fidanzate, figlie, donne. Un anno, il 1975, in cui la violenza sulle donne era considerato solo un reato contro la morale pubblica ma dal 1996, dopo l’impegno di molte associazioni femministe, è diventato un reato contro la persona. Un’informazione, questa, che viene inserita alla fine de “La scuola cattolica” come ad avvalorare il ruolo informativo e didattico della pellicola e del cinema più in generale, un valore che, con questa censura, è venuto meno;
2) Non lasciarsi ingannare dalle apparenze, l’abito non fa il monaco – Oltre all’insegnamento maggiore contro la violenza sulle donne, il film di Mordini lancia un messaggio, neanche troppo velato, che suona più come un campanello d’allarme: attenzione a ciò che appare perfetto. Le famiglie in cui sono cresciuti i mostri del Circeo all’esterno apparivano perfette, ricche, unite, nella maggior parte dei casi famiglie tutte "casa e chiesa", ma dietro quella patina di perfezione si celavano problemi più o meno comuni a tutte le famiglie. La differenza, in questo caso, è che il terreno in cui si sviluppano è quello della Roma per bene, la Roma ricca che comanda e non deve chiedere niente a nessuno, la Roma che ottiene tutto grazie ai propri soldi. Talvolta le famiglie più sono ricche e più i suoi membri sono distanti, i soldi non comprano l’affetto. I nuclei familiari dipinti ne “La scuola cattolica” sono contraddistinti da parole non dette, segreti scoperti e mai affrontati, rapporti distanti, atteggiamenti violenti, in questo caso intrisi anche da un'ideologia anacronistica che affonda le sue radici nell'estrema destra, il tutto nascosto sotto il tappeto per mostrare al mondo il lato meno marcio di quel convivere insieme talvolta gelido, talvolta malsano. Il che porta al motivo numero 3;
3) Il rapporto genitori/figli – È pensiero comune che l’educazione ricevuta in famiglia influenzi per sempre il bambino. Nella pellicola di Mordini questo pensiero diventa tangibile, diventa realtà ed è causa degli atteggiamenti più violenti portati a termine dai ragazzi che popolano la pellicola. Un’aggressività, quella dei ragazzi, che ricevono in casa e che quindi non possono manifestare all’interno delle mura domestiche, per questo la vomitano all’esterno bevendo, drogandosi, sperimentando il sesso nella maniera più violenta che conoscono. Dentro casa sono sotto il controllo del pater familias o, di contro, sono figli di genitori completamente assenti. A scuola devono sottostare a regole che impongono l’essere perfetti sotto ogni aspetto ma, fuori da casa e fuori da scuola, i ragazzi sentono di avere finalmente il controllo di se stessi. Si sentono potenti, finalmente, inarrestabili e, ubriachi di questa sensazione di potere, si impongono sulle altre persone, solitamente su quelle che considerano più deboli, come Rosaria e Donatella;
4) La funzione educativa del cinema – Il cinema è cultura ed è inutile negare che molti messaggi didattici, indirizzati proprio ai più giovani, possono essere veicolati proprio attraverso lo schermo della settima arte. Nel caso de “La scuola cattolica” il messaggio duplice era chiaro: da una parte il narrare e far conoscere una pagina di cronaca italiana impressa a fuoco nella nostra storia e, dall’altra, il monito con cui si può evitare che una tale tragedia si ripeta attraverso la conoscenza di ciò che è successo in passato. Privare, quindi, i più giovani della visione di questo film è come privarli di un importante accesso alla loro educazione, nascondere loro un pezzo fondamentale per il puzzle della vita dimenticando, oltretutto, che nell’era dell’internet ogni informazione, anche peggiore, è accessibile a chiunque. Dunque, la censura in questo caso è obsoleta, dal momento che un qualunque dodicenne o quattordicenne può ricercare su internet foto e video riguardanti il massacro del Circeo;
5) L’occasione mancata per l’Italia per dimostrare di essere all’avanguardia nell’ambito dell’arte e del cinema – La censura, in questo caso, è pur sempre una limitazione dell’arte altrui, laddove l’arte non ha alcuna connotazione negativa e né arreca alcun danno in chi la guarda. Censurare “La scuola cattolica” è come stare in equilibrio sulla sottile linea che demarca perbenismo e bigottismo e, per l’Italia, rappresenta una sconfitta di quel progresso artistico tanto millantato proprio dal ministro Franceschini sei mesi prima, che dichiarava archiviato il sistema di controlli che consentiva allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti.
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736