Roberto Coppola: "E' necessario ricreare il senso di appartenenza ed identificazione nei quartieri"

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images Roberto Coppola: "E' necessario ricreare il senso di appartenenza ed identificazione nei quartieri"
Roberto Coppola
  24 gennaio 2020 12:18

di Giovanna Bergantin

Roberto Coppola vive e lavora a Catanzaro. È stato Primo Dirigente della Polizia di Stato ed ha diretto la Polizia Giudiziaria della Procura di Catanzaro. Convinto assertore dell’applicazione rigorosa della legge per la sicurezza dei cittadini, ancora oggi è, come criminologo e grafologo giudiziario, nel mondo della giustizia e della legalità.


Dottore, parliamo di sicurezza. Oggi viviamo in una società alimentata dalla paura e dove rimane elevato il timore di essere vittima di un reato. Cosa si può fare per diminuire il rischio e rafforzare contestualmente il senso di sicurezza
percepito dai cittadini?

“La sicurezza è un concetto che deve necessariamente essere analizzato in rapporto all’ambiente, procedendo ad individuare i meccanismi che consentono di ottenere i migliori risultati, concretizzare cioè ‘buone pratiche’, ovvero le procedure già utilizzate in casi analoghi con risultati positivi. Innanzitutto bisogna rivalutare quelle che sono le ‘reti sociali’. E’ necessario ricreare il senso di appartenenza e di identificazione nei quartieri, alimentandone l’animazione (centri di aggregazione, impianti sportivi….). Bisogna prestare grande attenzione alla funzionalità degli spazi pubblici (percorsi pedonali, arredo urbano) dando la dovuta importanza a fattori risolutivi. L’illuminazione, la buona visibilità degli spazi pubblici riducono i rischi di violenza contro persone e cose. I percorsi per i pedoni e le auto dovrebbero essere affiancati per un controllo reciproco e gli ingressi agli edifici collegati il più direttamente possibile ai percorsi pedonali.
Una buona manutenzione, la pulizia regolare e la rimozione immediata dei rifiuti sono fondamentali per garantire il senso di appartenenza e coinvolgere i residenti nella cura del quartiere. L'uso dei giusti materiali riduce il rischio di vandalismo sugli arredi pubblici. La sorveglianza delle Forze dell’Ordine, diretta o mediata, aumenta il senso di sicurezza dei residenti, riducendo il rischio di violenza. Essa può essere integrata e garantita anche dai residenti, dai portinai, dai portalettere, coadiuvati da eventuali telecamere condominiali per monitorare spazi comuni (androni d’ingresso, scale, garage)”.

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Secondo la sua esperienza quali sono oggi le maggiori preoccupazioni dei cittadini calabresi?

“Non può negarsi che nella nostra Regione la gente percepisce la sicurezza soprattutto in stretto riferimento alla criminalità presente sul territorio. Non solo la criminalità organizzata che tende a prendere il controllo di tutte le attività più remunerative, ma anche quella minuta, di strada, impropriamente considerata micro-criminalità.
Se diverse attività commerciali chiudono per la pressione estorsiva a cui sono esposte o per l’usura che consuma gli imprenditori, non possiamo dimenticare come i ‘reati di strada’ rechino danni non meno importanti che il singolo cittadino percepisce in maniera ancora maggiore”.

Come legge la situazione in Calabria?
“Il grande giurista e politico, Piero Calamandrei, per esorcizzare la cattiva fama di cui godeva (anche allora) la politica, raccontava la storiella di due contadini, emigranti, imbarcati su un traballante piroscafo in navigazione verso l’America.
Uno dei due dormiva nella stiva e l’altro sul ponte e proprio quest’ultimo, percependo maggiormente il movimento dello scafo e vedendo le onde altissime del mare in burrasca, si era spaventato ed era corso ad avvisare il compagno:
“Beppe, Beppe se il mare continua così, la nave affonderà!” E l’altro, molto tranquillo e serafico, gli aveva risposto: “Che me ne importa… il piroscafo non è mica mio!”. Trasfigurando la figura del piroscafo nella nostra regione non possiamo, non dobbiamo e soprattutto non vogliamo dire che ‘la nave non è nostra’. Occuparsi di sicurezza significa mettere in atto un sistema integrato
di strumenti e di risorse umane. Secondo la teoria criminologica detta “broken windows”, finestre rotte, il vetro rotto di una finestra in un palazzo, spingerà qualcuno a rompere un'altra finestra e poi un’altra ancora in una spirale progressiva che si estenderà prima al palazzo intero, poi alla strada e così via”.

Cosa possono fare gli amministratori pubblici?
“Non bisogna consentire che si accumulino segni di disordine e degrado sociale, perché così aumenta la delinquenza, la gente cerca di andarsene, il mercato immobiliare crolla, l’abbandono ed il degrado aumentano e il tutto continua in un circolo vizioso. Si possono inoltre stipulare convenzioni, realizzare progetti che facciano perno sull’ascolto reciproco, che coinvolgano tutti, amministratori e cittadini, circa le scelte necessarie per affrontare il problema della sicurezza. Importante è evidenziare la presenza delle Forze dell’Ordine sul territorio con presidi decentrati, unità mobili, potenziamento dei mezzi, l’estensione dell’orario della Polizia Locale, coordinata con Polizia di Stato e
Carabinieri. È necessario sviluppare un rapporto di collaborazione con le associazioni, i commercianti, le imprese, il volontariato, le università, i ricercatori per avere un quadro di cosa succede nel territorio, dei motivi per cui la gente non si sente sicura, delle attività che si possono mettere in campo per ricostruire la fiducia
nella propria città.
Tutto questo dipende dagli amministratori pubblici, attuali e soprattutto futuri. Le prossime elezioni dovrebbero darci quelli giusti che non debbano mai dire, né pensare: ‘Che ci importa, tanto la nave non è nostra’ “.

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