di ROBERTO TALARICO
La nostra testata weboggi.it è stata una tra le poche, in questi ultimi tre mesi, a sottoporre all'attenzione dei lettori lo stretto legame sussistente tra inquinamento e Coronavirus, monitorando quotidianamente i siti istituzionali ed i dati forniti dall'Istituto Superiore di Sanità, dal CNR, dall'OMS, incrociandoli con i dati ISTAT, traducendo ricerche scientifiche accreditate ai fini di ricostruire un ragionamento logico e coerente in un mare di informazioni controverse.
Al contrario rispetto a quanto abbiamo fatto, l'argomento relativo alla maggior diffusione del virus nelle aree più inquinate del pianeta è stato trascurato o comunque trattato in modo superficiale o con sufficienza dalla stampa nazionale ed internazionale, che ha invece concentrato l'attenzione su problematiche oggettivamente meno rilevanti, talvolta in maniera ripetitiva e ridondante, senza tuttavia giungere dopo mesi di discussioni ed accesi dibattiti tra virologi ed epidemiologi ad una conclusione univoca.
Anche quando affrontato, l'argomento relativo alla correlazione inquinamento-Covid è stato riferito senza alcuna analisi accreditata, in modo distaccato e superficiale e ridotto a pochi minuti "di coda" sulle principali testate televisive, stampa e web.
Lo spazio riservato alla tematica in oggetto, su reti nazionali, è stato soltanto quello dedicato dal programma tv "Le Iene", in cui è stato intervistato il professore Alessandro Miani, presidente SIMA (Società Italiana di Medicina Ambientale), dalla trasmissione "Atlantide" su La7, in cui l'argomento è stato trattato dal biochimico Leonardo Setti dell'Università di Bologna, e sulle reti Rai, durante i programmi "Report", con un focus sull’inquinamento dovuto alla zootecnia, e da ultimo "Petrolio".
A mio avviso, se consideriamo che in oltre tre mesi di trattazione del tema "coronavirus" minuto per minuto, per oltre otto ore al giorno per canale di programmazione dedicata sulle prime dieci emittenti nazionali e, quindi, per un totale di quasi 10.000 ore di programmazione, il tema della correlazione tra Covid e Inquinamento sia stato trattato per un'oretta scarsa in tutto, l'attenzione prestata ad una ricerca così importante pare un po’ poca.
Si tratta dell'argomento che dimostra che le famose “patologie pregresse“, termine che abbiamo imparato ad usare come abituale, sono determinanti nel calcolo delle vittime PER coronavirus o DI coronavirus, ed in particolare il sud Italia e la Calabria contribuiscono a dimostrare che ad una scarsa diffusione di “patologie pregresse“ -che tradotto vuol dire che gli anziani meridionali non hanno il sistema polmonare compromesso dall’inquinamento- corrispondono probabilità elevatissime di sopravivere al coronavirus e per le altre fasce di età il fattore K, ossia l’indice del contagio, è infinitamente basso.
Allora la domanda che mi pongo è sempre la stessa: la narrazione sarebbe stata uguale se le zone critiche fossero state al sud?
Mi sento di dover fare i complimenti al servizio andato in onda nella trasmissione "Petrolio" (vedi video allegato), che riassume molto bene le numerose ricerche che la nostra testata ha trattato diffusamente sin dall'insorgere dell'epidemia, mettendo in risalto come la stretta connessione del diffondersi del Covid-19 con l'inquinamento spieghi la maggiore letalità verificatasi nelle zone del mondo maggiormente interessate dal fenomeno, come la Pianuna Padana nel nostro Paese.
Restiamo altresì in attesa di qualche ora dedicata all’argomento dai "big" dell'informazione: Porta a Porta, Di martedì di Floris, Otto e mezzo dell’inossidabile Lilli Gruber, Chi l'ha visto, Stasera Italia della Palombelli su Rete 4, Piazza Pulita di Formigli, Tg3 linea notte, Sky inchieste, etc.
Abbiamo sentito troppo da parte di giornalisti tuttologi, di virologi boriosi e ripetitivi, di conduttori ripetitivi e robotici, capaci di sfiorare il terrorismo sanitario mediatico, quasi da chiedersi se non vi siano i presupposti per il reato di procurato allarme.
Cari conduttori: dite la verità, perché la conoscete e vi state girando dall’altra parte.
La teoria riportata non è nè complottistica nè contro il mainstream, è solo un appello accorato finalizzato a dare un'informazione più dettagliata, più attenta, più ricercata, su un argomento di estrema importanza.
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