Il Ctu Daniele Menniti il 17 febbraio porterà avanti un ulteriore sopralluogo
10 febbraio 2023 20:38di STEFANIA PAPALEO
Incendio, omicidio colposo e lesioni personali colpose: l'indagine sul rogo mortale che, nella notte tra venerdì 21 e sabato 22 ottobre, ha distrutto un appartamento di via Caduti 16 marzo 1978, costando la vittima a tre giovanissimi fratelli, procede a ritmo serrato. Dopo un primo sopralluogo che ha permesso agli inquirenti di raccogliere indizi utili alla formulazione delle ipotesi oggetto del fascicolo, il Ctu della Procura, Daniele Menniti, il prossimo 17 febbraio tornerà sulla scena del crimine per eseguire "un secondo e ultimo sopralluogo" che possa aiutarlo a depositare una relazione quanto più chiara possibile per contribuire alla soluzione di uno dei casi più inquietanti scoppiati negli ultimi tempi a Catanzaro.
Al centro dell'inchiesta portata avanti dal sostituto procuratore Francesco Bordonali quelle fiamme che hanno segnato per sempre la vita di un'intera famiglia, la famiglia Corasoniti, con la morte di Saverio (22 anni), Aldo (14) e Mattia (12) e le ferite gravi lasciate sul corpo del capo famiglia, Vitaliano Corasoniti, della moglie, Rita Mazzei, e di altri due figli, Zaira Mara, di soli 10 anni, e Antonello, di 16 anni, rimasti intrappolati nel loro appartamento di un palazzone popolare di uno dei quartieri più difficili della città, dove, poche ore dopo, si è addirittura verificata una sparatoria tra rom, il cui collegamenti con il rogo mortale resta ancora oggi al vaglio della magistratura.
Ad affiancare il Ctu della Procura, venerdì prossimo, potrebbe esserci anche il perito di parte, il presidente dell'Ordine degli ingegneri, Gerlando Cuffaro, nominato dall'avvocato Francesco Gigliotti, che segue l'iter legale per conto della famiglia di Rita Mazzei e che, nell'immediatezza dei fatti, aveva spedito un'istanza al magistrato per chiedere approfondimenti investigativi ben precisi. Ed è proprio questo che sta facendo la Procura della Repubblica di Catanzaro, con l'ausilio dei carabinieri che non stanno lasciando nulla al caso per arrivare alla verità su un dramma che non può e non deve essere dimenticato da una città che quasi non avverte (o non vuole avvertire) il degrado ambientale che incombe su gran parte dei quartieri periferici a sud del capoluogo. Lì, dove uomini e donne come Rita e Vitaliano sono costretti a convivere non solo con l'abbandono strutturale di palazzi traballanti, ma anche con personaggi senza scrupoli, liberi di delinquere nell'indifferenza delle istituzioni che hanno permesso un vero e proprio assalto alla civiltà, voltando lo sguardo altrove.
E sembra che neanche la morte di tre giovanissimi fratelli con un futuro ancora tutto da vivere abbia dato una mossa reale a chi dovrebbe riportare ordine e sicurezza ai margini della città, restituendo un nome ai fantasmi che si aggirano tra le stradine dissestate dove tutto è possibile, anche prendere a bastonare minorenni che non si piegano alle regole criminali vigenti fuori e dentro le mura di quei palazzi dimenticati, proprio come accaduto ai figli di Vitaliano Corasoniti poco tempo prima del rogo mortale, quando le botte prese sotto casa li avevano fatti finire in ospedale, con tanto di denuncia sporta dal padre.
Il resto è tutto tristemente conosciuto.
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