Delle promesse elettorali, e dei continui annunci sulla centralità della sicurezza nell’azione di governo della maggioranza, purtroppo, ad oggi, non rinveniamo traccia. Infatti, oltre a non essere stati auditi in sede di predisposizione del DEF come tutti gli altri comparti, per il rinnovo contrattuale, scaduto ormai da due anni, non è stato previsto nessun finanziamento così come, a distanza di ben sette anni, sempre per mancanza dei fondi necessari a finanziarlo, ancora non viene convocato il tavolo per la definizione del primo contratto della Dirigenza del Comparto sicurezza,
difesa e soccorso pubblico. Ma che non sembra essere solo un problema di fondi ma anche di volontà concreta di riconoscimento della centralità della sicurezza nella propria azione di governo, lo dimostra il fatto che anche sui dossier del turn over (atteso che entro il 2030 ben 40.000 poliziotti degli attuali 95.000 in servizio cesseranno per raggiunti limiti di età, ovvero della previdenza dedicata, sui quali vi sono anche già dei finanziamenti (anche se non sufficienti a trovare la soluzione migliore..), non si riesce ad avere una convocazione per definire come investire queste somme per evitare che il sistema vada al collasso per mancanza di poliziotti ovvero per ridurre il grave danno previdenziale prodotto dal nuovo sistema contributivo che, per i poliziotti, risulta oltremodo penalizzante atteso che sono obbligati ad andare in pensione a 60 anni con un importo pari a poco
meno del 65% dell’ultimo stipendio.
Non solo. Nell’ambito del decreto di ricostruzione riguardo le regioni alluvionate, per finanziare i necessari interventi, al danno si è unita anche la beffa. In quel provvedimento, infatti, sono stati sottratti alla Polizia di Stato circa 200 milioni di euro provenienti dal FUG e destinati ad implementare l’assetto tecnologico ed informatico necessari nella lotta alla criminalità e nella gestione dell’ordine pubblico.
Il taglio di tali fondi - spiega Felice Romano, Segretario Generale del SIULP- porta con sé anche il danno di non poter più acquistare tutte le attrezzature tecnologiche (videocamere) previste e indispensabili per gli operatori di Polizia, perché imposte obbligatoriamente dalla riforma Cartabia, quando si assumono a SIT (Sommarie Informazioni Testimoniali) le persone informate sui fatti sui quali si indaga. Carenza questa che comporterebbe, secondo alcuni, il dover videoregistrare tali
operazioni di polizia giudiziaria con i telefonini personali dei poliziotti con il rischio che le stesse siano inficiate in sede di processo e gli operatori possono incorrere in comportamenti non previsti.
“Altrettanto importante la questione riguardante l’immigrazione. Per la stagione estiva le stime indicano un arrivo di almeno 40-60.000 persone. Numeri spaventosi che in questo momento le forze di polizia difficilmente potranno sostenere senza adeguati stanziamenti ad hoc e una precisa pianificazione che preveda i luoghi dove ospitare gli immigrati in attesa della conclusione delle procedure per accertare se possono o meno restare sul territorio nazionale. Una realtà insostenibile a livello di numeri vista la scarsità di personale, di fondi, visti i continui tagli e anche di strutture ricettive anche solo per regioni come Puglia, Calabria e Sicilia che si ritroveranno a dover reggere un tale impatto”.
“E per tale delicata questione si dovrebbe prevedere l’immediata assunzione per la sola Polizia di Stato di 2-3.000 unità specifiche per le attività peculiari del settore come identificazione, accoglienza, espulsione e rimpatrio oltre che intervenire con apposite norme per consentire modifiche alle procedure concorsuali e di raggiungimento delle qualifiche apicali che sono il riferimento indispensabile per il funzionamento del sistema”. “Facciamo dunque appello alla Premier Meloni affinché ascolti questi nostri gridi d’allarme ed intervenga immediatamente per le esigenze della Polizia di Stato per continuare nella gestione dell’immigrazione e nel contrasto al crimine. Occorrono risorse e, soprattutto, che quelle già stanziate non subiscano tagli perché, diversamente, c’è il rischio che il sistema vada in tilt e che non
si riesca più a gestire questa onda anomale di sbarchi.
“Ma anche per arginare - conclude Romano - una grave disaffezione è uno scoramento totale che sta prendendo sempre più piede in tutti gli uomini e le donne in uniforme del nostro Paese”.
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