Rotary Club Catanzaro: un convegno per rileggere il rapporto tra scienza, fede ed etica

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Da sinistra: Marisa Macrina, Alberto Scerbo, Ferdinando Saracco, Aida Bianco, Fabio Scavo

  03 dicembre 2025 11:07

di IACOPO PARISI

Il legame tra fede e scienza continua a sollevare domande cruciali per la società contemporanea, soprattutto quando entra nel campo della salute, dell’etica e della responsabilità pubblica. Da questa consapevolezza prende forma il convegno promosso dal Rotary Club Catanzaro nell'Aula Sancti Petri di Via Arcivescovado, un’occasione in cui professionisti e accademici hanno esplorato come questi due ambiti, spesso percepiti come distanti, possano dialogare e integrarsi.

A introdurre i lavori è stato Ferdinando Saracco, Presidente del Rotary Club Catanzaro, che ha ricordato come il rapporto tra scienze e fede sia radicato in una storia in cui sacerdoti e studiosi coincidevano, rendendo evidente che l’opposizione tra i due saperi è in larga parte moderna. Saracco ha posto l’accento sulle professioni sanitarie, oggi chiamate a conciliare competenze tecniche, dimensioni valoriali e sensibilità personali: “La fede resta un riferimento, ma al tempo stesso è necessario credere nella scienza, nel metodo e nel progresso”.

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La moderazione dell’incontro è stata affidata a Fabio Scavo, Prefetto e Presidente della Commissione Immagine Pubblica del Club, che ha evidenziato come il concetto di dicotomia tra fede e scienza sia spesso fuorviante. “In fondo, c’è una forma di fede anche verso la scienza stessa: basti pensare al periodo pandemico e alla fiducia riposta collettivamente nella ricerca e nelle evidenze scientifiche”, ha osservato.

Aida Bianco, Ordinario di Igiene Generale e Applicata all’Università “Magna Graecia” di Catanzaro, ha posto al centro del suo intervento la prevenzione come fulcro di una società moderna e responsabile. Non un’attività accessoria o un insieme di procedure tecniche, ma un processo etico che coinvolge l’intera collettività e che mira a produrre salute prima ancora che a curare la malattia. La medicina preventiva, nella sua visione, richiede di considerare la salute come un benessere globale – fisico, mentale e sociale – che si costruisce partendo dall’individuo per generare effetti positivi sulla comunità. In questo percorso è decisivo instaurare nel paziente una consapevolezza autentica: comprendere come le proprie scelte quotidiane, dai comportamenti ai piccoli gesti di cura, contribuiscano al proprio stato di salute e, di riflesso, al benessere collettivo.

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Marisa Macrina, Presidente della Commissione Salute Materna e Infantile del Rotary Club Catanzaro, ha portato una testimonianza profondamente personale, maturata in anni di lavoro nell’emergenza medica e in particolare nel delicato ambito della donazione degli organi. Il suo intervento ha restituito l’essenza di una professione che ogni giorno si muove sul confine sottile tra vita e morte, dove le decisioni devono essere rapide, ma sempre radicate in un principio imprescindibile: la tutela della dignità umana.

Nel racconto di Macrina, la dignità non è un concetto astratto, ma la pratica quotidiana di trattare ogni persona allo stesso modo, senza distinzioni di condizione sociale, provenienza o storia personale. È la regola non scritta che guida l’intero gruppo di lavoro dell’emergenza e che dà senso alle ore più difficili. E in quelle stesse ore, ha spiegato, spesso arriva un semplice “grazie” da parte del paziente: un gesto minimo, ma capace di dare valore all’intera giornata e di restituire l’arricchimento personale che solo questo mestiere può offrire.

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Alberto Scerbo, Ordinario di Filosofia del Diritto all’Università “Magna Graecia” di Catanzaro, ha proposto una riflessione più ampia sul modo in cui scienza, filosofia e religione possono interagire nella costruzione del pensiero contemporaneo. Il suo intervento ha richiamato l’attenzione sulla necessità di superare le contrapposizioni rigide tra saperi diversi, evidenziando come, nella storia, questi ambiti abbiano spesso dialogato e contribuito insieme alla formazione delle società e dei loro valori. Scerbo ha sottolineato l’importanza di recuperare una visione integrata dell’individuo, non come entità isolata ma come parte di una comunità. Le scelte di ciascuno, ha osservato, hanno inevitabili ricadute sugli altri, e questa consapevolezza deve tradursi in comportamenti responsabili, in una maggiore coerenza tra idee e azioni, e in una rinnovata attenzione al bene comune.


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