di ALFONSO SCIANGULA*
Si balla al ritmo delle campane a morto a seguito dell’ennesimo sfiancante stillicidio di fumate nere sulla pelle della buona sanità. Si continua a ripetere che, andrà meglio quando l’unica cosa che andrà meglio, via, in questo momento sembra solo la roba che ognuno di noi tiene negli armadietti pronti a essere svuotati. Si continua a sperare nel buon senso di soggetti che invece perseverano nell’assenteismo. Chi controlla i loro cartellini? Assistiamo ormai giornalmente al grottesco gioco delle parti fatto di iniziative, tavoli tecnici, riunioni che puntualmente danno esito negativo. Onesti rappresentanti che vengono giornalmente respinti dalle istituzioni. A chi giova tutto ciò? Al momento sappiamo a chi non giova: ai pazienti in lista d’attesa, ai lavoratori in speranzosa trepidazione, ai professionisti che vedono cancellati anni di duro lavoro, sacrificio, studio. Chi continua imperterrito a perseverare nel suo operato che sembra solo distruttivo fa duro lavoro, fa sacrifici, studia costantemente? Probabilmente si ma non si vedono obiettivi. Il muro non è di gomma ma di piombo. Non sta morendo la sanità, sta morendo la democrazia intesa come confronto costruttivo tra le parti. La democrazia territoriale che dovrebbe essere la base della democrazia globale. La democrazia in toto è fragile perché le fondamenta sono d’argilla. Si interrompe un servizio senza il cosiddetto piano B; a nessuno importa se si sia organizzata una alternativa. Per questo tutto ciò, tutta la vicenda, presenta note di oscure e inintellegibili pretestuosità. La Politica, lo Stato, gli organi di controllo preposti evidenziano la loro manifesta inadeguatezza; chi per presa di posizione chi per incapacità nello scardinare la penosa azione persecutoria.
In questa vicenda è palese una assoluta assenza dello Stato nel controllo di organi a loro volta controllori; in Italia chi gestisce? E’ quello che non si capisce; per questo rimaniamo impantanati nelle sabbie mobili di una burocrazia che porterà l’Italia intera alla stregua dei paesi del terzo mondo. E’ se fosse questo l’obiettivo. A chi fa gola una sanità da terzo mondo? Ai i predetti danzatori. In questo drammatico contesto continuano a emergere risolutori di problemi che si pongono come alternativa allo stato attuale. La macabra danza intorno al morto. Dove erano quando si discuteva, quelle volte alla pari, di buona sanità? Più comodo adesso presentare con chirurgica tempistica antiche rivendicazioni mai risolte per motivi anch’essi sconosciuti ai più. Rivendicazioni auspicate da più parti, anche dalla attuale morente. Non sarà, se ciò dovesse accadere, il tanto sperato fallimento del S.Anna. Sarà il fallimento dell’intera sanità. Sarà il fallimento dell’intera classe politica. Sarà il fallimento dell’intera classe sociale. Sarà il fallimento di tutti coloro che nel silenzio hanno decretato. Sarà il prosperare della navigazione a vista. Medioevo. A quanto pare è ciò che si desidera; troppo comodo lavorare per obiettivi: andiamo dove ci porta il vento. Il popolo vuole ciò? Suonino le campane a morto: in tanti preparino l’abito nero da cerimonia, in tanti attendano il sacerdote che dia l’estrema unzione, in tanti innaffino fiori da poi deporre. Ettore combatte’ con coraggio ma alla fine fu trafitto e, benché martoriato, gli fu concesso l’onore delle armi. In quanti, in questa vicenda, offriranno l’onore delle armi? In quanti e soprattutto Chi si asterrà dal trafiggere? Vedo invece tanta gente che si volta dall’altra parte. Suonino le campane a morto ma il Requiem non è ancora finito.
*CARDIOCHIRURGO SANT'ANNA HOSPITAL
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