di GABRIELE RUBINO
La decisione era nell'aria, ora è stata formalizzata con un atto ufficiale. L'Asp di Catanzaro non sottoscriverà, almeno per ora, il contratto con la clinica Sant'Anna Hospital relativo all'anno 2020. A pesare come un macigno c'è l'inchiesta 'Cuore Matto'. Del resto l'accreditamento firmato tempo fa dal commissario ad acta Guido Longo non era di per sé vincolante nei confronti dell'Asp, a cui rimaneva margine decisionale per la sottoscrizione del contratto con cui si remunerano le prestazioni effettuate per conto del servizio sanitario regionale. Lo scorso 2 marzo il Tar con un'ordinanza aveva comunque intimato all'Asp di decidere entro sessanta giorni se firmare o meno, nominando preventivamente in caso di inerzia un commissario ad acta. Pur se quella decisione è stata poi impugnata innanzi al Consiglio di Stato, l'Asp - con la delibera dei commissari prefettizi- ha espresso la sua volontà: niente firma. Una decisione che vale all'ingrosso 29 milioni di euro, infatti a tanto ammontava il tetto di spesa regionale assegnato alla casa di cura catanzarese per l'anno scorso.
Nella decisione, firmata dalla terna prefettizia, si ripercorre la lunghissima vicenda burocratica sull'accreditamento fra i verbali della commissione interna dell'Asp e poi dell'Ota. Ma quello che ha inciso sono stati gli atti dell'indagine nei confronti della clinica, riprodotti nella delibera. Questi alcuni passaggi riferiti alla struttura privata: "induceva in errore l'Asp di Catanzaro circa l'effettivo funzionamento della unità di terapia intensiva coronarica e la concreta erogazione delle relative prestazioni sanitarie, così procurandosi un ingiusto profitto, con pari danno per l'Asp di Catanzaro, che sulla scorta delle false attestazioni contenute nelle SDO (Schede di dimissioni ospedaliere), quantomeno relative a n. 778 pazienti, elaborava DRG nei quali venivano riconosciute e liquidate dal predetto ente in ragione del volume di prestazioni sanitarie UTIC fittiziamente manifestato da Villa Sant'Anna S.p.a". Inoltre, si precisa "stante, tra l'altro, la mancata operatività dell'UTIC, ribadita per tutto l'anno 2020 dai documenti sopra richiamati, non può, in ogni caso procedersi alla stipula del contratto". Il sequestro originario della Procura ammontava a circa 10,5 milioni di euro, di cui 5,2 milioni di rimborsi per i ricoveri 'in sovrannumero grazie all'indebito utilizzo dei posti letto UTIC per degenza ordinaria', 3,3 di funzioni non tariffabili relative all'annualità 2016 e 2 milioni per il ricalcolo della redistribuzione della premialità per la riduzione della mobilità passiva. Più tardi il Riesame ha dissequestrato 7,5 milioni dei 10,5 totali.
In definitiva, non si può stipulare il contratto "sino al completo chiarimento della situazione ancora sub judice, al fine di non perpetuare un eventuale, ulteriore, gravissimo danno economico-fiananziario all'Asp di Catanzaro e al Servizio Sanitario della Regione Calabria". Con il 'no' dell'Asp sul contratto 2020, appare parecchio difficile la stipula per quello dell'anno in corso.
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