di NICOLA SABATINO VENTURA
Il 2011, a gennaio, il sindaco di Catanzaro, On Rosario Olivo e il compianto Arcivescovo Antonio Ciliberti, inauguravano la “nuova” villa Margherita (Trieste).
A 130 anni dalla sua apertura, l’amministrazione Comunale riconsegnava ai cittadini il polmone verde del centro storico, nella sua recuperata, in gran parte, bellezza e fruibilità.
Era stata, infatti, completata la vasta opera di riqualificazione del Parco Storico voluta dall’Amministrazione Olivo (cinquecentomila euro di spesa) con gli interventi sulla pavimentazione e proseguita con l’arredo, con l’integrazione della macchia mediterranea, il parco giochi di qualità, e il Palco della Musica, l’elemento centrale del corposo intervento: è un chiosco ottagonale, realizzato in gran parte in fusione di ghisa con copertura in policarbonato opale e parapetti perimetrali e di ingresso. È corredato con mensole d’illuminazione, lampadario centrale interno e due statue in bronzo posizionate all’ingresso con lampade a torcia. Può ospitare dodici elementi d’orchestra. L’opera è frutto del genio e della professionalità della “NERI”, una delle ditte che meglio rappresentano l’eccellenza italiana nel mondo. La NERI ha anche fornito gli elementi di arredo, di altissimo livello, il cancello d’ingresso da viale dei Normanni, il chiosco-bar, le panchine, i leggii per le piante, le bacheche, i cestini gettacarte, i posaceneri.
La riqualificazione del 2011 ha, dunque, riguardato importanti interventi sul patrimonio naturale della villa, con le integrazioni necessarie.
È ora in corso, a villa Margherita, un altro cospicuo intervento progettato e appaltato dall’Amministrazione Comunale del Sindaco Nicola Fiorita, che utilizza un finanziamento di un milione di euro ottenuto dalla precedente Amministrazione Abramo. Sono certo, per come ho potuto leggere dalle notizie stampa, dell’alta qualità dell’operazione, che contribuirà molto a raccordare un proficuo rapporto della villa con i cittadini, e soprattutto con i giovani, che da tempo si è andato perso.
Sono, anche, sicuro che le preoccupazioni, le considerazioni, i suggerimenti che in tanti in questi mesi hanno ritenuto di offrire all’Amministrazione Comunale, fra gli altri la prestigiosa professoressa Maria Adele Teti, lo storico professore Piero Bevilacqua e Italia Nostra, saranno tenute nell’alta considerazione che meritano.
Mi permetto di chiedere al sindaco Fiorita di valutare la possibilità di avviare un virtuoso percorso volto alla realizzazione di un museo nella città capoluogo di regione. Ciò potrà essere possibile in considerazione che proprio in villa Margherita esiste il Museo Provinciale, sede d’importanti reperti e collezioni, in particolare di monete. Il Museo Provinciale è adiacente all’ex caserma dei carabinieri che ha, da tanti anni, la quasi totalità degli ampi locali non più utilizzati. Nell’area del Catanzarese, negli anni, anche di recente, sono rinvenuti numerosi e importanti reperti risalenti alla Magna Grecia, all’epoca Romana e al Medioevo, che attualmente sono sparsi in altri musei o conservati in locali “magazzino” e che potrebbero, finalmente, trovare posto in città. A Catanzaro città capoluogo di regione, non potrà essere negato un museo statale.
Villa Margherita, per come spesso viene ricordato, è stata progettata da due importati architetti del IXX secolo, Enrico e Federico Andreotti, insieme a un famoso progettista di giardini nei parchi (percorsi, flora, aiuole, ecc.) quale è stato l’ingegnere e agronomo svizzero Heinrich Fehr.
Per questi illustri personaggi propongo che in villa Margherita sia realizzata una targa ricordo a memoria storica.
Ci sono anche altri personaggi che hanno svolto nella villa, per trentacinque anni, un ruolo, un lavoro quotidiano essenziale, affascinante e romantico; sono lo storico e mitico custode, Antonio Iiritano e la moglie Rosa Caroleo, ma, anche, i loro cinque prestigiosi figli. Antonio fu, dal 1930 al 1965, il depositario difensore della villa.
Antonio e la custode, aggiunta di fatto, Rosa, curarono, difesero e incentivarono la villa: l’amarono e ne furono gelosi protettori come se fosse una loro preziosa creatura. Il ruolo di custode, infatti, fu svolto ben al di là dei doveri d’ufficio. La famiglia Iiritano visse in villa, nella casa sotto la rotonda, per trentacinque anni, sino al pensionamento di Antonio, 1965. Subito dopo la vecchia casa del custode venne demolita per recuperare spazio al tracciato di viale dei Normanni.
In un ardente e commovente libretto, titolato “Una piccola Versailles”, scritto da componenti della famiglia Iiritano/Rechichi, si legge in “toccante poesia” la storia dei Iiritano custode e dei loro figli tutta vissuta in villa sino agli anni ’60 del secolo scorso. È un libretto di cui consiglio la lettura.
Il nipote di Rosa e Antonio, il valente medico oculista Miguel Rechichi, ha scritto, qualche anno fa, la loro storia in una pregevole nota stampa.
Rosa e Antonio Iiritano ebbero cinque figli che vissero dalla nascita e per tutti gli anni giovani nella casa in villa Trieste, Vissero a contatto con la natura. Anche loro contribuirono a rendere accattivante quel luogo molto significativo per ogni catanzarese.
Qui voglio, molto brevemente, raccontare dell’impegno straordinario profuso da Rosa e Antonio verso i cinque figli. Una volontà di riscatto sociale, che ottennero per i loro amati figli. Antonio e Rosa vivevano di un solo modestissimo stipendio, peraltro in anni difficili. I figli, due maschi e tre femmine, nati dalla metà degli anni ’30 e durante la seconda guerra mondiale, vissero prevalentemente tutta la giovinezza in anni particolarmente disagevoli. Ma i Iiritano, tutti, con tenacia e valore, nella più totale onestà e correttezza, vinsero la battaglia della vita. Rosa e Antonio fecero studiare i figli, tutti, sino al massimo grado, la laurea (cosa a quel tempo quasi impossibile per una famiglia in condizione economiche meno che modeste. Per le donne, anche di famiglie agiate, per scelte culturali, all’epoca la laurea era una chimera). Un figlio divenne un qualificato dirigente dell’Amministrazione Provinciale di Catanzaro, un altro dirigente medico ortopedico, due delle donne, medici: una primaria in Fisiopatologia Respiratoria e un’altra dirigente medico presso Il Centro Trasfusionale; tutti e tre a tempo pieno all’ospedale Regionale Pugliese di Catanzaro. L’altra sorella è stata docente nelle scuole superiori di storia dell’Arte.
È una pagina di storia splendida di una coppia di sposi, Rosa e Antonio Iiritano, che con sacrifici enormi onorarono molto, al di là di ogni immaginazione, Catanzaro, diedero 5 alte qualità, prestigiosi professionisti alla comunità cittadina.
Propongo alla provata sensibilità del sindaco Fiorita, che il giorno della inaugurazione della “nuova” villa Margherita, inviti i fratelli Ediolinda e Gidio Iiritano. Sono altresì certo che l’Amministrazione Comunale di Catanzaro vorrà onorare, in modo significativo, con un’apposita iniziativa, le splendide figure di Rosa e Antonio Iiritano.
* Già assessore comunale
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