di Salvatore Belfiore
"Già circolavano le prime immagini sui social di agnellini e capretti felici che si auto consideravano “salvi”, vista la situazione del blocco collettivo di tutte le attività di ristorazione causa emergenza sanitaria da covid 19. Ma ecco la Coldiretti e varie associazioni di categoria degli allevatori italiani, insorgere, emettendo addirittura un “appello a tutti gli Italiani”, in merito alla necessità inderogabile di continuare a comprare i poveri animaletti trucidati per l’occasione, anche e soprattutto in questo periodo in cui siamo tutti agli “arresti domiciliari” Condizione questa, che oltre a renderci molto pensierosi e instabili a livello emotivo, aveva anche iniziato a seminare dei dubbi, in molti di noi, circa l’attuale consumo di carne e pesce …
Si perché molti stanno “leggendo” la situazione pandemica, come un chiaro segnale da parte del nostro Pianeta di dare uno scossone alle nostre coscienze e rivedere, magari, tutte le nostre abitudini di vita e quindi alimentari. Si dibatte molto, adesso, online (unico posto rimastoci…), circa l’opportunità di mantenere attive tutte le strutture di allevamento intensivo e macellazione di animali, sia perché si evoca sempre più l’immagine dei mercati di animali vivi cinesi dai quali, molti pensano sia partito il Covid 19, sia perché si sta realmente iniziando a considerare l’essere umano sempre più inserito in un sistema-pianeta che nulla a che vedere con le fredde logiche di mercato o economiche. Risulta quindi chiaro, che l’opportunità di richiedere e comprare, come nulla fosse successo, i piccoli di appena 40 giorni di agnello o capretto, proprio durante questo tristissimo e avvilente periodo socio economico, ai più sembrava improponibile. Ma ecco che la Coldiretti rispolvera addirittura concetti di “campanilismo alimentare” e invita gli italiani ad esigere e preferire solo agnelli e capretti italiani, magari da filiere locali, per evitare di preferire quelli esteri a un prezzo più basso!…Forse la Coldiretti non è a conoscenza che milioni di italiani sono stati impossibilitati a lavorare, a causa delle imposizioni governative previste dai molti decreti restrittivi e che, nonostante ciò, ognuno nella propria dimora, continui a ricevere bollette, rate di assicurazioni etc che dovranno essere onorate... Noi crediamo assolutamente sconveniente e inopportuno questo richiamo di spesa ad acquisti di carne macellata, in un momento talmente delicato, che oltre a rappresentare ancora nel 2020 un’aberrazione in termini etici e morali, proprio in questo momento rappresenterebbero uno spreco di denaro liquido, che molti non hanno già più.
Addirittura la C.I.A, vaneggiando in modo alquanto delirante a nostro avviso , si riferisce alla macellazione come UNICA SOLUZIONE, per salvaguardare le vite degli animali (il mantenimento delle specie ovine e caprine italiane, che altrimenti, dicono, scomparirebbero dal Pianeta…) e proteggere la figura del pastore destinata a eclissarsi. Cito un trafiletto di un’allevatrice intervistata dal portale del “gambero rosso”, che si fa portavoce delle istanze della categoria: “Mangiarli significa salvarli(…) “La gente è affezionata alla foto dell’agnellino indifeso, ma il più delle volte giudica senza sapere”. Ripete Cinzia, che spiega: “Sicuramente nelle foto che vedo girare nei social, gli agnelli hanno pochi giorni (quindi smuovono maggiormente le coscienze), noi invece macelliamo solo dopo i sessanta giorni”. E il tema della macellazione è un discorso a parte, Cinzia si sta infatti muovendo per un macello mobile grazie al quale gli agnelli non devono spostarsi dal loro territorio. Anche questo si traduce in “benessere degli animali”. “Poi queste persone non capiscono che io amo quanto loro, se non di più, i miei animali e che mangiarli, per me, significa salvarli: l’unico modo per salvare questa specie a rischio estinzione è farla conoscere attraverso la cucina. Ditemi di cosa mi devo sentire in colpa?”… La morte cruenta di cuccioli di un’altra specie viene presentata come uno strumento di salvezza, addirittura, per l’animale (?!), ma soprattutto come unica e sola possibilità di gestire il fenomeno? Noi, invece, siamo sempre più convinti che questa disumana pratica gastronomica, spacciata per rispetto di tradizioni religiose, (che sembra vengano rispolverate solo per fini culinari, ma quasi mai per ottemperarne invece, le radici spirituali e di precetto comportamentale umano…) finiranno. Già il consumo e la richiesta di questo tipo di carne, rispetto ad anni fa, è già in netto calo e ci auguriamo che le coscienze dei nostri conterranei, spinti anche dalle tasche più vuote che questa emergenza sanitaria ha generato, spingano i calabresi a preferire una “tiana” con sole verdure, quelle tradizionali si, e dal sapore e gusto ugualmente buonissimo, ma senza carne di innocenti e giovani vite di agnelli o capretti trucidati all’occorrenza.
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