'Salviamo il servizio sanitario pubblico e nazionale', la mobilitazione dell'intersindacale in Calabria

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  16 giugno 2023 21:22

La Calabria risponde presente all’iniziativa voluta, a livello nazionale, dell’intersindacale dei medici per salvare il servizio sanitario nazionale. Decine e decine di manifestazioni in tutto il Paese a difesa della sanità pubblica, per creare migliori condizioni lavorative ai medici sempre più in fuga e costretti a turni massacranti con scarni riconoscimenti, anzi in balia di minacce, aggressioni e provvedimenti disciplinari. A Rende, nella giornata di ieri, le organizzazioni sindacali calabresi hanno fatto sentire la propria voce.

GLI EFFETTI DEL COVID SUL SERVIZIO SANITARIO

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Per il segretario regionale dell’Anaao Assomed Luigi Ziccarelli: “Il COVID ha accentuato le fragilità del SSN. La carenza strutturale dei pronto soccorso al pari della carenza del personale non ha retto alla forza d'urto della pandemia, soprattutto perché mancava lo sbocco dai pronto soccorso. Mancavano, cioè, i posti letto drammaticamente persi perché ce ne siamo accorti in questa occasione: 80000 posti letto in meno negli ultimi venti anni. Come sarebbe andata se invece fossero stati disponibili? Che dire poi della mancanza cronica di condivisione programmatica tra ospedale e territorio che poteva tornare utile per i pazienti che avevano superato la fase critica. Potevano essere dimessi ma senza sapere dove inviarli per il prosieguo della fase post covid. Malgrado ciò la spesa sanitaria in Italia resta sotto la media europea: - 2031 euro pro-capite in meno rispetto alla Germania e -1171 euro rispetto alla Francia”.

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I DEVASTANTI NUMERI SULLA INESORABILE FUGA DEI MEDICI

La professione è sempre meno attrattiva. Giorgio Ferrara (Cimo-Fesmed) ha ricordato alcuni numeri: “Il 72% dei medici è pronto a scappare all’estero (mille all’anno), nel privato, nelle cooperative e in pensione (12 mila all’anno) e per chi rimane la situazione è sempre più drammatica; le condizioni di lavoro negli ospedali sono insostenibili e incentivano una fuga ormai inarrestabile del personale sanitario, fuga che crea inevitabilmente dei vuoti di organico che non si riescono a colmare. Le conseguenze ricadono anche sui cittadini costretti ad attese infinite”. Ferrara ha ricordato che i medici subiscono “circa 35 mila conteziosi all’anno, 100 denunce in media al giorno, 2500 casi di violenza, aggressione e minacce. Il 73% dei medici lavora più di 38 ore settimanali”.  Per la Cimo-Fesmed : “Occorrono investimenti seri, concorsi a tempo indeterminato, eliminare il tetto di spesa, contratti di lavoro migliori, clima più sereno senza denunce, provvedimenti disciplinari”.

LA PRIMA LINEA DELL’EMERGENZA URGENZA SEMPRE PIU’ IN AFFANNO

La prima linea è rappresentata dall’emergenza urgenza. Domenico Minniti, segretario regionale e vicepresidente nazionale dell’Aaroi Emac, ha detto: “Dal 2010, con un'analisi prospettica pubblicata sul Sole 24Ore Sanità, ANAAO-ASSOMED mette  in guardia sulla possibilità che entro 10 anni, non apportando i dovuti correttivi, le strutture pubbliche si sarebbero svuotate di professionisti. Nel 2020, esplode il Covid e trova il SSN esattamente nelle condizioni a suo tempo previste, peggiorando uno scenario già al limite del compenso. Dal 2016 AAROI-EMAC denuncia la carenza di Medici Anestesisti Rianimatori per garantire la sola attività di Emergenza/Urgenza. Un gap quantificabile in 4000 unità a livello nazionale, 100 delle quali nella sola Calabria. Un deficit colmato dai Medici Anestesisti Rianimatori con senso di appartenenza al Servizio Pubblico e di responsabilità, attraverso prestazioni aggiuntive, ferie non godute, eccedenza oraria e stress lavoro-correlato all'inesistente benessere organizzativo che ha comportato la fuga dei Medici dagli ospedali. I Dipartimenti di Emergenza (Anestesia e Rianimazione, Pronto Soccorso, 118) sono stati quelli che hanno pagato il tributo più pesante. Quindi nessuno dei decisori politici si azzardi a sostenere di non essere stato, nel tempo, sufficientemente informato, dell'allora incipiente catastrofe cui ora si è giunti.

I SERVIZI FARMACEUTICI E LE OCCASIONI CON IL PNRR

Giuseppe De Marco in rappresentanza di FASSID (AUP, AIPAC, SIMET, SNR, SINAFO) ha affermato “l'indirizzo del PNRR è di un forte investimento sull'assistenza territoriale, con le case della salute e la farmacia dei servizi. Tuttavia leggendo il DM 77/2022 relativo agli standard per la riorganizzazione dell'assistenza territoriale SSN, nemmeno una parola è spesa per i Servizi farmaceutici territoriali e per le annesse farmacie distrettuali, guidate da dirigenti farmacisti, che erogano tra l'altro l'assistenza protesica, farmaci per malattie rare, farmaci ad alto costo,  di fascia H, soggetti a monitoraggio e/o piano terapeutico oltre a svolgere un ruolo di vigilanza e controllo sulle farmacie convenzionate. Ancora una volta una opportunità mancata per rinsaldare il governo della spesa farmaceutica, legittimare ruolo e funzioni di strutture  di fondamentale importanza per il cittadino e per sostenere la sanità pubblica”.

L'AUTONOMIA DIFFERENZIATA 

Un altro tema caldo, quello dell’autonomia differenziata e dei suoi potenziali effetti sulla sanità, è stato affrontato da Francesco Masotti della Cgil: “Il tema della difesa e del rilancio del Servizio Sanitario Nazionale, pubblico e universale e del diritto alla salute sancito dalla Costituzione italiana, è strettamente connesso a quello della cosiddetta autonomia differenziata e dello stravolgimento della Repubblica parlamentare. Per questo abbiamo intrapreso un percorso di mobilitazione che coinvolga cittadini ed associazioni proprio a difesa del diritto al lavoro, all’istruzione, alla salute. E chi meglio dei cittadini e degli operatori sanitari calabresi può dare un giudizio compiuto sugli effetti del regionalismo differenziato. Di fatto, dalla modifica del Titolo V della Costituzione nel 2001 abbiamo in Italia 20 diversi Sistemi Sanitari Regionali, con conseguenze nefaste in particolare per la sanità della Calabria, che già a distanza di 10 anni dalla regionalizzazione della sua sanità è piombata all’interno di un pesantissimo piano di rientro dal debito sanitario, con ricadute negative in termini di blocco delle assunzioni e di mancate risposte ai bisogni di salute dei cittadini.Ad oggi siamo all’attuazione del quinto Programma Operativo da quando la Regione Calabria è in regime di commissariamento, senza alcun risultato concreto stando a quanto certificato dal sistema di monitoraggio dei Livelli essenziali di Assistenza, dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, dalla Corte dei Conti e da organismi indipendenti come la Fondazione GIMBE”.

IL DRAMMA DEL DE-FINANZIAMENTO DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE E REGIONALE

Il cronico sottofinanziamento è stato denunciato da Roberto Siciliano della Uil Fpl: “Nell’ultimo Def è sì aumentata il fondo sanitario rispetto all’anno precedente, nel triennio 2024-26 è previsto una crescita dello 0,6%. Tuttavia, con un tasso di crescita così basso e sapendo come sono aumentati i prezzi delle materie prime, dei farmaci, dei dispositivi medici e delle altre tecnologie in ambito sanitario vuol dire definanziare il nostro sistema sanitario. Noi in Europa siamo agli ultimi posti, sia sulla spesa sanitaria in rapporto al Pil sia per i valori pro-capite. Non spendiamo nel comparto sanitario come nelle altre democrazie avanzate. La Calabria è un malato cronico da questo punto di vista con taglio di posti letto, tempi di attesa infiniti senza dimenticare la fuga dei medici in massa”.

RISCHIAMO IL BURN-OUT

Robert Tenuta responsabile regionale settore Dirigenza Sanitaria ( biologi, chimici, fisici, farmacisti e psicologi) dell’Anaao ha detto: “Questa manifestazione nazionale è stata organizzata in difesa del diritto alla salute e del SSN. Al governo chiediamo più assunzioni perché non ce la facciamo più a fare turni massacranti. Rischiamo il burn-out quotidianamente! C’è un gap fra gli over 55 e i colleghi con meno di 5 anni di servizio. C’è proprio un vuoto e ci accorgeremo fra 10 anni. Il  blocco delle assunzioni ci ha penalizzato tantissimo. Dobbiamo evitare la fuga dal pubblico. Chiediamo condizioni di lavoro migliori”. All’evento hanno partecipato diversi rappresentati di associazioni e dirigenti medici e sanitari.

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