L'azienda ospedaliera attiva il recupero crediti da 4,6 milioni nei confronti della Casa di Cura per vecchie forniture di sangue ed emocomponenti. Gli atti della passata gestione mandati alla Procura della Corte dei Conti
14 agosto 2020 12:42di GABRIELE RUBINO
Una storiaccia di sangue e soldi. Non è un romanzo, ma poco ci manca. Gli ingredienti sono: una sentenza di quasi otto anni fa, e poi i carteggi e la transazione che 'ribalta' quasi tutto. E siamo a sei anni fa. Nel frattempo i protagonisti, il ‘Pugliese-Ciaccio’ di Catanzaro e Sant’Anna Hospital dall’altro, sono diventati rispettivamente l’ospedale di riferimento dell’area centrale della Calabria e una clinica privata definita ‘un’eccellenza’. Ma gli attuali vertici dell’azienda ospedaliera si sono accorti che i conti non tornavano e così hanno deciso di tirare fuori carte scottanti che ormai si erano impolverate nei cassetti. Per la vendita del ‘sangue’ e degli emocomponenti (che servono alla clinica per le sue attività 'core'), chiedono la bellezza di 4,6 milioni di euro, di cui Sant’Anna Hospital sarebbe debitrice. "Nonostante regolare fatturazione e reiterate richieste di pagamento, la Casa di Cura non ha regolarmente effettuato i dovuti pagamenti", si legge nella delibera, appena firmata dal commissario Giuseppe Zuccatelli, con cui viene azionato il recupero del credito. Tanto per non farsi mancare nulla, gli atti sono stati trasmessi alla Procura regionale della Corte dei Conti che valuterà eventuali danni erariali. E quindi, della storia ci sarà sicuramente una seconda parte.
LA COVENZIONE DEL 2012- Come si è arrivati a tutto questo? Gli intrecci sono complicati e la successione degli atti mettono a dura prova le capacità di ricostruzione di un buon avvocato. Tornando indietro nel tempo, ospedale e clinica sottoscrivono fra loro una convenzione sulla somministrazione degli emoderivati l’8 ottobre 2012, valida retroattivamente da gennaio dello stesso anno. Rispetto al precedente accordo (e si deve risalire addirittura al 1996) per il calcolo degli importi dovuti si applica la maggiorazione del 20% non più sull’intero fatturato come avvenuto in passato, ma solo sulla fornitura di unità di sangue ed emocomponenti e di plasma inattivato. Ciò ha sicuramente determinato una sensibile “riduzione” degli oneri in capo alla “somministrata”, cioè la clinica. Altro aspetto dall’interpretazione controversa era la ricomprensione o meno dei servizi di analisi connessi alla fornitura, che per la clinica erano inclusi nel prezzo.
LA SENTENZA CHE DA' RAGIONE AL PUGLIESE E LA SUCCESSIVA TRANSAZIONE 'PIU' FAVOREVOLE' A SANT'ANNA HOSPITAL- A latere delle convenzioni viaggiava poi la questione dei (mancati) pagamenti. Il Pugliese aveva ottenuto un decreto ingiuntivo, nel 2007, da 3,2 milioni di euro per la fornitura di sangue nel periodo compreso fra il 2000 e il 2006. Si arriva davanti ad un giudice. Il Tribunale di Catanzaro riconosce le posizioni dell’azienda ospedaliera con sentenza pubblicata il 6 novembre del 2012. Fra le altre cose, respinge le tesi della clinica privata sulla ricomprensione dei servizi di “prove e controlli” e “consulenze trasfusionali” nel calcolo degli importi per la cessione di emoderivati. La sentenza favorevole può valere al Pugliese oltre 2,5 milioni di euro, oltre interessi al tasso di mora commerciale (appunto gli oltre 4,5 milioni). Ma non si va avanti. Fra azienda pubblica e clinica privata va avanti un lungo carteggio da cui scaturisce prima una pre-intesa nel 2013 e poi una “scrittura privata di transazione” stipulata dall'allora Ad del Sant'Anna Hospital e dal Dg pro tempore del Pugliese. Nella 'transazione" cambiano le carte in tavola. Il valore residuo del credito del 'Pugliese', nonostante la sentenza favorevole del Tribunale e alcuni pagamenti effettuati, scende a 1,2 milioni di euro per tutte le annualità pregresse e si concorda una rateizzazione del debito, senza applicazione di interessi di sorta, disponendo perciò di procedere all’estinzione dei giudizi pendenti con compensazione delle spese legali. Da una sentenza molto favorevole all'azienda ospedaliera si passerebbe quindi ad una transazione 'più accomodante' per la clinica privata. E a quanto pare viene pure 'misteriosamente' espunta la somma di circa 87 mila euro, come valore delle prestazioni del 2000. Almeno questa è la ricostruzione della storia che si evince dal parere pro veritate reso da un legale esterno al 'Pugliese' e che ha dato forza alla tesi degli attuali vertici di rimestare nel passato e provare a recuperare i soldi dal Sant'Anna Hospital.
IL PUGLIESE RISPOLVERA LA VECCHIA SENTENZA DEL 2012 E CHIEDE I SOLDI- La soluzione giuridica dell'arcano è la seguente: il 'Pugliese' si trova in mano una sentenza, quella del novembre 2012, che può azionare perché ormai cancellata dal ruolo. E' passata in giudicato (tecnicamente ex articolo 309 del codice di procedura civile). Gli atti successivi, pre-intesa del 2013 e transazione finale del 2014, sono considerati nulli dall'azienda ospedaliera. E quindi il 'Pugliese' batterà cassa chiedendo 4,6 milioni di euro e non la cifra 'ridotta' dopo. Ma la storia di sangue fra Pugliese e Sant'Anna Hospital non finirà certo qui.
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736