"Ha veramente dell’incredibile la situazione attuale che vede i sanitari in forza al “Pugliese” di Catanzaro, indotti quotidianamente a un continuo sacrificio personale – frequentemente neanche riconosciuto dai vertici aziendali – nello sforzo estremo di assicurare degnamente livelli assistenziali in un territorio povero di risorse, non sempre fruibili al meglio, in virtù di un apparato burocratico logoro e fatiscente, generatore di “lungaggini” infinite".
Lo scrive Sergio Costanzo (capogruppo FareperCatanzaro).
"Sanitari costretti a barcamenarsi tra le difficoltà contingenti e le restrizioni, oramai ataviche, di risorse finanziarie, problematiche insistenti e riconducibili a indubbie cattive gestioni manageriali, che nulla hanno a che vedere con la classe medica.
Nonostante ciò, sempre presenti e in prima linea, senza alcun risparmio di forze, al fianco dei malati, i soli a riconoscere, sul campo, il valore di un sacrificio, umano e professionale. Ed è solo questo riconoscimento sincero, a conti fatti, ad alimentare, nonostante tutto, quella fiammella di speranza che spinge l'"esercito" dei professionisti predestinati al sacrifico sull’altare della Salute pubblica, a proseguire nel loro lavoro, con il solito, infinito coraggio e abnegazione. Parallelamente, personalità del mondo universitario, invece di affiancare e coadiuvare praticamente e sul campo, lo sforzo immane quotidianamente profuso dai Dirigenti medici del “Pugliese”, ritengono di dover “vituperare” l’operato di distinti e affermati professionisti, rilasciando, con troppa facilità e arroganza, mendaci dichiarazioni, senza alcun riscontro reale, con giudizi a dir poco affrettati e che sono, alla fine dei conti, lesivi della dignità e dell’onore della professionalità di un’intera classe medica".
"Il bluff viene chiaramente allo scoperto quando ci si accorge bene che, quelle stesse deficienze imputate al “Pugliese” e alla sua classe medica, sono da rispedire al mittente, se è vero come è vero che, per fare un esempio, malati affetti in acuto da disturbi cerebrovascolari e transitati in orbita universitaria, sono regolarmente trasferiti nella “Stroke Unit” del “Pugliese”, la sola in grado, a oggi, di assicurare un immediato ed efficace presidio di cure sul territorio. Occorre, inoltre ricordare che il Pugliese è in grado di fornire risposte al territorio, in urgenza e non solo, in diverse discipline a partire da tutta l’area di competenza del Materno-Infantile, proseguendo con tutte le strutture afferenti alle Neuroscienze, alla Emergenza-Urgenza, al Dipartimento Chirurgico e a quello Medico, dei Servizi e Oncoematologico. E quindi che si fa? Razionalmente, invece di salvare il salvabile e potenziare adeguatamente quanto di buono esiste sul territorio allo stato dell’arte, si trova più facile (e logico?) “gettare fango” addosso a chi sta provando, con il personale sacrificio, a porre rimedio a una situazione divenuta negli anni non più sostenibile, in termini di risposte dovute alle impellenti richieste di salute da parte dei cittadini".
"Per rilanciare la professionalità dei medici catanzaresi, i vertici istituzionali universitari pensano bene – sulla carta stampata - di venire in loro soccorso, ma non si capisce bene in che modo. E’ difficile comprendere la “logica” secondo la quale, nel momento in cui si decide per la fusione ospedale-università, i rappresentanti degli ospedalieri, quelli che a tutt’oggi lavorano nelle difficoltà e nel silenzio, non siano annoverati tra i presenti, perché non autorizzati a prendere posto al tavolo programmatico. Come a voler sottolineare che quest’ultimi non abbiano alcuna autorevolezza. E a ben poco vale rammentare fatti e persone di un passato, sia pure indubbiamente nobile e riconosciuto, al quale tutti, corpo sanitario e cittadini utenti, sono fortemente legati e riconoscenti".
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