di FRANCO BRESCIA
Il Cotticelli di ieri sera, apparso nella trasmissione di Giletti in TV per subire interrogatori vari e accuse anche da parte degli altri giornalisti per l’occasione operativi in diretta, alla fine ha fatto vibrare in me le corde intime dell’umana compassione. Se ne avessi avuta l’occasione, terminata l’indagine televisiva, l’avrei sicuramente abbracciato. In tal modo avrei trasmesso il mio senso di considerazione verso l’uomo, per i suoi valori indiscutibili di onestà, senso dell’onore, di etica comportamentale, di cui ha dimostrato il possesso.
Specie al termine è apparsa in lui una fragilità psicologica espressa fino alla commozione in diretta a dimostrazione della sua buona fede operativa in tutto il periodo in cui ha agito, nella qualità di commissario per la sanità, nella regione Calabria.
Ha dato tutto il possibile, in onestà intellettuale, lavorando giorno e notte, per affrontare le diverse tematiche che invadono la sanità calabrese, ritenendo, come da lui affermato, di lavorare per il bene dei calabresi.
Tutto quanto è credibile, oltretutto perché mancano segni precisi dell’esistenza di ipotesi contrari. Va dato atto di tutto questo.
L’altra sera, invece, sempre in TV, è andato in tilt quando si è reso conto che non aveva conoscenza dei contenuti di una lettera proveniente dal Governo Nazionale con cui, già diversi giorni prima, lo si informava della sua responsabile competenza a predisporre il piano operativo covid per la regione.
E’ andato in tilt perché, in quel momento, ha percepito la gravità omissiva ricadente nella sua responsabilità soggettiva che, peraltro, toccava il suo onore di generale. E un generale dei carabinieri ha nella vetta dei suoi principi il senso dell’onore. Tralascerei, quindi, le supposizioni da giallo televisivo che lo voleva sottoposto a droga non si sa da chi.
Peraltro, va considerato che alla formazione della sua passeggera confusione mentale abbiano certamente contribuito tutti gli attacchi, giustamente o ingiustamente subiti, durante tutto l’arco temporale della sua operatività commissariale.
Concesso l’onore delle armi al Cotticelli nella sua qualità di generale, subito dopo, vanno posti i vasti interrogativi che attengono alla sua attività dinamica posta nella qualità di commissario e, in relazione, scorgo vaste lacune dovute a mancanza di specifica professionalità nel campo della sanità, con ciò a conferma della mia convinzione, espressa due giorni fa attraverso questo Giornale, che il peggio che si possa fare nel campo della sanità proviene dal suo affidamento a persone incompetenti siano esse giudici, generali o quanto altre.
Non voglio essere mortificante nei riguardi del Cotticelli il quale ha solo il torto di avere accettato un incarico di commissario non confacente alle sue capacità professionali. Io, al suo posto non l’avrei accettato. E non avrebbe dovuto accettarlo proprio per non venire meno alla sua caratterizzazione che lo vuole generale di indiscussa onorabilità.
Non mi va di assumere toni professorali, però, nel trattare l’argomento, non posso sfuggire alla mia peculiarità che proviene dalla lunga esperienza acquisita esercitando per tantissimi anni nei vertici della sanità a qualsiasi livello territoriale.
Il Cotticelli, va comunque detto, non poteva e non doveva agire valendosi della sola collaborazione della sua vice, signora Maria Crocco. Sin dal suo insediamento, infatti, per ottenere i risultati dovuti, avrebbe dovuto pretendere, sotto minaccia di dimissioni, di essere collaborato, oltre che da due vici, anche da un cast completo di personale atto allo scopo.
Sarebbe stato quanto mai opportuno se non necessario, inoltre, al fine di preparare idonei piani territoriali in cui comprendere anche quello con cui affrontare la pestilenza del corona virus, premunirsi di indicazioni operative derivate da tutti i commissari, direttori amministrativi e sanitari delle Aziende ospedaliere e delle ASP attive nella regione, riuniti in Commissioni consultive permanenti.
Piani che, peraltro, potevano rendersi operativi stante l’esistenza dalla condizione essenziale per poter raggiungere oggettivamente gli obiettivi mirati consistente nella dotazione finanziaria di 700 milioni, ricadenti nella sua disponibilità. La loro mancata utilizzazione, salvo le dovute giustificazioni, diviene uno scempio gestionale non giustificabile, di grave entità che crea quelle ripercussioni che hanno fatto sprofondare la Calabria nella zona rossa del pericolo.
In particolare, non potevano assommarsi ritardi, pur minimi, nella programmazione del piano regionale con cui affrontare il problema del corona virus, da rendere attiva sin dai primi di ottobre, considerato che il virus, come da previsioni scientifiche provenienti da tutto il mondo, avrebbe dimostrato una maggiore aggressività sin dal periodo autunnale, come puntualmente si sta verificando.
Né, in proposito, valgono le giustificazioni addotte dirette a fare ricadere al Governo nazionale responsabilità omissive in materia, comunque esistenti, in quanto, dati i tempi brevi a disposizione (giugno-settembre) da questo bisognava pretendersi, ad ogni costo, risposte immediate al fine di rendere attuativo il piano regionale predisposto. Certamente, per ottenere questo risultato sarebbe stata indispensabile la connessione d’insieme con la presidente della Giunta, Santelli.
Bisognava andare a Roma e costringere, dunque, all’urgente la fase governativa decisionale. Anche, a tal proposito, in mancanza, minacciando le proprie dimissioni.
Non si doveva, tralasciare, in particolare, la costituzione dei posti letto necessari per le procedure intensive pur attraverso la individuazione dei locali in cui sistemarli, nel contempo attribuendo il personale necessario da assumere o trasferire da altri reparti ospedalieri come da indicazioni da trarre dal corpo gestionale delle Aziende ospedaliere e delle ASP.
Tutto ciò non è avvenuto.
Perciò concludo che, per agire nel senso dovuto, bisogna possedere apposite caratterizzazioni professionali, conoscenza dell’apparato burocratico in cui ci si muove, visione perfetta del cumulo degli obiettivi da raggiungere. Invece, vi è stata carenza nel creare i presupposti atti a rendere ai calabresi la dovuta tranquillità assistenziale di cui godere in caso di bisogno.
Non era facile raggiungere, bisogna riconoscerlo, questi obiettivi, stante anche i disorientamenti provocati dalle comunità scientifiche attraverso il posizionamento di esperti di fama soprattutto in t.v., che hanno disseminato convincimenti disastrosi concernenti il tema del corona virus, salvo poi a rimangiarseli, sostenendo il contrario, nell’arco di breve tempo. Tanto per ricordarne qualcuno citiamo Burioni, Maria Rita Gismondo, Massimo Galli.
Stando in argomento, anzi, non possiamo omettere l’esordio del nuovo commissario, Zuccatelli, al posto di Cotticelli, che aveva dichiarato che le mascherine non servono a nulla e che il corona virus non si assume anche in occasione di contatti ravvicinati.
Poi, si è scusato e il ministro alla salute, Roberto Speranza, pur nella gravità di tali convinzioni espresse, anziché revocare l’atto di nomina, ha ritenuto di definire la fuoruscita espressiva del nuovo commissario come banalità che non può cancellare il suo curriculum trentennale.
A tal punto, mi sembra che sia il caso di ribattere che chi possiede un curriculum di tal fatta non può permettersi ricadute di prestigio finendo in affermazioni di siffatta gravità.
Mi prende il grosso dubbio, quindi, che il ministro abbia voluto far prevalere l’appartenenza politica al PD dello Zuccatelli. Speranza ne è parte significativa. Già, siamo alle solite.
Il nuovo commissario, da quanto ho appreso, viene comunque armato da un cast significativo di collaboratori che certamente sono essenziali per raggiungere gli obiettivi di cui la sanità della Calabria ha quanto mai bisogno. Quel cast di cui Cotticelli doveva dotarsi.
Infine mi domando se l’apparato che agisce nel corpo della sanità in Calabria non abbia qualche soggetto capace di rivestire l’incarico commissariale, pur di appartenenza al partito del ministro, al posto di importati da altre regioni,
Non so rispondere. Non ho elementi conoscitivi in proposito.
Tuttavia, al commissario Zuccatelli indirizzo vivo augurio di buon lavoro e che possa raggiungere le finalità di cui il popolo calabrese ha assoluto bisogno.
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