Sanità. Fuori dagli schemi e decisionista, ecco chi è il commissario Giuseppe Zuccatelli

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Giuseppe Zuccatelli
  08 novembre 2020 20:21

di GABRIELE RUBINO

"Se non ci fosse stato il Covid. Sai, avevo parlato con il ministro...". Nel pieno della prima ondata del Coronavirus, a marzo, Giuseppe Zuccatelli nel suo ufficio al Pugliese di Catanzaro parlava così con un dirigente dell'azienda ospedaliera affidata al manager romagnolo da dicembre dell'anno scorso assieme al Policlinico Mater Domini. L'implicito era che la strada verso la poltrona più pesante della sanità calabrese, quella da commissario ad acta, sarebbe diventata più accidentata con la tempesta del Covid-19, ma il percorso era già stato tracciato da tempo. E in effetti gli ingredienti per una graduale ascesa c'erano tutti. Strano che un (allora) 75enne con esperienze in lungo e largo per l'Italia fra varie aziende, Agenas e sub-commissario in Abruzzo e in Campania decidesse di punto in bianco  di 'scendere' in Calabria per infilarsi "soltanto" nella integrazione mai compiuta fra i due ospedali di Catanzaro.

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Zuccatelli, non lo ho mai nascosto, è dello stesso partito (Articolo 1) del ministro Roberto Speranza. Pur potendo (da maggio) contare su una più che decorosa pensione, ha sempre rivendicato le sue umili origini. Nei momenti di 'stacco' in ufficio, quelli della riflessione fra storia della politica e sociologia, il compagno 'Beppe' solitamente cita Karl Marx. Quando arrivò nel capoluogo di regione, il suo predecessore Saverio Cotticelli stava cominciando a poco a poco ed essere mollato anche da esponenti dello stesso Movimento Cinque Stelle. L'ex generale era stato nominato dal ministro Giulia Grillo, che però nel governo Conte 2 aveva lasciato il posto al 'segretario' di Articolo 1. Le precondizioni politiche c'erano.

E che fosse in costante proiezione su altro fronte lo si è capito anche nella routine negli ospedali di Catanzaro. Ad un paio di giorni dall'insediamento ha firmato il piano del fabbisogno del personale, un atto che richiede mesi di lavoro. Si sarà fidato. Zuccatelli non è per la gestione amministrativa pura di un'azienda. Scruta le persone più adatte per delegare, concentrandosi sulle scelte strategiche più rilevanti. Il risultato? Il Pugliese si è consolidato come ospedale di riferimento dell'area centrale e a Mater Domini è stato tirato fuori il vecchio debito monstre dalla Fondazione Campanella che ha fatto schizzare il disavanzo ad oltre cento milioni di euro. Non lo avrebbero fatto tutti, così come non tutti avrebbero accettato di prendersi carico anche dell'Asp di Cosenza proprio nel bel mezzo dell'emergenza Covid. Decisionista, anche a costo di prendersi rischi.

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Il video 'incriminato' sulla non utilità della mascherina rispecchia perfettamente il profilo del manager, almeno quando parla con un minimo di confidenza. Durante la prima ondata ripeteva esattamente quello: sia perché effettivamente c'era oscillazione nel panorama scientifico sull'efficacia del loro impiego e sia perché pensava che i numeri dell'impatto della pandemia non fossero poi così devastanti. Non certo un negazionista, ma di sicuro non un allarmista. Di fatto fu costretto a mettersela quando venne in visita al Pugliese il vice-ministro della Salute Pierpaolo Sileri. Per esperienze di vita (anche dolorose) è uno che non si sente di dover dimostrare niente a nessuno, dice (anzi, più spesso urla) con estrema franchezza e senza peli sulla lingua quello che pensa. Disinibito e fuori dagli schemi, tanto che non si nasconde certo nello sgabuzzino mentre al telefono manda a quel paese l'interlocutore, anche se è lo stesso ministro. E non è un'esagerazione. Fa parte del personaggio. Così come se c'è da battagliare è pronto a indossare l'elmetto. Lo scontro continuo con il rettore dell'Umg Giovambattista De Sarro lo dimostra appieno. 

Zuccatelli sarà forse l'ultimo estremo tentativo del governo centrale per dimostrare che l'ultradecennale commissariamento della sanità calabrese può avere un epilogo diverso dal fallimento. Avrà poteri immensi, non solo la golden share sulla nomina dei commissari straordinari delle aziende ma anche la redazione del piano covid, gli appalti sopra la soglia comunitaria e la possibilità di impartire direttive al dipartimento regionale Tutela della Salute. Bisogna capire quanto della dose di autonomia di cui finora ha goduto possa utilizzare anche da 'super commissario' ad acta. La scenografia non deve far venire meno le azioni concrete. L'esito dipenderà parecchio dalla bontà delle scelte sui componenti della sua struttura che potrà contare su venticinque amministrativi. L'azzardo è elevato quanto la posta in gioco, ma visto l'antipasto non ci si annoierà.  

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