di PAOLO CRISTOFARO
Che il momento sia tragico per la Sanità calabrese, non è un segreto per nessuno. L'emergenza Covid, in più, ha reso difficile ulteriormente l'erogazione dei servizi. Talune scelte, tuttavia, non sembrano avere nulla a che fare con la pandemia e appaiono, ascoltando le parole di chi opera direttamente nel settore, di difficile comprensione. Come la scelta di chiudere l'unità semplice di Reumatologia Pediatrica del Pugliese-Ciaccio di Catanzaro, che fornisce un servizio prezioso per tanti piccoli pazienti con difficoltà anche gravi. A parlarcene la dottoressa Maria Cirillo, direttamente impegnata nella gestione dell'unità complessa, dipendente dal reparto di Pediatria del nosocomio catanzarese.
"La decisione di fermare questa unità semplice è basata sostanzialmente su numeri errati", spiega la dottoressa Cirillo, che ci racconta delle attività svolte dall'unità complessa e del servizio essenziale offerto a molti pazienti, anche di fuori regione. "La scelta di fermare l'unità è basata sostanzialmente sul calcolo numerico dei pazienti tra il 2019 e il 2020. Questo calcolo non è esatto. Non lo è intanto perché stiamo parlando di un periodo di tempo che abbraccia la pandemia che conosciamo. E' ovvio che per tutti i mesi del 2020 non è stato possibile, data l'emergenza Covid, fornire la dovuta assistenza e marciare ai ritmi normali. Ma è un calcolo inesatto anche perché non tiene conto delle attività di day hospital, di quelle basate su semplici impegnative mediche e di tutta una serie di servizi", spiega la dottoressa Cirillo.
"Solo le attività di day hospital sono almeno 100 l'anno. E questo numero non è incluso in quello conteggiato per decretare la nostra chiusura", aggiunge. Stando a quanto riferito dalla dottoressa, sono 400 l'anno i pazienti che trovano cure e possibilità di visita presso il reparto di Reumatologia Pediatrica del Pugliese-Ciaccio. "Ci occupiamo di patologie delicate, talune rare e altre gravi, che se non curate possono portare anche alla paralisi dei bambini. Ci siamo impegnati anche per la sindrome poco nota PANDAS (Pediatric Autoimmune Neuropsychiatric Disorders Associated with a group A beta-hemolytic streptococcal infection), che veniva scambiata per malattia psichiatrica o per forme di autismo", sottolinea Cirillo.
Senza l'attività di questa unità semplice catanzarese, inevitabilmente i piccoli pazienti e i loro genitori saranno costretti ad emigrare fuori regione, spesso non vicinissimo. L'unità è unica nel suo genere in Calabria e non è presente in tutte le regioni. "I pazienti dovranno spostarsi a Roma o a Genova, dove spesso andavano prima. "E' un peccato, se pensiamo che qualcuno veniva a farsi curare da noi anche dalla Puglia e dalla Sicilia. Lo scambio con i colleghi che operano in altre parti d'Italia c'è sempre stato e sono preparati, ma non capiamo il motivo di dover per forza chiudere l'unità a Catanzaro, dove funziona, per costringere ad una sicura emigrazione sanitaria", conclude.
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