La segreteria UGL Calabria, per voce del suo segretario regionale Giovanni Arconte, "denuncia la drammatica condizione in cui versa il sistema sanitario calabrese, che, a dispetto di quanto previsto all’art. 32 della Costituzione, pregiudica ormai il diritto alla salute dei cittadini calabresi. Una situazione che si appalesa ogni giorno in tutta la sua gravità nelle rispettive province di Cosenza, Crotone, Catanzaro, Vibo Valentia e Reggio Calabria, dove si denunciano continuamente situazioni di forte criticità, quali l’insufficienza, oltre alla loro inadeguatezza, delle strutture pubbliche; il problema delle privatizzazioni; il sovraffollamento e/o saturazione delle strutture ospedaliere esistenti, con i presidi di Pronto Soccorso in perenne affanno; la confusione imperante nei centri di prenotazione (CUP)".
"Problematiche queste determinate per lo più da assenza totale di coordinamento tra ospedali e medici di base, carenza di personale, gestione inefficiente dei CUP, disfunzionalità e carenze dei sistemi informativi. L’assenza di coordinamento tra i sistemi informativi e la mancanza di personale medico ed infermieristico determinano il crescere delle liste di attesa e complicano l’accesso alle cure dei cittadini, che si trovano quindi costretti a rivolgersi al privato, con l’ineluttabile conseguenza di mettere in crisi i già provati bilanci familiari", ha proseguito l'Ugl Calabria.
"Crescono sempre più i casi di “mobilità sanitaria”, - spiegano - in particolare per le patologie più gravi. Secondo un rapporto Svimez-Save the Children, il 22% dei malati oncologici del Sud si fa curare al Nord e la Calabria in questo è protagonista, in negativo, facendo registrare l’incidenza più elevata di migrazioni: il 43% dei pazienti si rivolge a strutture sanitarie del Centro e del Nord. I servizi di prevenzione e cura in Calabria sono i più carenti, minore dunque la spesa pubblica sanitaria, più lunghe le distanze da percorrere per ricevere assistenza. Oltre agli inevitabili disagi per le famiglie che tutto ciò determina, questa situazione costituisce anche un “salasso” per le casse regionali".
"Nel 2023, ben 250 milioni di euro del fondo sanitario nazionale sono stati destinati a coprire i debiti con strutture fuori regione, sottraendo così risorse preziose ai servizi sanitari calabresi. In estrema sintesi, il sistema sanitario calabrese sta attraversando una crisi strutturale e organizzativa che richiede attenzione e interventi significativi per garantire un'assistenza sanitaria adeguata ai cittadini della regione. Per affrontare questi problemi, è necessario un impegno congiunto da parte delle autorità locali e nazionali, nonché investimenti mirati per migliorare le infrastrutture, il personale e i servizi offerti ai cittadini ed è per questo che la Segreteria UGL Calabria ritiene indispensabile una riforma profonda del sistema che ponga fine alla disorganizzazione e alle carenze strutturali. Il diritto alla salute non può essere un privilegio per pochi, ma un diritto fondamentale per tutti i calabresi", conclude l'Ugl Calabria.
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