di ELIO MAURO*
C’è voluta una intervista su Rai 3, nella trasmissione Titolo V, per svelare il vaso di Pandora della sanità calabrese. Una sanità da terzo mondo determinata da una politica miope e assente, basata sugli interessi dei singoli in connubio con la ndrangheta.
Anni di malaffare lucrati sulla pelle dei calabresi. Un intreccio malavitoso che non risparmia nessuno di quelli che hanno avuto le mani in pasta della sanità. Ora l’intervista non ha messo a nudo soltanto l’inadeguatezza del generale Saverio Cotticelli, ma quella dell’intera nostra classe politica, che vorrebbe farsi una “verginità” mandando al “macero” Cotticelli, ma ancor di più i calabresi.
Mi fanno ridere quanti oggi saliti sull’altare dei giusti, degli onesti, dei puri, degli esperti, tuonano sul commissariamento della sanità calabrese. “Vogliamo essere noi a decidere e a guidare la nostra sanità. Non abbiamo bisogno di esperti e professionisti venuti da fuori regione”. Mi chiedo: la Calabria è commissariata da dieci anni. Perché è stata commissariata? Perché la politica aveva fallito creando dei carrozzoni pieni di amici degli amici… che avevano portato a un disavanzo mostre. Con questo non voglio assolvere dalle loro colpe (e sono tante) i commissari che si sono alternati in questi dieci anni triplicando i danni, ma non posso nemmeno essere al fianco dei politici che oggi reclamano nuovamente “l’osso” della sanità, rimasti indifferenti, attaccati comodamente alle poltrone. Cotticelli ha sbagliato, è stato disattento, non all’altezza della situazione, forse “una pedina dello scacchiere” in attesa di essere manovrata, ma quanti oggi hanno in tasca le ricette giuste, dove sono stati? Perché non lo hanno incalzato durante i mesi estivi quando i virologi di tutta Italia ci avvertivano che in autunno ci sarebbe stata la seconda ondata da coronavirus? Anche loro sono andati in vacanza, magari fuori della Regione per godersi l’estate, oggi che il “banco” è saltato, ognuno ha la sua ricetta, individuando in Cotticelli il capro espiratorio.
C’era tutto il tempo per organizzare le strutture, c’erano i soldi e ancora ci sono, perché non battersi per avere anche a Catanzaro un ospedale destinato al ricovero e cura dei malati da Covid 19 sul modello Spallanzani? Quando la sanità funzionava Catanzaro aveva il Ciaccio, l’ospedale Madonna dei Celi, il dispensario, strutture appositamente attrezzate per la tubercolosi, per i palati di polmoni e per la prevenzione. Era questo lo schema da seguire: creare un’apposita struttura che potesse far fronte a questa pericolosa e mondiale pandemia. Villa Bianca sei mesi fa poteva essere la soluzione più idonea. Oggi guarda caso il presidente facente funzioni Spirlì e il suo braccio destro Belcastro hanno le soluzioni già pronte. Creeremo 100 posti a Villa Bianca, altri a Cosenza e altri ancora a Reggio Calabria. Ma quanto tempo ci vorrà per mettere queste strutture nelle condizioni di ospitare i malati? Dove sono i soldi, dov’è il personale specializzato? Ancora una volta si vuole fare del populismo sulle spalle dei calabresi, si vuole dire, vedete quanto siamo bravi, noi abbiamo fatto, poi magari le colpe saranno scaricati su altri soggetti intanto la pandemia avanza paurosamente La Calabria non merita nei commissari né tanto meno questa classe politica. I calabresi meritano ben altro e la possibilità l’avranno ben presto per voltare pagina.
*Presidente Ass.Cult. "Il Ponte Morandi"
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