Riceverà il "Premio Giorgio Ambrosoli" il generale dei carabinieri Maurizio Bortoletti. Il professionista che ha inoltre insegnato all'Università Magna Graecia era stato designato sub-commissario alla Sanità ma, in Calabria, non ha mai preso ufficialmente servizio.
Da una perdita corrente di 500 euro al minuto, che durava da anni, nel silenzio generalizzato, al ritorno all’equilibrio operativo. Anzi ad un avanzo di gestione caratteristica di 18 milioni di euro, come certificato dall’advisor contabile, alla fine del II trimestre 2012.
E’ quanto accaduto alla ASL di Salerno tra il 2011 e il 2012. L’Azienda, nata nel 2009 dalla fusione “a freddo” delle tre preesistenti ASL esistenti nella provincia, aveva perso 272 milioni di euro nel 2008, 250 milioni di euro nel 2009, 244 milioni di euro nel 2010, dopo una correzione per decreto dalla perdita iniziale di oltre 290 milioni di euro, con il Conto Economico del I trimestre 2011 che aveva evidenziato perdite per 64,31 milioni di euro.
Una situazione economica che si affiancava a un passivo iscritto a bilancio di 1,6 miliardi di euro e che conviveva con fattori gestionali disfunzionali e distruttivi, in questa Azienda tra le più grandi, e, certamente, la più complessa, d’Italia (9mila dipendenti in 11 ospedali e 13 distretti, nata dalla fusione di 3 aziende sanitarie e attraversata dal successivo spin-off di 4 presidi, che “consuma” quasi il 2% della spesa del SSN con un bilancio annuo superiore al miliardo e mezzo di euro).
Senza tagli lineari, senza togliere ancora qualcosa ai cittadini salernitani, senza chiudere nulla, a legislazione invariata, senza risorse aggiuntive, nonostante il blocco del turn-over, senza rimuovere o cambiare dirigenti, senza imporre in modo draconiano la legalità con il solo risultato di paralizzare quel poco che funzionava.
L’Azienda è stata - come raccontato dai media nazionali – rialfabetizzata sotto il profilo della gestualità amministrativa e del “servire” il cittadino, con alcune delle iniziative realizzate con il denaro non più sprecato (i weekend operatori, il pagamento anticipato di tutte le fatture dei fornitori del biomedicale colpiti dal sisma del 2012, il recupero di attrezzature dimenticate, il pagamento regolare alla sanità privata, …) che sono state proposte da quegli stessi dirigenti che, per anni, erano stati spettatori, testimoni, forse protagonisti, magari attori, di quel che accadeva.
Nessuno si è chiesto nulla sui 700 mila euro che, da anni, si perdevano quotidianamente, dopo la semplice dimostrazione che si potevano “non sprecare”. Nessuno ha premiato il protagonista di questo “miracolo laico”, come è stato definito. Probabilmente per la vergogna di fronte alla semplicità con cui si è posto rimedio e alla pericolosa dimostrazione che esiste una via di fuga dalla malagestio.
Perché questo era il problema: i soldi non solo bastavano, ad un certo punto, ma avanzavano, come si legge nella motivazione del riconoscimento. E diversi saggi hanno “raccontato” alcuni spaccati di questa storia, che “… invece di essere compiaciuti … lascia sgomenti… (per usare le parole di Bruno Vespa al Ministro della Salute, Porta a Porta, 8 giugno 2013) … perché, è una roba, mi dico, ma in quale Paese viviamo?…”. Si è trattato semplicemente di governare la realtà (F. Baldassarre, A. S. Labroca, Public Procurement. Gli acqusiiti pubblici fra vincoli giuridici e opportunità gestionali, Franco Angeli, Milano, 2013, pagine 96 e ss) in questa Azienda tra le più grandi, e, certamente, la più complessa, d’Italia, che “consumava” quasi il 2% della spesa del SSN e che “opera” lungo un asse pari alla distanza tra Torino (Ospedale e Distretto di Sarno) e Bergamo (Ospedale e Distretto di Sapri) con 9mila dipendenti in decine di ospedali, distretti, sedi e uffici.
Si è trattato di un “… risanamento di straordinaria ordinarietà …”, come ha titolato Il Sole 24 Ore, ottenuto senza tagli lineari, senza operazioni straordinarie, senza risorse aggiuntive, nonostante il blocco del turno over, a legislazione invariata, senza chiudere nulla (un solo ospedale è uscito dalla rete dell’emergenza, dopo il sequestro delle sale operatorie – al termine di una ispezione del NAS avvenuta due giorni dopo la tragica morte della terza mamma, questa volta con i suoi due nascituri, in 9 mesi – e dopo l’esito dell’ispezione ministeriale, che ha determinato il Governo a disporre l’immediato avvio della prevista riconversione di quel plesso), seguendo semplici principi di “… economia domestica … il tutto spendendo meno, non di più come ognuno di noi fa a casa propria quando deve acquistare o riparare qualcosa …”,come si legge nell’ultimo saggio pubblicato da Davide Giacalone, LeAli all’Italia, Rubbettino Editore, Soveria M. (CZ), 2019, pag. 88 e ss.
Un problema, e non è casuale che quello di oggi sia il primo riconoscimento istituzionale per l’opera svolta.
Che, invece, è stata oggetto di 9 – fermandosi a quelle note – indagini penali o per danno erariale che hanno inciso profondamente, per 8 anni, sulla carriera, sulla vita personale e familiare, sulla situazione economica, sulla quotidianità di questo servitore dello Stato che non aveva alcun interesse in zona o nella sanità, che ricopriva – al momento della nomina – un incarico di assoluto prestigio, che poteva “dire di no” e che, invece, cosciente di quello che lo aspettava perché i “beneficiari” di questi 700mila euro non sarebbero rimasti a guardare, ha pensato che lo Stato non possa abdicare.
Ne valeva la pena? E’ conveniente fare il proprio dovere? Si tratta di domande che il Colonnello dei Carabinieri Maurizio Bortoletti – come l’avv. Giorgio Ambrosoli - non si è posto, allora e, poi, negli 8 anni successivi, vissuti in silenzio, nonostante, come si legge nel curriculum vitae, un Giudice – perché fino lì sono giunti alcuni dei procedimenti penali e erariali – abbia scritto che “…nondimeno opportuno dare atto che il coinvolgimento del colonnello Bortoletti in questo processo non appariva supportato da alcun atto di indagine.… non era dato rinvenire alcun riscontro investigativo che asseverasse un contributo morale o materiale del Commissario Straordinario rispetto alla condotta ascrivibile … in ultima analisi, la totale estraneità alla vicenda era cristallina fin dall'inizio….”.
Oggi, il Premio Giorgio Ambrosoli, prova a riaffermare, ancora una volta, che “fare il proprio dovere vale sempre la pena”. Un messaggio chiaro alle tante “persone per bene” che lavorano nella Pubblica Amministrazione, spesso tra mille difficoltà che finiscono con il favorire i “furbi”.
Motivazione
Maurizio Bortoletti, ufficiale dei Carabinieri, avvocato specializzato in gestione di impresa. Operando quale Commissario Straordinario della ASL di Salerno negli anni 2011 e 2012 in un contesto di denunce, accuse, diffide ed esposti anonimi alle quali è risultato estraneo, al termine di numerosi procedimenti giudiziari, ha restituito all’equilibrio operativo l’azienda sanitaria commissariata che perdeva da anni più di 20 milioni di euro al mese, fino ad aver segnato – nei 39 mesi precedenti – una perdita corrente superiore ad 830 milioni di euro, con il passivo iscritto a stato patrimoniale oltre il miliardo e mezzo di euro.
I quasi 18 milioni di euro di risultato positivo prima delle imposte ottenuto dal Commissario dimostrarono e dimostrano che le risorse finanziarie non solo bastavano, bensì avanzavano. A maggior ragione poiché i costi includevano l’importante programma di investimenti in sicurezza e attrezzature avviato con i primi risultati positivi di gestione, il pagamento regolare dei propri fornitori della sanità privata (quelli colpiti dal sisma del 2012 vennero pagati a vista, alla consegna della merce) e l’avvio di iniziative di efficientamento del servizio quali i “weekend operatori” per abbattere le liste di attesa).
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