Sanità. Procopi (FI): "In Calabria si muore più di sanità che di Covid-19. Parrebbe un controsenso, ma è così purtroppo"

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Giulia Procopi

La consigliera comunale sottolinea che il suo "è solo uno sfogo conciso, ma che spero attiri i giovani, i mie coetanei, ad alzare la testa, a reagire contro un sistema obsoleto, legato a vecchie dinamiche"

  10 novembre 2020 13:53

"In Calabria si muore più di sanità che di Covid-19. Parrebbe un controsenso, ma è purtroppo così che stanno le cose nella nostra regione. Per capire di cosa parlo bisogna partire dall’inizio, e cioè dal 14 aprile 2008, quando la commissione ministeriale denominata “Serra-Riccio” presenta alle Camere una relazione sulla “qualità dell’assistenza prestata dal servizio sanitario della Regione Calabria”". Così in una dichiarazione della consigliera comunale Giulia Procopi (Forza Italia). "Il quadro che emerge da quel documento, - prosegue - vecchio di oltre 12 anni ma ancora attuale, è di una Sanità al collasso. Dodici anni e tanti commissari e sub commissari dopo non è cambiato praticamente nulla. In questi giorni, infatti, come tutti sanno, la Calabria è protagonista di uno scandalo sanitario e mediatico caratterizzato da incompetenza, ritardi e reciproci scambi di poltrone".

"Tutto questo grazie a un governo nazionale immobile, se non complice, che si disinteressa dei pazienti, degli operatori sanitari, dei cittadini calabresi, - si legge ancora sulla dichiarazione della Procopi -  perché concentrato solo sulle sue campagne elettorali e sulla distribuzione di incarichi. Queste poltrone vengono assegnate sempre e solamente dalla politica, in assoluta deroga rispetto a ciò che sogno da sempre, nel mio piccolo di donna impegnata in politica e nel sociale: professionalità e meritocrazia".

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"Questa terra, ma anche la mia città, prestano o regalano le proprie competenze e i propri talenti nello sport, nella cultura, nell’imprenditoria, nella stessa sanità, al mondo intero. Il mio è solo uno sfogo conciso, ma che spero attiri i giovani, i mie coetanei, ad alzare la testa, - conclude -  a reagire contro un sistema obsoleto, legato a vecchie dinamiche. Altrimenti continueremo a leggere notizie di segno opposto, come un medico catanzarese che cura il premier britannico e un commissario in Calabria che non sa nemmeno di cosa parla”.

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