Sanità pubblica in Calabria, continua il nostro 'viaggio' con Lino Puzzonia: l'emigrazione da sud a nord

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Pasquale Puzzonia
  02 luglio 2023 07:55

di LINO PUZZONIA

Continua il viaggio del dott. Lino Puzzonia, per La Nuova Calabria nel pianeta sanità E’ arrivato alla V tappa. Che ci porta nel 2015.

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“Era ormai da qualche anno funzionante un nuovo mostro, la terza testa di Cerbero: la mobilita sanitaria, determinata dalla sempre più bassa credibilità del sistema calabrese e dalla offerta sempre più articolata offerta del Centro Nord-

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La difesa della salute è una merce che non obbedisce alle regole tradizionali del mercato. La crescita dell’offerta condiziona, almeno entro centro limiti, una crescita della domanda a prezzi invariati anche quando questa richiede una integrazione finanziaria (un indotto di viaggi, residenze, prestazioni private) ed è via via riservata alle persone e alle famiglie che possono permetterselo.

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Di fatto il Centro Nord “vende” prestazioni al meridione realizzando importanti economie di scala che consentono a quelle Regioni di realizzare non solo il pareggio ma addirittura un avanzo dei propri bilanci che consente ulteriori investimenti che migliorano l’offerta alimentando il circolo vizioso del meridione e della Calabria.

Insomma meno risorse- meno servizi- più emigrazione- meno risorse

Nascono addirittura linee privilegiate di ricovero per i meridionali perché queste prestazioni consentono l’arrivo di risorse “fresche”.

Si tratta insomma di una vera e propria concorrenza delle regioni forti verso le regioni deboli alla faccia dell’art. 32 della Costituzione

-Le tabelle che seguono   mostrano chiaramente il fenomeno dal 2015 al 2020

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Piemonte

8359,9

8293

67

-60,7

6,3

Lombardia

18485,1

19052

-566,9

588,9

21,4

Bolzano

1190,6

1173

17,6

2,4

19,6

Trento

1152,8

1153

0,3

-0,3

0

Veneto

8899,8

8973

-73,2

85,7

12

Friuli

2406,4

2318

88,4

25,6

23,6

Liguria

3114,3

3249

-134,4

39,9

-94,5

Emilia Romagna

8617,4

8950

-332,4

332,6

0

Toscana

7242,5

7391

-148,5

152,9

4,3

Umbria

1666,4

1673

-6,5

10

3,4

Marche

2843,7

2786

57,8

-27,7

64,6

Lazio

10966

11046

-79,8

-252,7

-332,6

Abruzzo

2508,4

2432

76,3

-77,8

-1,5

Molise

575,1

644,4

-69,3

24,6

-44,6

Campania

10445,9

10116

329,9

-259

70,2

Puglia

7594,2

7458

136,4

-189,1

-52,7

Basilicata

1105

1077

28,1

-35,8

-7,7

Calabria

3816,5

3664

152,6

-207

-54,4

Sicilia

8914,4

8822

92,4

-164

13,6

Sardegna

3122,2

3394.6

3191,4

-69,20

-341

Questo nel 2015

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Anno 2020

 

 

 

 

REGIONI  E PROVINCIE AUTONOME

Riparto indistinto

 

 

 

prima della mobilita

dopo la mobilità

differenza

 

 

 

 

 

 

 

 

PIEMONTE

8.345.429.775,51

8.325.378.228,61

-20.051.546,90

VALLE D'AOSTA

238.107.997,49

234.604.024,37

-3.503.973,12

LOMBARDIA

18.856.319.277,60

19.580.482.144,22

724.162.866,62

P.A. BOLZANO

972.698.061,95

983.436.309,33

10.738.247,38

P.A.TRENTO

1.009.343.310,93

1.013.910.802,29

4.567.491,36

VENETO

9.225.741.398,39

9.372.201.562,02

146.460.163,63

FRIULI VENEZIA GIULIA

2.338.787.019,71

2.334.356.504,43

-4.430.515,28

LIGURIA

3.037.687.482,93

2.986.135.707,02

-51.551.775,91

EMILIA ROMAGNA

8.456.076.438,22

8.788.280.340,32

332.203.902,10

TOSCANA

7.137.074.808,54

7.278.957.664,69

141.882.856,15

UMBRIA

1.688.950.530,25

1.680.659.169,83

-8.291.360,42

MARCHE

2.902.941.267,61

2.867.419.624,45

-35.521.643,16

LAZIO

10.959.094.856,51

10.720.917.525,91

-238.177.330,60

ABRUZZO

2.479.683.089,78

2.377.334.548,55

-102.348.541,23

MOLISE

580.845.106,52

614.231.743,82

33.386.637,30

CAMPANIA

10.526.090.914,60

10.169.077.028,36

-357.013.886,24

PUGLIA

7.493.256.467,89

7.286.657.912,70

-206.598.555,19

BASILICATA

1.058.522.217,33

1.009.700.899,60

-48.821.317,73

CALABRIA

3.609.724.025,54

3.320.856.147,47

-288.867.878,07

SICILIA

9.234.616.064,00

9.001.181.214,70

-233.434.849,30

SARDEGNA

3.106.684.438,72

3.015.022.837,60

-91.661.601,12

 

 

 

 

 

Un fiume di risorse corre da Sud a Nord

Quasi 1,3 miliardi di euro che tendono ad aumentare

 

 Sia il Piano di rientro che le successive gestioni commissariali, non si sono mai rivelate all’altezza e anzi sono riuscite a fare il contrario del quadro legislativo da cui scaturivano.

I Piani di Rientro infatti avrebbero, secondo le intenzioni iniziali, affiancare la regione in deficit con un advisor finanziario e con una regione “virtuosa” che suggerisse come organizzare un sistema più efficiente.

In realtà, nel corso degli anni, l’arrivo non di aiuti (come sarebbe stato logico aspettarsi) ma di penalizzazioni punitive e di alcuni Generali (esperti forse di legalità ma non di sanità) si è rivelato un rimedio ancor peggiore del male. La risoluzione dei problemi si è tutta tradotta sul piano economico-finanziario e non su quello operativo- sanitario aggravando sempre più il circolo vizioso.

 La  approssimativa ridefinizione della rete ospedaliera (senza peraltro un intervento forte sul territorio), che sulla carta avrebbe dovuto  sanare le scelte sciagurate degli anni precedenti, ha provocato una perdita complessiva della capacità di ricovero:  i posti letto pubblici sono precipitati  al due per mille, poco più della metà della media nazionale perché l’Agenas li ha parametrati sui ricoveri appropriati degli anni precedenti senza tener conto della necessità di far rientrare i ricoveri in mobilità passiva. Il risultato complessivo di tali gestioni ha aggravato la situazione operativa (con i drastici tagli di personale) e fatto precipitare quella economico finanziaria (per l’aumento della mobilità passiva).

La politica delle giunte di quel periodo  si è limitata a una perenne conflittualità con il Commissario e col governo nazionale reclamando il diritto dei calabresi ad essere protagonisti della politica sanitaria ma minacciando soltanto folcloristiche iniziative senza però mai pensare di proporre al tavolo di monitoraggio e al governo un vero qualificato piano di risanamento e anzi continuando a strizzare l’occhio ai sindaci con la promessa di mantenimento o addirittura di riapertura dei piccoli ospedali.

Da ultimo la ministra Grillo con il suo Decreto Calabria, una misura di criminalizzazione della regione, perlopiù inattuabile, ma che ha prodotto il nefando effetto di paralizzare anche la funzionalità degli ospedali maggiori impedendone la gran parte degli acquisti.

La voragine finanziaria, dovuta a questo punto a responsabilità governative e non regionali, anche se certamente aggravata dai fenomeni malavitosi in alcune Aziende, è andata accentuandosi.

Non ho sufficienti competenze per descrivere il  fenomeno economico-finanziario nei suoi dettagli ma lo ha fatto egregiamente Carlo Guccione in una recente pubblicazione  a cui rimando.”

5- continua

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