
"Ancora si levano alti da certi settori del centro sinistra calabrese sulla sanità ma anche questa volta, dopo la vicenda della convenzione con l’Emilia-Romagna, riguardano una tempesta in un bicchier d’acqua.
Si tratta del caso dell’inclusione della consigliera Filomena Greco nella commissione sanità del Consiglio Regionale. Sono considerazioni che credo provengano in parte da ideologismi del tutto inutili e in parte dalla mal conoscenza della problematica derivante in qualche caso dall’anagrafe troppo recente che non conosce come si sia svolta la nascita e la crescita dell’assistenza sanitaria pubblica in questo Paese. A partire dagli anni della guerra, quando fu fondata l’INAM ma velocemente nei primi anni del dopoguerra il sistema sanitario pubblico fu basato sugli Enti mutualistici, cioè da sistemi di assicurazione privata, ancorché obbligatoria, che si facevano carico dei costi delle prestazioni sanitarie necessarie ai lavoratori loro iscritti e alle loro famiglie. Era un sistema che comportava forti, a volte grossolane, differenze tra un ente e l’altro, il cui costo era coperto in parte dal lavoratore e in parte dal datore di lavoro, sia nei contributi che nelle prestazioni anche in misura a volte considerevole. Costi che comunque non bastavano mai e che venivano ogni anno regolarmente sanati a piè di lista dallo Stato. Il sistema mutualistico era nella sostanza solo un sistema pagatore.
Nel dicembre del 1978 l’istituzione del Servizio sanitario nazionale cambia una serie di cose. Le principali sono (1) Il sistema riguarda tutti i cittadini in maniera universale e solidaristica con uguali coperture per tutti (2) Come in effetti poi avvenuto dopo alcuni anni i costi sono a carico della fiscalità generale.
Con la Riforma lo Stato, tuttavia, diventa un erogatore solo in parte rimanendo per il resto, come le vecchie Mutue, solo l’ente pagatore. Rimane privata la medicina di base e la continuità assistenziale urgente. Resta privata più dell’80% della specialistica ambulatoriale ed in alcune regioni anche l’emergenza territoriale. Resta privata la totale distribuzione dei farmaci salvo quelli, negli ultimi anni, particolarmente costosi. Rimane privata al 90% la riabilitazione e l’assistenza sociosanitaria per anziani e invalidi. Solo l’erogazione dell’assistenza ospedaliera, a seconda delle regioni, diventa pubblica dal 70 all’80%. Tutta queste attività private costituiscono quella che viene compresa nel termine di “privato accreditato” che fa parte della sanità pubblica. Ovviamente lo Stato, ovvero le regioni, devono controllarne l’appropriatezza, i volumi, la idoneità delle strutture e del personale, negoziando le tariffe e rispettando il principio fondamentale di un ruolo tendenzialmente integrativo e non sostitutivo salvo alcuni settori su cui sono necessarie serene riflessioni.
Non conosco la consigliera Greco e ignoro se e quale ruolo abbia nelle attività della sua famiglia ma non mi pare che possa destare scandalo che una persona, probabilmente competente di sanità pubblica, faccia parte, per di più come minoranza, di una commissione sanità della Calabria che, nei prossimi anni, avrà, a mio sommesso parere, molto bisogno di un privato accreditato qualificato. Con lo stesso ragionamento dovremmo sancire l’incompatibilità dei medici di medicina generale, degli specialisti, dei farmacisti e via discorrendo.
Ritengo allora che il centrosinistra calabrese dovrebbe operare uno sforzo molto più impegnativo. Dovrebbe, cioè, cominciare a confrontarsi, cosa che non fa da lustri, per giungere ad una sintesi e proporre un sistema sanitario dal punto di vista funzionale, che in Calabria non è mai esistito capace di rimettere i calabresi nella condizione di un pieno diritto alla salute finora negato invece di avventurarsi in dispute di puro principio e di inutile moralismo".
Lo scrive in una nota Lino Puzzonia, già DG dell’AO di Cosenza e già DS dell’AO di Catanzaro.
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