di ALFREDO SERRAO*
"Prima di entrare nel merito della vicenda del Sant’Anna Hospital e della strategia che sembra essere messa in atto dall’Asp di Catanzaro, o per meglio chiarire dalla triade commissariale degli ex prefetti, bisogna fare un passo indietro e ritornare al “famoso” Consiglio comunale di Catanzaro, dove si è celebrata la solita passarella della politica irresponsabile, quella abituata a mettere la testa sotto la sabbia giusto per non disturbare gli amici degli amici. In quella riunione che trattava della vicenda del Sant’Anna Hospital e del suo futuro, che nelle dichiarazioni era un tesoro sanitario “irrinunciabile”, tutti hanno esposto il petto alle pallottole, come ha fatto il sindaco Sergio Abramo, il Cuore di Leone della città, che aveva ipotizzato tempi tristi per la politica imbrogliona e per le complicità, non dette, che mettevano immotivatamente a rischio un diritto alla salute della comunità catanzarese prima e calabrese dopo.
Aveva ipotizzato e annunciati Sergio Abramo, in molti l’avevamo previsto, purtroppo, il suo cuore non era di Leone, ma quello di un qualunque politico che ama nascondersi dietro slogan. Infatti i suoi strali si sono sciolti al sole dell’insipienza e della codardia politica, quella che subisce e fa subire ai cittadini una forma di esproprio e di confusione normativa e di ruoli, messo in atto scientificamente, forse, dai commissari ex prefetti che guidano l’Asp di Catanzaro con in testa l’ex prefetto Latella. Della serie il ruggito resta sempre quello del coniglio ed il bene della comunità, soprattutto quello sanitario, resta una scorreggia fatta con disinvoltura e senza limite alla vergogna.
Oggi siamo di nuovo al punto di partenza e le responsabilità sono evidenti e diffuse e questa città di Catanzaro dovrà vedere e subire, anche per la sua mancanza di coraggio, il “funerale” per asfissia, o meglio ancora per strozzinaggio, del Sant’Anna Hospital una delle poche esperienze positive ed attive nel panorama delle ruberie diffuse della sanità calabrese. Sì, perché senza tema di smentite la sanità in Calabria è un dipinto incompleto di furti, di soldi e di speranza e di complicità con caratteristiche riconosciute di mafiosità. Non siamo noi a dirlo, ma le Procure calabresi, che continuano a sottoscrivere e svelare il mondo grigio della sanità calabrese dove l’unica qualità riconosciuta è l’infiltrazione della mafia o ‘ndrangheta, la stessa che ha minato la credibilità dell’Asp di Catanzaro, dove a ben guardare la “mannaia” della legalità nelle mani dei commissari ex prefetti sembra essere poco affilata e strabica, se sempre l’Asp di Catanzaro, quella sciolta per mafia, si presenta con il suo Ufficio Legale in udienza davanti al Gup del Tribunale di Catanzaro chiedendo di “costituirsi parte civile” in un altra vicenda orribile di malasanità dove non è e non è stata parte lesa, ma al contrario “complice” di un sistema visto che quegli “accreditamenti” non sono mai stati revocati e men che meno sospesi. Anche di questo il Procuratore della Repubblica, il dottore Nicola Gratteri dovrebbe interessarsi se la mafia è tale e se questa non è solo quella dei grandi sistemi, ma anche e soprattutto quella del metodo diffuso e supportato nei fatti, probabilmente, dai “custodi” o presunti tali e della politica che nel silenzio, ormai insopportabile, nasconde.
La tela del ragno si consolida con il silenzi. Tace Abramo che pensa solo alla scalata politica della Regione Calabria, ma dimentica che essere forse complice della morte del Sant’Anna Hospital per ignavia, sarà un peccato originale che si paga politicamente. Tace la politica regionale, i tanti consiglieri della città di Catanzaro, salvo l’eccezione di Francesco Pitaro quotidianamente impegnato nella difesa di un diritto alla salute, che accettano gli sputi in commissione regionale sanità, dove i commissari Asp non si concedono, come non si concedono i dirigenti regionali ed il commissario ad acta Guido Longo. C’è da domandarsi a cosa servono e cosa rappresentano, se anche il presidente Baldo Esposito tace e subisce, perché? Quali sono i manovratori, se esistono come si dice, che non si devono disturbare? Perché il Sant’Anna Hospital e il diritto alla salute dei calabresi deve essere l’agnello sacrificale? Qual è la comunella indicibile che dietro le quinte nasconde, probabilmente un atteggiamento di mafiosità?
Ci sarà qualcuno che risponderà a queste domande nei fatti e non solo nelle enunciazioni sterili ed inutili di principio? La testimonianza che stiamo registrando è l’assoluto contrario, quella che la Procura di Catanzaro dovrà disvelare un giorno, che speriamo non sia troppo lontano, anche se i tempi ormai sono diventati stretti e pericolosi per il futuro della salute dei calabresi, quello che si lega in modo imprescindibile con la sopravvivenza del Sant’Anna Hospital. Forse il non volersi assumere il dovere di essere trasparenti e di parlare, scelta che può essere anche legittima, ma non condivisibile impone ad Abramo ed ai tanti responsabili muti della vicenda le dimissioni immediate.
La legalità passa attraverso tanti aneddoti che tutti conosciamo e che rappresenteremo agli inquirenti quando verremo chiamati. Nella vita si sceglie da che parte stare e noi stiamo dalla parte del Sant’Anna Hospital e dalla parte dei cittadini che incontrano la malattia e non vogliamo parlare di altro. Non siamo complici e nemmeno interessati, visto che non abbiamo alcun interesse né patrimoniale, né societario rispetto al Sant’Anna Hospital, ma vogliamo difendere la legalità e la dignità di essere cittadini liberi.
Parleremo di responsabilità chiedendo alla città di Catanzaro, quella ancora autentica di difendere tutti insieme il futuro della risposta sanitaria, del Sant’Anna Hospital, con una mobilitazione civile che passi anche attraverso un azione di denuncia, una class action contro i commissari dell’Asp di Catanzaro che hanno superato un limite imposto dalla norma, sostituendosi alla Magistratura ordinaria ed al diritto, di tutti, della difesa e della presunzione di innocenza. Quella che non è assolutamente riconosciuta ad ex prefetti, sia pure uomini di Stato ma, al contempo alla pari nel diritto uguale per tutti, sia pure come dipendenti dello Stato e non dittatori di un pezzo di Stato.
Chiederemo la rimozione della triade commissariale dell’Asp di Catanzaro, un qualcosa che forse avrebbe dovuto fare proprio il sindaco Sergio Abramo, piuttosto che lasciare galleggiare quelle responsabilità che stanno uccidendo una città intera. Chiederemo al commissario Longo di spiegare come è nato e se ci sono stati suggerimenti, fuori onda, che hanno confezionato l’accreditamento del Sant’Anna Hospital, per come chiederemo il perché la dotazione finanziaria per l’anno 2021 non sia stata ripartita sulle singole strutture accreditate come sempre si è fatto, ma lasciata alla libera interpretazione dei commissari dell’Asp di Catanzaro lasciati liberi alla ricerca di acquisire le prestazioni sanitarie. Quelle prestazioni che per le prestazioni di cardiochirurgia, nonostante una ricerca inutile perché non c’è alternativa, taglia fuori il Sant’Anna Hospital su un preconcetto o su una tipica vendetta, quella che scambia il teaser con una pistola, ancora fumante.
Lo chiediamo alla Procura di Catanzaro ed alla città di Catanzaro che sia insieme a noi, alla malattia ed ai professionisti del Sant’Anna Hospital per difendere un diritto e non sempre una scelta, imposta di mangiare le brioche quando manca il pane, come ci ha ricordato con semplicità e verità il dott. Alessandro Testa, cardiochirurgo della clinica che qualcuno vuole uccidere".
*presidente associazione I Quartieri
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