di SOCCORSO CAPOMOLLA *
L’esperienza del Sant’Anna è ed è stata un’importante esperienza professionale. La sua crisi, a mio modesto parere, è un distillato dell’attuale storia calabrese. Storia umana e professionale innovativa; coagulo di competenze professionali e relazionali, laboriosità delle maestranze, certosino lavoro quotidiano di tanta gente comune, che ha permesso di creare un’ eccellenza nazionale.
Non esistono medici, non esistono infermieri, non esistono professionisti, esiste il sant’Anna, realtà unica, capace di raggiungere importanti obiettivi.
Ma qual è il segreto di tutto questo? Sicuramente l’accettazione di valori fondanti quali onore, coraggio, senso di appartenenza, rispetto della vita umana, naturale propensione verso il fragile, voglia d’ osare verso l’eccellenza.
La giornata può finire discutendo con un collega oppure incrociando gli occhi dell’oss che porta la cena o col saluto dell’infermiere che, stanco, si dirige verso le macchinette del caffè… Tutti consapevoli di aver collaborato a dare una risposta di salute.
Un comune sentire che ha radici profonde in una terra ricca di valori quali la solidarietà, l’accoglienza, la condivisione, il confronto come processo di condivisione democratica delle scelte.
Ma l'esperienza del Sant’Anna è altresì il risultato di un lungo e complesso procedimento amministrativo, ben identificato nei tempi, nei modi e nelle responsabilità, che è stato, però, scompigliato, mescolato a problematiche giudiziarie, a frenesie di scoop giornalistici, a disegni di faccendieri occulti, all’abuso di potere rivestito da efficientismo, che ha portato a un passo dal baratro: la distruzione del Sant’Anna.
Cosa ci salverà: la forza, la tenacia di stare nella legge e per la legge: ecco, in quest’ ultimo scampolo della battaglia, il suggello delle cause che hanno portato la Calabria a essere fanalino di coda in tutto e per tutti.
E allora più che mai bisogna armarsi di coraggio, di distacco e di lucidità mentale alfine di ricomporre il puzzle e fare chiarezza.
Punto 1: l’azienda Sant’Anna hospital non è un’azienda decotta da salvare; l’azienda ha una sua solidità economica, dimostrata dalla capacità di esposizione di 24 milioni di euro per garantire percorsi sanitari d’eccellenza nel 2020 senza alcun ristoro da parte dell’ASP.
Punto 2: E’ in corso un’inchiesta giudiziaria, i soggetti, nei confronti dei quali sono state contestate ipotesi di reato verso il patrimonio pubblico, Ci sarà un processo che acclarerà le responsabilità e le eventuali conseguenze. L’azienda ha, inoltre, rinnovato il proprio Presidente del CdA e l’Autorità Giudiziaria ha rigettato la richiesta di commissariamento legittimando, di fatto, il nuovo consiglio ad operare.
Punto 3: Il processo di accreditamento è l’iter amministrativo con cui il dipartimento della salute consente a enti e professionisti autorizzati, a erogare prestazioni per nome e per conto del sistema sanitario Calabrese.
Per quanto attiene il Sant’Anna, di seguito i fatti concludenti:
con DCA 91/2012 è stato autorizzato e accreditato con autocertificazione; nell’ipotesi di possesso dei requisiti certificati dalla commissione ASP di Catanzaro, l’accreditamento sarebbe iniziato dal 30 luglio 2012.
La commissione Asp di Catanzaro ha concluso l’istruttoria in 17 mesi.
Nel novembre 2014, con DCA n 91 del 4/112014, il commissario ad acta ne ha confermato l’autorizzazione e l’accreditamento.
Il Management Aziendale, in considerazione di quanto sopra, in data 8.1.2015 (nel termine dei tre anni) ha regolarmente presentato istanza di rinnovo dell’accreditamento stesso, inviata alla regione Calabria Prot 3066- 8/1/2015) e per conoscenza all’ASP di Catanzaro (prot n 1556 8/1/2015).
Da tale data è iniziata una continua richiesta di atti documentali da parte dell’ASP (n. 8 richieste), che non hanno mai determinato un processo conclusivo dell’istanza di rinnovamento.
Durante l’ultimo accesso della commissione, effettuato in ottobre 2019, la commissione ASP stessa, ritenendo decaduta la propria funzione a seguito dell’insediamento dell’OTA, non ha eseguito verbale conclusivo da inviare al Dirigente Generale del dipartimento della salute della regione Calabria; di converso l’OTA si è determinata con un verbale che confermava la permanenza dei requisiti di accreditamento trasmesso al dirigente generale il 20.02.2020.
Tuttavia il Dirigente generale non ha potuto decretare, mancando il verbale della Commissione ASP di Catanzaro. In ottobre 2020, a seguito dell’inchiesta, sono state attivate entrambe le due commissioni ASP ed OTA. La prima si è determinata il 10. Dicembre; la seconda il 30 dicembre.
Da quanto sopra si evince che:
Ma di tutto questo non è successo niente. Dopo l’accesso dell’OTA, in data 20.02.20, il Sant’Anna non ha potuto adire attraverso la legge 241/1990 l’accesso agli atti, poiché IL D.L. 23/2020 - cha sospeso tutti i procedimenti amministrativi in considerazione dell’emergenza pandemica.
Punto 4. L’ASP di Catanzaro, unico committente per conto e in nome della Regione Calabria, si rifiuta di firmare il contratto 2020, motivando la scelta con l’assenza dell’accreditamento. È stata reiteratamente chiesta, senza alcun riscontro, la verifica documentale. Tuttavia come un comportamento schizofrenico, l’ASP ha reiteratamente, fino a giugno 2020 attivato momenti di confronto sull’acquisto delle prestazione; e non solo: la commissione NOC (nucleo operativo di controllo ASP) ha verificato e validato la produzione del Sant’anna fino a giugno 2020.
Punto 5: deriva democratica: in questa faccenda, il dato sconcertante è stato e continua a essere il diniego di un’interlocuzione istituzionale con la struttura commissariale della Regione, con la struttura commissariale dell’ASP, con il Dirigente generale del dipartimento; la negazione dell’attivazione di una conferenza dei servizi simultanea e sincrona tra i diversi attori; ma soprattutto la sistematica, irrituale, negazione delle strutture commissariali dinanzi a organismi di governo, quali la commissione Sanita della Regione Calabria e la commissione Sanità del Senato della Repubblica.
Uno stile che evidenzia margini di discrezionalità operativa non giustificata dalle norme che regolamentano il funzionamento di uno stato di diritto.
Dinnanzi a tale scenario, la chiamata verso le istituzioni è e rimane unica: attivare processi che possano raffermare diritti e doveri, oneri e responsabilità garantiste dell’articolazione funzionale dello stato.
La delega centrale AL COMMISSARIO AD ACTA o al COMMISARIO ASP non legittima un’azione di ampia discrezionalità non istituzionalmente controllata. Ogni soggetto chiamato a tale funzione deve operare secondo quello che è il mandato normativo; e allora, per quanto attiene il commissario dell’ASP:
E ancora crediamo sia necessaria una ridefinizione della scala delle gerarchie e delle responsabilità, considerato che una struttura semplice a funzione dipartimentale ha tenuto in scacco la direzione sanitaria aziendale, la commissione ASP, il direttore generale e la struttura commissariale per 1825 giorni.
E di converso è primaria funzione - soggetta a verifica del commissario ad acta - la formulazione dei contratti con la committenza; nel caso questa non abbia i requisiti, è funzione della struttura commissariale bloccare i ricoveri entro il 31 dicembre del 2019 e non dopo un anno di lavoro; il cittadino ha usufruito della prestazione, presentando ricetta rossa del SSR, che costituisce titolo contrattuale.
Ecco crediamo che ci sia un urgente bisogno di recupero delle proprie funzioni con i conseguenti limiti normativi. Solo la legge e le sue declinazioni organizzative potranno dare un vero segnale di cambiamento tanto atteso.
Le Istituzioni ed i loro uomini hanno il dovere di salvaguardare le stesse nella loro funzionalità e nella fruizione di servizi al cittadino.
I dieci anni di contrapposizione dialettica tra dipartimento e struttura commissariale durante il piano di Rientro, hanno sicuramente determinato un’alterazione delle competenze relazionali, importanti nell’attuazione della riforma del sistema sanitario. Tuttavia, anche su questo piano, crediamo sia di prioritaria importanza richiamare alcuni aspetti peculiari. Dopo la nomina il commissario ad acta può pure determinarsi a non sedere con il CDA del Sant’Anna, meno ancora con la commissione Salute del Senato, espressione delle istituzioni di diretta sua nomina governativa, ma non potrà esimersi dall’affrontare il mandato del decreto Calabria; e tra i diversi aspetti i tre punti mandatori: Raggiungimento dei LEA, funzionamento del sistema sanitario ed equilibrio economico.
“La vicenda Sant’Anna”, consegna una grande opportunità al commissario ad acta: da una parte, firmando il decreto d’accreditamento del Sant’Anna, certificato da organo terzo, e attivando una commissione d‘inchiesta su 1825 giorni di ritardo, per identificare meccanismi burocratici inceppati o responsabilità inerziali, che hanno prodotto tale risultato, darebbe contezza all’urgente bisogno dei Calabresi che qualcosa possa cambiare;
dall’altra parte, garantendo i LEA del Sant’Anna, e creando la rete cardiochirurgica per recuperare i 612 interventi/anno che andrebbero fuori Regione, mitigherebbe il flagello della mobilità passiva. Una semplice manovra, intuizione, consentirebbe al commissario ad Acta e alla sua struttura nascente di dare una risposta concreta d’innovazione del sistema sanitario e un’ importante iniezione di fiducia a chi ha operato per il suo mandato.
Quanto sopra per riaffermare che il cambiamento di questa terra avviene mediante il recupero delle regole, il funzionamento dello stato e il coraggio di far crescere le competenze e le eccellenze del territorio.
*Direttore Sanitario Sant’Anna Hospital
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