di ALFREDO SERRAO (*)
Vorremmo veramente capire e come noi i tanti cittadini e gli operatori della clinica Sant’Anna Hospital, chi e per quale motivo all’interno delle mura dell’Asp di Catanzaro sta manomettendo il contatore elettrico, causando in modo volontario (?) un black-out.
C’è qualcuno, che invece di curare in piena pandemia, sparge una nuova forma di virus ben più pericoloso perché mina alle fondamenta i principi del diritto e la Magistratura, sia pure contabile, alle cui sentenze, tutti e sottolineiamo tutti, devono dare esecuzione.
Se la “Legge è uguale per tutti”, allora non si capisce il perché di questa forma di extraterritorialità che vive e resiste nel perimetro del palazzo dell’Asp di Catanzaro, dove si stracciano le norme, le sentenze, il ruolo del Commissario ad Acta, ma in particolare il lavoro e la dignità di oltre 300 persone ed il bisogno di sanità dei pazienti cardiaci.
Può una nomina a commissari, sia pure decretata dal Ministero degli Interni, validare ed incoronare una triade monarchica, che siede a tavoli a pasticcini e the con tanti attori, ma che non vuole sedere allo stesso tavolo con quanti ne hanno diritto e legittimità? C’è scritto nella nomina, magari secretata ai comuni mortali, che alla triade commissariale sia riconosciuto uno speciale potere esecutivo, legislativo e pure quello giudiziario? Se è così, e noi pacificamente esprimiamo il dubbio, allora i tre commissari dell’Asp di Catanzaro hanno già emesso una sentenza, di certo non scritta perché sanno bene di commettere un reato, ma che viene pervicacemente messa in atto nel silenzio, prendendo a calci ogni elementare regola della democrazia e della separazione dei poteri. Lo stesso silenzio che la Prefettura di Catanzaro troppo impegnata nelle celebrazioni di calendario, forse addomesticata ad una logica di appartenenza, tanto da non capire che c’è in atto una grossa crisi sociale e sanitaria la cui regia è assolutamente identificabile.
Il futuro del Sant’Anna Hospital e dei tanti cittadini che necessitano delle cure ad alta specialità, sono vittime di una carcerazione preventiva senza un provvedimento restrittivo riconosciuto, mentre tutti tacciono a partire dalla politica regionale, per finire al sindaco della città di Catanzaro, Sergio Abramo che ha svestito in fretta i panni di Superman rimettendo l’abito della politica grigia ed invertebrata.
Dov’è finito quello scatto d’orgoglio che aleggiava nell’aria del Consiglio comunale di Catanzaro dove troppi erano pronti a sventolare la bandierina come foche ammaestrate, quando poi questa “primavera” cittadina era già morta prima di nascere. Morta come la città e la sua dignità. Morta, come si vuole fare morire una sanità riconosciuta come un eccellenza, solo per rispondere ai diktat di qualcuno che vede l’affare, abituato a tramare dietro le quinte sulla vita delle persone.
Allora ci chiediamo, c’è una logica alla quale deve rispondere questa politica stracciona? C’è un esigenza di garantire un podere/potere che deve, nei fatti, acquisire in saldo la clinica Sant’Anna Hospital, quel qualcosa che non si può dire, ma che tutti immaginano? Chi sono i burattinai che usano i cittadini come burattini?
Chiedere nuovamente le dimissioni dei commissari dell’Asp di Catanzaro è un esercizio inutile, soprattutto quando il punto di frattura, anche in termini di legalità, risiede proprio lì, dove, forse, ancora resistono quelle incrostazioni(?) che hanno determinato lo scioglimento della stessa Asp catanzarese per infiltrazioni di mafia. Era questo nei fatti il compito dei commissari nominati, quello che forse non è stato in fondo esperito, ci aiutano a supporto le domande ed i tanti atti illegittimi che fanno da corollario, come il famoso Piano delle performance 2020-2022 che da solo è una evidente notizia di reato.
Sia allora la Procura di Catanzaro a dare una risposta, magari dando seguito alle troppe domande finora poste anche da noi e facendo seguito all’esposto presentato, che possono assolutamente rappresentare possibili notizie criminis, quelle che stanno uccidendo, senza una ragione, la speranza dei tanti pazienti e le professionalità riconosciute del Sant’Anna Hospital.
Venga altresì valutato se il comportamento assunto dai commissari dell’Asp di Catanzaro abbia determinato un danno erariale per le casse pubbliche, visto che si facilita ulteriormente la migrazione sanitaria, che è una delle motivazioni che giustificano il commissariamento della sanità calabrese.
E’ mortificante e paradossale che per risolvere ogni problema in Calabria bisogna ricorrere al Palazzo di Giustizia, solo perché gli altri pensano di calpestare il palcoscenico della democrazia con gli scarponi, magari usando il veleno, quello che resta il narrato dei libri di storia sul casato dei Borgia.
Il Sant’Anna Hospital non muore, così come non devono morire i pazienti calabresi e le loro speranze. Se il valore vita resta ancora tale, allora canteremo: “Il Piave mormorò, non passa lo straniero”.
*presidente Associazione I QUARTIERI
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