di GABRIELE RUBINO
Sono ore frenetiche, a tratti drammatiche, per la sanità catanzarese. Il Pugliese-Ciaccio è alle prese con una delicata “riorganizzazione”, che è il modo diverso per dire riduzione dei servizi attualmente garantiti. Posti letto tagliati, reparti accorpati e stretta sui turni. Il motivo è noto: l’impossibilità di mantenere in servizio i lavoratori a tempo determinato che, non potendo essere sostituiti, creano un vuoto spaventoso nell’organico. La bomba ad orologeria non si è attivata solo e soltanto per effetto del superamento dei 48 mesi (massimo consentito dalla legge) per i precari “storici”, ma dall’intepretazione stringente dell’ultimo decreto del commissario Cotticelli e del sub-commissario Crocco che indirettamente non autorizza la copertura di posti già presenti in azienda né con i precari e né con gli indonei delle graduatorie. La scure sul Pugliese avrà riverberi nell’assistenza ospedaliera dell’intera area centro. L’ospedale catanzarese ha infatti un quarto dei propri ricoveri (poco meno del 25%) provenienti dalle Asp delle altre province, in misura maggiore da quelle di Crotone e di Vibo Valentia. Se nel principale ospedale del capoluogo la faccenda è affrontata senza veli, il fratello minore, l’ex Policlinico Mater Domini, ha grossomodo lo stesso problema di uscite. La differenza è che viene trattato con i guanti, quasi sottotraccia, ma il rischio di un buco nella dotazione organica c’è anche a Germaneto.
PUGLIESE-CIACCIO: “IL BAGNO DI SANGUE”- La stretta sarà severa. Quello che i vertici dell’azienda stanno definendo sarà un vero e proprio ridimensionamento “obbligato” dell’ospedale. Alcuni parlano di “un bagno di sangue”, la cui entità sta per essere definita dal dg facente funzioni con i capi dipartimento chiamati uno ad uno prima di stilare la “manovra finale” che sarà resa nota nei prossimi giorni. Fra i tanti casi, basti ricordare il rischio di disattivazione dei 12 posti di Medicina d’Urgenza. Le difficoltà sono comunque diffuse, dal dipartimento materno-infantile alla geriatria. Sono al vaglio anche accorpamenti “fisici” di reparti. Del resto l’attività dell’ospedale va ripensata con 149 unità in meno: 92 infermieri, 25 Oss, 6 ostetriche, 2 tecnici di laboratorio, 2 perfusionisti, 2 audiometristi, 3 biologi e 17 medici. In altre parole, senza interventi di autorità esterne che blocchino questo processo, nel giro di qualche settimana il Pugliese sarà un ospedale diverso da quello che è oggi.
MATER DOMINI, PROBLEMA INFERMIERI E TECNICI DI RADIOLOGIA- Ad una decina di chilometri di distanza, a Germaneto, il contingente di personale a tempo determinato e potenzialmente a rischio arriva a superare le 180 unità. Da una ricognizione ufficiosa si tratta di: 22 medici, 3 biologi, 92 Oss, 60 infermieri e 12 tecnici di radiologia. A differenza del Pugliese, l’impatto dell’ultimo Dca 135 sarà meno brutale. Al Pugliese sono state riconosciute soltanto 16 figure da assumere, a Mater Domini 94, fra cui 68 Oss che potrebbe in parte tamponare la falla. I medici autorizzati dal commissario sono 7, oltre a 3 chirurghi maxillo-facciale. Per queste ultime figure l’azienda non esclude di richiedere la conversione in altre tipologie di dirigenti medici a parità di costo. Il vero dilemma diventano gli infermieri. Il decreto ne ammette 16, dunque lo scarto è di 44 unità. Così come per i tecnici la cui dipartita potrebbe mettere a repentaglio la funzionalità di radiologia. Comunque la si guardi, i principali ospedali dell’area centrale della Calabria sono sotto assedio.
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