Scandalo al Sant'Anna Hospital di Catanzaro: ecco come la clinica 'gonfiava' i ricoveri

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  02 ottobre 2020 23:05

di GABRIELE RUBINO

Il ciclone dell'inchiesta 'Cuore Matto' si è abbattuto "sull'eccellenza" Villa Sant'Anna Hospital di Catanzaro. La truffa aggravata contestata dalla Procura della Repubblica dì Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, alla clinica con il finanziamento pubblico più elevato in Calabria (poco meno di 29 milioni di euro nel 2020) lascia capire quanto sia grosso (e scivoloso) il mercato della sanità privata calabrese. Al di là dell'indagine per le minacce sui medici per ritrattare le proprie dichiarazioni e nascondere il caso (LEGGI QUI), la questione è essenzialmente di "alchimie tecnico-sanitarie"

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I POSTI IN ECCEDENZA DELL'UTIC (NON ATTIVATA) UTILIZZATI PER I RICOVERI ORDINARI- A scatenare la tempesta è stata la reale funzionalità dell'Utic, l'unità di terapia intensiva coronarica. Un reparto ad hoc per le patologie cardiologiche acute, che per funzionare 'per davvero' ha bisogno di personale specializzato e di specifici macchinari. L'ipotesi su cui si basa l'indagine è sostanzialmente che il Sant'Anna Hospital si sia avvalso "dei posti letto in eccedenza" - così riporta il decreto di sequestro delle somme contestate-, del reparto Utic "mai effettivamente istituito", "così aumentando la capienza della struttura, potendo procedere al ricovero di pazienti, beneficiari di cure non rientranti nell'alta specializzazione, in esubero". I posti letto accreditati di Utic erano 5. Quelli 'ordinari' di cardiologia 17. In pratica la casa di cura "avrebbe aumentato di cinque unità la capienza massima del predetto reparto"; arrivando a 22. "Ciò ha consentito alla Clinica Sant'Anna di incrementare del 29,4% il numero dei posti letto disponibili e, conseguentemente, il numero delle prestazioni sanitarie erogate". 

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COME SI ARRIVA AGLI OLTRE 10,5 MILIONI. I CALCOLI (ANCHE DI UN EX DIRIGENTE DELL'ASP)- La somma complessivamente contestata alla clinica è di oltre 10,5 milioni di euro. Ma il calcolo segue un meccanismo piuttosto complicato. Premessa: le prestazioni in Utic (per cui si usa il codice 050) erano 'annegate' nella quota delle prestazioni acquistata complessivamente dall'Asp di Catanzaro per conto del servizio sanitario regionale, difficilmente scorporabile. Solitamente sono remunerate attraverso il collegamento di una tariffa legata al cosiddetto DRG (l'insieme delle prestazioni eseguite su un degente in una struttura) per come sinteticamente riportate dalle schede di dimissioni ospedaliere (Sdo). In alcuni casi, e la remunerazione dell'attività Utic è un caso tipico, esiste la possibilità anche delle 'funzioni non tariffabili', quindi non solo la parte della tariffa da DRG, ma in aggiunta un calcolo forfettario. Nel caso del Sant'Anna, per il solo anno 2016, sono riconosciuti 3,3 milioni di euro nonostante il reparto Utic non fosse operativo (anche se è il calcolo onnicomprensivo dell'intera Alta Specialità). L'altro filone riguarda appunto l'eccedenza dei posti non usati per l'Utic nel reparto ordinario di Cardiologia, stimata in 5,2 milioni di euro. Sempre seguendo la ricostruzione dell'inchiesta per come emerge dal decreto di sequestro, per arrivare a far quadrare i conti fondamentale è stato l'apporto dell'ex dirigente di Programmazione e Controllo del'Asp, Carmine Dell'Isola, che ha fornito informazioni sui flussi dei ricoveri (incrociando i numeri dei posti letto veramente accreditati) nel periodo fra  il 2013 e gennaio 2019. "A fronte di n. 181.034 ricoveri effettivi, l'utilizzo indebito dei posti UTIC per perfezionare ricoveri ordinari ammonta a complessivi n. 1.047, che Villa Sant'Anna non avrebbe potuto effettuare". Scendendo più nel dettaglio, però: "451 schede sono relative a ricoveri perfezionati in Utic, in ragione della circostanza dell'esaurimento di tutti gli altri posti letto afferenti ai reparti di degenza ordinaria". Infine, il terzo filone, che porta ai 10,5 milioni complessivi, sono gli oltre 2 milioni di euro ottenuti dal Sant'Anna Hospital che per l'anno 2016 avrebbe introitato come redistribuzione del finanziamento regionale 'premiante' le attività (come l'Utic) che riducono la mobilità passiva.

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COME E' PARTITA L'INDAGINE E LE STANZE 302 E 303- Fin qui tutto il sistema economico-sanitario per spiegare i soldi che la Procura contesta alla clinica. L'inchiesta condotta ai pubblici ministeri Vito Valerio e Chiara Bonfadini, con il coordinamento del procuratore aggiunto Giancarlo Novelli e la direzione del procuratore della repubblica, Nicola Gratteri vede indagati Rosanna Frontera, 56 anni, di Catanzaro, legale rappresentante della casa di cura, Giuseppe Failla, 65 anni, di Catanzaro, direttore generale della clinica; Gaetano Muleo, direttore sanitario e Domenico De Fazio come presidente della commissione dell'Asp di Catanzaro che doveva verificare i requisiti di autorizzazione e accreditamento. L'indagine è iniziata con due ispezioni della Guardia di Finanza condotte il 25 e 27 febbraio del 2019.  I militari si dirigono verso le due stanze 302 e 303 della clinica formalmente destinati all'Utic. Già durante il secondo sopralluogo c'è qualcosa che non quadra. Come si legge nelle carte del decreto di sequestro preventivo dei 10,5 milioni contestati, "i monitor posizionati sopra i singoli letti e quello presente nella zona adibita al monitoraggio (in mezzo alle due stanze, ndr), al momento dell'accesso risultavano spenti". Che l'Utic non fosse usata in maniera appropriata (e per quanto pagata con i soldi regionali), è emerso anche dalle dichiarazioni rese dai sanitari del reparto di cardiologia, che avrebbero consentito di appurare che "il reparto non fosse mai effettivamente entrato in funzione", così come "i monitor ivi installati e il controller posto al centro della stanza non erano mai stati accesi prima degli accessi ispettivi effettuati dalla p.g.". I buchi del reparto fantasma erano stati scoperti anche dal consulente tecnico del Pubblico ministero, il prof. Francesco Versaci, che si è anche recato all'interno della clinica. Il deficit strutturale in realtà era già stato messo in evidenza dalla commissione dell'Asp di Crotone che doveva valutare il possesso dei requisiti di accreditamento della casa di cura. Nel maggio 2012, la commissione esprimendosi sull'Utic redigeva il seguente verbale: "le dimensione del locale impongono una  migliore disposizione dei letti tale da consentire al contorno l'agevole movimentazione del personale, di barelle, di apparecchiature e se questo non è sufficiente è necessario ricorrere alla soppressione di almeno un posto letto". In teoria si doveva passare da 5 a 4 posti letto. Tuttavia, si legge in un altro passaggio del decreto di sequestro, "il registro regionale afferente le strutture accreditate non era mai stato aggiornato". In realtà, a differenza di quanto riportato nello stesso atto, nei decreti del presidente della Giunta regionale dell'epoca l'originario, il n. 121 del 2012, e in quello successivo, il n. 21 del 2014, i posti letto Utic accreditati al Sant'Anna risultano 5. Come il numero 'in eccedenza' di degenze che poi, secondo la Procura, sarà utilizzato dalla clinica sovrannumero per fare più ricoveri ordinari e intascare più soldi. 

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