Sono 11 i rinvii a giudizio dell'operazione "Stop and go", guidata dalla Procura della Repubblica di Catanzaro e che oggi segna un passo decisivo: il giudice dell'udienza preliminare Matteo Ferrante ha mandato a processo (che inizierà l'1 aprile) Giuseppe Romano direttore del servizio informativo, Francesco Francavilla direttore dell’unità operativa gestione risorse economiche, Francesco Grillone, collaboratore amministrativo dell’unità operativa e addetto alla gestione di spesa, Maurizio Rocca dirigente medico, Silvia Lanatà, Giuseppe Fazio, Dario Marino e Ieso Rocca dipendenti addetti al servizio informativo aziendale, Caterina Simonetta, collaboratrice amministrativa dell’unità gestione risorse economiche, Francesco Papaleo, collaboratore amministrativo dell’unità operativa gestione risorse umane, e Damiano Congiusta, collaboratore di questa unità. Giuseppe Pugliese ha chiesto il rito abbreviato che si definirà il 9 ottobre: il pm ha chiesto la condanna a 147 euro di ammenda, derubricando il reato a omessa denuncia.
L'indagine ruota ruota intorno ai fondi pubblici destinati agli anziani e dirottati sui conti correnti personali di chi si sarebbe addirittura pagato un viaggio all’estero per sé e per la propria famiglia.
Al centro dell’inchiesta un vorticoso giro di carte false, che avrebbe accompagnato l’allegra gestione del progetto denominato “Stopandgo”, acronimo di “Sustainable technology for older people – get organised”, che aveva coinvolto diversi partner europei. Un progetto, co-finanziato dalla commissione europea nel 2013 per oltre 760 mila euro e finalizzato a migliorare il sistema di forniture pubbliche di beni e servizi socio-sanitari a beneficio della popolazione anziana, anche mediante servizi potenziati di telemedicina e domotica, che, invece, si sarebbe trasformato in un bancomat per gli indagati per almeno due anni, ovvero tra il 2014 e il 2016, così come dimostrerebbero le intercettazioni telefoniche e ambientali che, per gli inquirenti, rappresentano prove vere e non indizi. E, nel momento in cui la dirigenza se ne sarebbe accorta, non avrebbe fatto nulla per rimettere a posto le cose, sostiene la Procura nel suo atto d’accusa, esteso proprio per questo motivo a Pugliese, per avere quest’ultimo, in qualità di direttore amministrativo, piuttosto aiutato gli indagati – ed in primo luogo Giuseppe Romano e Francesco Francavilla – ad eludere le investigazioni e ad impedire l’attività di ricerca della prova, dissuadendo anche i vertici dell’Asp a presentare denuncia e sollecitando Francavilla a “sistemare le carte”, creando “documentazione ad hoc dalla quale far risultare il lavoro fittiziamente svolto e la relativa rendicontazione”.
Compongono il collegio difensivo gli avvocati Gregorio Casalenuovo. Eugenio Perrone, Enzo Ioppoli, Francesco Laratta, Salvatore Staiano, Luigi Sciumbata, Giovanni Grotteria, Simone Rizzuto e Marinella Costa.
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