di STEFANIA PAPALEO
Nessun reato. Ma ordinaria attività politica. Sergio Costanzo non si nasconde dietro un dito. E ribadisce di aver semplicemente portato avanti interventi a favore di cittadini così come gli impone il suo mandato elettorale. Affiancato dal suo difensore di fiducia, l'avvocato Gregorio Viscomi, il consigliere comunale arrestato lo scorso 20 dicembre, insieme ad altre 7 persone, per lo scandalo sull'allegra gestione degli alloggi Aterp a Catanzaro, ha affrontato l'interrogatorio di garanzia a testa alta, professandosi a gran voce innocente ed estraneo a qualsiasi accordo corruttivo. Ma, alla fine, la sua tesi, pur convincendo il gip Mario Santoemma a dichiarare la la perdita di efficacia della misura per uno dei tre capi di incolpazione provvisoria (capo 18), non gli ha comunque risparmiato la misura cautelare degli arresti domiciliari alla quale rimane sottoposto, “visto che il predetto - scrive il gip - ha precisato che i suoi interventi anche per singoli soggetti presso l'Aterp rispondono al suo mandato elettorale". Di più. Costanzo non ha esitato a riversare sull'organo giudicante ed inquirente "le responsabilità della interruzione della sua attività politica”, sostenendo che tornando indietro rifarebbe tutto, perchè la sua attività politica l'ha sempre esercitata alla stregua di una missione portata avanti per il bene dei concittadini, senza alcuna intenzione di avvantaggiare qualcuno a scapito di altri. Se poi questo equivale a commettere un reato, "allora - ha chiosato Costanzo - è 25 anni che commetto reati, essendomi sempre speso per i più deboli".
A Sergio Costanzo, dunque, oggi con Forza Italia, all'epoca dei fatti con Fare per Catanzaro, e che siede da oltre venti anni tra i banchi di Palazzo De Nobili, con un numero di preferenze da capogiro, viene contestato il reato di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio perché in concorso avrebbe "compiuto un atto contrario all'Ufficio, consistito nel consentire l'acquisto delle aree di proprietà dell'ATERP senza alcuna procedura ad evidenza pubblica e ad un prezzo nettamente inferiore al valore di mercato", manifestando "forte ed insistente interessamento in merito ad una pratica di un proprietario di una attività commerciale di ortofrutta". E, più in generale, sempre secondo l'accusa, avrebbe offerto "la sua massima disponibilità a risolvere problematiche connesse agli alloggi a chi non era in regola nella posizione alloggiativa, piegando la macchina ammnistrativa ai propri voleri", lo accusa la Procura, portando avanti una teoria contestata passo passo dall'indagato.
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