Schiacciato e ucciso dalle ganasce del trattore a Nocera Terinese: rinviato a giudizio il datore di lavoro

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Il tribunale di Lamezia Terme

Alla guida del mezzo agricolo c’era il figlio minorenne del titolare, su cui sta procedendo il Tribunale dei minorenni di Catanzaro

  10 maggio 2023 12:19

 Il Tribunale di Lamezia Terme ha rinviato a giudizio R.R., il 48enne titolare dell’azienda agricola e datore di lavoro di Gianluca Falsetti - dipendente dell’azienda agricola  schiacciato e ucciso dalle ganasce dello “scuotitore”, l’attrezzo agricolo attaccato al trattore che il figlio minorenne del titolare dell’azienda stava manovrando  - con l’accusa di omicidio colposo legata alla violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul luogo di lavoro.

Domani, giovedì 11 maggio, si aprirà il dibattimento con l’audizione dei primi 3 testi del pubblico ministero. Nei confronti del figlio del titolare, all’epoca dei fatti minorenne, sta procedendo la Procura della Repubblica presso il Tribunale dei minorenni di Catanzaro.

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La mamma e il fratello di Gianluca Falsetti, invece, si sono affidati a Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato nella tutela dei familiari delle vittime di infortuni sul lavoro, costituendosi parte civile con l’avvocato fiduciario di Giesse.

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“La famiglia è ancora molto scossa per quanto accaduto – spiega Giuseppe Vacca, responsabile della sede di Giesse Risarcimento Danni a Lamezia Terme – Oltre all’immenso dolore per la perdita di un figlio e di un fratello di soli 29 anni, che viveva ad Amantea insieme alla sua famiglia, quel giorno si aggiunse anche una ricostruzione errata dell’incidente. Si parlò di un malore, di un investimento con il trattore, di lavori su terreni di proprietà della vittima”.

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 L’incidente avvenne il 14 ottobre 2020. Il trattore- secondo il capo di imputazione -  si trovava in un locale tettoia dell'azienda  inidoneo "in quanto adibito a deposito  di legna da ardere e di attrezzi in disuso"   "particolarmente stretto e inadatto per il montaggio di dispositivi meccanici" come spiega Giesse.

 Dopo aver agganciato lo “scuotitore” al trattore, il figlio del titolare accese il mezzo agricolo. "Ma - si legge nell'imputazione -  privo di esperienza e di specifico titolo abilitativo,  azionava la chiusura delle due ganasce  della pinza" che si chiusero intorno al bacino del 29enne causandogli ferite gravissime che lo portarono alla morte.

Non fu facile, tuttavia, capire cosa fosse successo: “L’analisi di tale dinamica – ha scritto il consulente tecnico della Procura, l’ingegner Roberto Arcadia  ricorda Giesse Risarcimenti – è da ricercare nelle modalità con cui si stava procedendo al montaggio dell’attrezzatura sul trattore agricolo, atteso che il trattore e l’attrezzatura sono stati spostati e rimossi dalle posizioni in cui è avvenuto l’infortunio”.

La consulenza medico legale, affidata al professor Giulio Di Mizio, ricorda Giesse risarcimenti chiarì "che le lesioni riportate da Falsetti sono compatibili “con adeguata attendibilità scientifica, alla posizione dello stesso tra le due braccia gommose dello scuotitore, e con la coscia sinistra posta, in una determinata fase, a contatto con il binario inferiore delle guide in metallo” e non ascrivibili, quindi, a sormontamento di pneumatico 

Tra le violazioni che la Procura ha contestato al datore di lavoro R.R. emergono: "l'aver consentito al figlio, minorenne e dunque non legato da alcun rapporto lavorativo  all'azienda agricola paterna  di accedere alle aree aziendali  e di partecipare alle operazioni di montaggio di pezzi e attrezzature; non aver preso misure adeguate affinché soltanto i lavoratori che avevano ricevuto adeguate istruzioni e specifico addestramento accedessero alle zona ce li esponevano ad un rischio grave e specifico".

                        

 

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